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𝑇𝑎𝑒ℎ𝑦𝑢𝑛𝑔 𝑃𝑜𝑣

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𝑇𝑎𝑒ℎ𝑦𝑢𝑛𝑔 𝑃𝑜𝑣

"Tenente... che ci fa qui?" Chiesi vedendo l'uomo vestito con dei semplici abiti sedersi accanto a me con nonchalance.
"Mi chiedevo dove stessi andando, così ti ho seguito.
Bel posto dove pensare" disse guardando il panorama davanti a sè.

Non mi ero mai accorto quanto mi irritasse non sentire mai il passo felpato del tenente.
Riuscivo a sentire praticamente tutto, ma il suo avvicinarsi non lo avevo mai predetto.
Riusciva sempre a sorprendermi e a neutralizzarmi con nulla.
Era snervante.

"Già.
È un bel posto per... pensare..."

Rimanemmo in silenzio per un bel po' e così tornai a perlustrare la città fino a che l'occhio non mi cadde su qualcosa che non andava.
Non pensai a cosa avrebbe potuto pensare l'uomo accanto a me e mi alzai iniziando a correre per le varie case, saltandone una per una silenziosamente.
Queste gambe e braccia erano davvero qualcosa di folle, infatti potevo fare qualunque cosa desiderassi facendo un po' di pratica.
Non fu difficile neutralizzare l'uomo che stava cercando di scassinare una porta e come sempre lo trascinai davanti alla stazione di polizia, bussando e correndo via.
Dopo aver svoltato l'angolo mi scontrai con qualcosa, o meglio con qualcuno.
Era ovviamente il tenente.

"Ti tieni ben occupato a quanto pare".
Avevo appena scoperto che non mi piaceva nemmeno essere giudicato.
"Non faccio niente di illegale, solo la mia vita è troppo noiosa" dissi alzandomi, spolverandomi i vestiti ricominciando a camminare.
"Quindi anche i combattimenti nella gabbia non sono illegali" disse con tono tranquillo facendomi girare verso di lui sorpreso.
"Come facevo a sapere? Taehyung, pensavi davvero che andando via non ti avrei tenuto d'occhio?" Chiese con una leggera risatina che mi indespettii parecchio.
"Sono affari miei" sibillai fulminandolo con lo sguardo e ricominciai a camminare, seguito da lui.

"Combatti per scaricare la rabbia e perchè sai nel profondo che tutto ciò che hai non ti basta e quello che sai fare meglio è combattere".
Mi girai di nuovo e me lo trovai ad un palmo dal naso.
Mi sentì di nuovo quel ragazzino di 14 anni che non si sapeva reggere sulle sue nuove gambe di metallo.
"I-io..."
Avevo appena esitato e balbettato? Non sapevo cosa dire, così abbassai lo sguardo sapendo che aveva ragione.

"Sai perchè so queste cose?" Chiese e sentì la sua mano raggiungere i miei capelli accarezzandoli.
Scossi la testa e decisi di lasciarlo fare, sentire quel contatto mi faceva sentire parecchio strano.
Ma era piacevole...
"Perchè anche io molte volte sento il bisogno di combattere.
È il nostro istinto, non saremo mai civili fino in fondo piccolo".

Quelle parole mi fecero perdere un battito, quel nomignolo me lo fece perdere.
Sentì improvvisamente le gambe molli e caddi in ginocchio sentendo il freddo terreno sulle mie mani, mentre il mio sguardo andava a scontrarsi con esso, con gli occhi sgranati.
Avevo impiegato anni per sentirmi un ragazzo normale, per cercare di essere come i ragazzi della mia età.
Ma le sue parole mi avevano appena dato la consapevolezza che il guinzaglio che avevo pensato di aver tolto era diventato invisibile e che la parte del manico era ancora in mano al tenente.
Avevo fatto tanti sforzi, eppure sarei rimasto sempre la sua arma, un assassino.
Sentì gli occhi pizzicarmi e poco dopo le lacrime bagnarono le mie guance, le mie mani e il terreno.
Non emisi nessun rumore, ma in quel momento stavo crollando.
Potevo recitare quanto volevo, ma dentro di me sapevo di essere molto simile al fratello del tenente.
Ero stato modellato e plasmato da lui, potevo non avere nessuna pietà, potevo essere senza sentimenti...
Avrei potuto uccidere senza sentirmi in colpa...

"Taehyung..."
La voce dell'uomo che sentì abbassarsi alla mia altezza era triste e la sua mano andó di nuovo ad accarezzarmi i capelli portandomi delle ciocche dietro alle orecchie.
Poi mi prese il mento e con delicatezza lo alzó facendoci scontrare i nostri sguardi.
"Sei molto di più di ciò che pensi di essere...
Sei cresciuto e anche se hai una parte oscura dentro di te, quello che vedo, quello che cerchi di trasmettere così disperatamente è una parte bellissima di te.
Ricordati che nessuno non ha una parte oscura dentro di sè, basta liberarla con saggezza e nei momenti in cui va usata..." con i pollici andiamo ad asciugarmi le lacrime.

Non so se avesse ragione, ma quelli occhi blu mi fecero desiderare solo una cosa in quel momento.
Mi buttai quindi tra le sue braccia scoppiando in un pianto liberatorio.
In quel momento il tenente non era il mio padrone, l'uomo che possedeva la mia vita, eravamo entrambi essere umani e lui mi stava confortando abbracciandomi e sussurrandomi parole di conforto, cosa che non mi sarei mai aspettato da lui.

Tornammo quindi a casa e riuscì a calmarmi piano piano, tra le sue braccia, fino ad addormentarci di nuovo nello stesso letto.

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