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"Qualcuno di voi può lasciarmi a casa?" Domando una volta usciti dall'ospedale. Il vento mi scompiglia i capelli e il fresco della mattina che si avvicina comincia a farsi sentire. "Lasciarti a casa? Scherzi? Verrai da me, non posso lasciarti da sola sapendo che quel pazzo di tuo padre può trovarti." Mi dice Nicolò aprendo la portiera della macchina. "Nico, io non posso tornare da te. Lui potrebbe essere ancora lì." Sento i miei occhi riempirsi di lacrime. Non so cosa mi stia prendendo, ma all'improvviso ho paura di mio padre e di ciò che potrebbe farmi. "Rimarrò io con te." La mano di Nicolò si posa sulla mia nuca e mi stringe al suo petto mentre le lacrime iniziano a rigarmi il viso. "Ginny, potrai sempre contare su di noi. Qualsiasi cosa accada." Andrea mi asciuga le lacrime con il pollice.

"Finalmente!" Esclama Florenzi quando sente aprire la porta, poi, vedendomi entrare si ammutolisce per qualche secondo. "Che cosa è successo?" Si avvicina a me e mi squadra da capo a piedi soffermandosi sui miei lividi. "Suo padre è uno stronzo, ecco che succede." Gli risponde Nico chiudendo la porta alle mie spalle. "Melissa e Josh, non sono con voi?"

"Sono in ospedale, più tardi ti spiegherò, ma ora Ginny ha bisogno di riposare."

"Catia come sta?" Gli chiedo io mentre Nico mi conduce in camera. "Ha vomitato fino a mezz'ora fa, ora sta dormendo." Mi fa piacere che Florenzi sia rimasto con lei per prendersene cura, non tutti lo avrebbero fatto, specialmente dato che lui e Catia nemmeno si conoscevano. Un po' mi dispiace averlo lasciato qui con lei tutto questo tempo. Non deve essere stato facile per lui prendersi cura di una sconosciuta, tantomeno di una come Catia e che per di più era ubriaca. "Grazie per quello che hai fatto." Gli dico accennando un sorriso. "Non preoccuparti, va' pure a riposarti."

"Siediti qui che ti strucco." Nico mi fa sedere sul letto e poi torna da me con l'acqua micellare e qualche disco di ovatta. "Mi sono spaventata." Gli confesso mentre lui mi strucca delicatamente gli occhi. "Mi sono spaventato anche io." Ammette lui. "Quando ho visto come ti stringeva, poi ha preso quella dannata bottiglia non ci ho visto più, ho agito d'istinto e l'ho colpito." Un momento di silenzio si interpone tra di noi e Nico finisce di passare l'ovatta sul mio viso, allora io posso finalmente guardarlo. "Non voglio che ti accada niente e prometto di restarti accanto per evitare che qualcuno ti faccia ancora del male." Sento i miei occhi bruciare, forse per le lacrime, forse per l'acqua micellare. Ci sdraiamo l'uno accanto l'altra ed io mi sento protetta ogni volta che le sue braccia circondano il mio corpo. "Ginny, tu ti fidi di me?" Mi domanda accarezzandomi i capelli. Ammetto di avere avuto qualche dubbio ultimamente, ma oggi ho avuto l'ennesima conferma del suo amore per me. "Certo che mi fido di te, io ti amo. Perché me lo chiedi?"

"Non mi avevi detto che fu tuo padre ad insegnarti quello che sai sull'universo, così come non mi avevi detto che non ne avevi mai parlato a nessuno."

L'ho ferito, anche se involontariamente. Sì, sei stata molto egoista. Ero talmente attenta ad evitare di ricordare ciò che feriva me, da dimenticare che in questo modo avrei potuto ferire lui. Sono stata egoista, ho pensato prima al mio bene. "Non l'ho fatto con cattiveria, è solo che cerco di eliminare dai miei ricordi le cose che mi hanno fatto stare male." Gli confesso senza guardarlo. "Ma il fatto di non averne parlato con nessuno prima di te non credo sia un male. Forse non mi fidavo abbastanza degli altri per dirglielo." Aggiungo. Lui mi prende il viso tra le mani e fissando i suoi nei miei mi dice: "Ti amo."

"Scusa, avrei dovuto parlartene e invece ho pensato solamente a me stessa. Sono stata egoista."

"Non puoi definirti egoista solo perché non vuoi soffrire. Chiunque al posto tuo avrebbe fatto lo stesso."

***

Ginevra si è finalmente addormentata e per quanto mi dispiaccia lasciarla sola nel suo letto, Florenzi è ancora qui e sento di dovergli delle spiegazioni. Lo trovo seduto in cucina a sorseggiare un bicchiere d'acqua. "Ei." Mi dice facendo un cenno con la testa. Io mi siedo davanti a lui portandomi le mani alla testa. "Nico, ma che è successo? Perché Ginevra è piena di lividi? Non avrai mica"

"Non ti azzardare nemmeno a pensarlo." Lo zittisco io. "Come fai a pensare una cosa del genere?! Non sono quel tipo di fidanzato."

"Mi dispiace amico, ma vederla ridotta in quel modo"

"Dopo che sei andato via dalla festa è arrivato suo padre." Gli spiego. "Suo padre? Pensavo non si parlassero." Florenzi, come gli altri miei amici, sa poco riguardo Ginevra e la sua storia ma è evidente che non è in buoni rapporti con i suoi genitori. Da quando è arrivata sua madre e noi eravamo al mare con Chiesa e Locatelli la voce si è sparsa. "Infatti, ma a quanto pare né a sua madre né a suo padre va a genio la nostra relazione. Quell'uomo ha insinuato che io la stessi solo usando, pensa che stia ancora con Federica." Lui si appoggia allo schienale e incrocia le braccia al petto. "Beh... non puoi proprio dargli torto." Dice sincero. "I giornali hanno parlato tanto di voi ultimamente. Tu e Federica siete stati fotografati più di una volta."

"Sì, ma non c'è più niente tra noi due. Vado lì solo per le bambine. Cosa dovrei fare? Abbandonarle come ha fatto il padre di Ginevra?"

"Nico, è normale che un padre si preoccupi per la propria figlia. Non dirmi che tu un giorno non sarai geloso di Rebecca, Lavinia e Matilde."

"Non si tratta di gelosia qui." Dico serio. "Un padre non può abbandonare una figlia e poi tornare all'improvviso solo perché non gli piace il suo ragazzo. Un padre non aggredisce un amico di sua figlia tanto da poterlo uccidere, e soprattutto non aggredisce sua figlia." Lui spalanca gli occhi. "Non mi dirai che è stato lui?" Io annuisco silenziosamente. "Prima se l'è presa con Josh lo hanno ricoverato, e ha bisogno dell'ossigeno per respirare, ti rendi conto?" Non ci credo nemmeno io ancora. "Poi ha iniziato a litigare con Ginny, a insultarla. L'ha afferrata per il braccio, poi sul collo e... la stringeva." Sento di poter crollare da un momento all'altro. Il solo pensiero di Ginevra tra le mani di quell'uomo mi fa male al cuore. "Ha preso una bottiglia, Ale, una bottiglia di vetro ed era pronto a rompergliela in testa se non fossi intervenuto io." Apro e chiudo la mano con cui l'ho colpito, mi fa ancora male. "Non credo fosse sobrio a questo punto, dovreste denunciarlo."

"Già, non sei il primo a dirlo e sono pienamente d'accordo con te ma non sono sicuro che Ginevra possa riuscirci. Per quanto lo odi, rimane sempre suo padre."

"Avrebbe potuto ucciderla!"

"Non farmici pensare, ti prego."

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Spazio autrice

Ei!

Come promesso ecco un altro capitolo e credi di pubblicarne un altro prima di sta sera. Sono stanchissima, lo ammetto, ma ormai per questa storia ho così tante idee che non vedo l'ora di realizzarle tutte.

A più tardi!

Still you want me~ Nicolò BarellaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora