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"Tutto okay?" Questo incontro con mia madre mi ha letteralmente buttata giù. Tutte le cose orribili che mi ha detto come può pensare e augurarmi di rompere con Nicolò? Come può farlo dopo tutto il dolore che lei stessa mi ha provocato? Una madre, seppur lontana dai propri figli, dovrebbe volere sempre il loro bene e non augurargli che la loro felicità finisca. Ma a quanto pare la tua di madre, è differente e lo hai sempre saputo. Te ne sei accorta quando tu eri ricoverata per la prima volta in quell'ospedale dove ti hanno diagnosticato il primo attacco di panico, e lei invece era su un volo diretto in Francia.
Ancora a casa di Nico, seduta sul divano con le mani che mi reggono la testa e le lacrime che mi bagnano il viso ancora cerco di trovare una giustificazione valida per i comportamenti dei miei genitori e ancora non riesco a trovarla.
"Come faccio a stare bene dopo quello che è successo?" Lui mi abbraccia e mi accarezza la schiena. "Perché non mi hai detto della borsa di studio? Perché non riesci ad aprirti con me?" Mi domanda lui, abbattuto. "Perché ricordare il mio passato fa male e non voglio più vivere quel dolore, e soprattutto non voglio condividerlo con te." Gli confesso. Non parlo mai degli anni della mia adolescenza, con nessuno. Andrea è l'unico a conoscere quei momenti e nonostante ciò nemmeno lui ha il coraggio di affrontare l'argomento genitori con me. "Ginny, ascoltami." Mi mette una mano sotto il mento e mi alza la testa in modo tale che possa guardarlo negli occhi. "Io sono al tuo fianco, ho scelto di esserci e questo significa che ho accettato di prendere parte del tuo dolore per farlo mio. Per alleggerire il carico che tu porti."
"Mi hanno abbandonata." Gli confesso singhiozzando. "E io non so nemmeno il motivo. Un giorno sono venuti da me e mi hanno detto di aver comprato due biglietti aerei per la Francia."

"Per motivi di lavoro?"

"Non so il motivo per cui sono andati via. Però mia nonna mi disse che lì lavoravano e vivevano felici. Da quanto ne so mio padre fa l'autista al Parlamento europeo, a Strasburgo, e mi madre dovrebbe lavorare come segretaria in qualche studio giuridico."

"Forse avevano la necessità economica di andarsene."

"Lo avrei capito, se solo me ne avessero parlato. Ma non mando giù il fatto che mi abbiano lasciato qui, perché non mi hanno portato con loro? E soprattutto perché non hanno discusso con me di questa loro scelta?"

"Hai detto di esserti sentita male quando te lo hanno comunicato, è questo ad aver scatenato gli attacchi di panico?" Io annuisco e cerco di spiegargli come mi sono sentita in quel momento. "Io ero lì, seduta e loro mi hanno annunciato di dover partire. Io mi sono lasciata prendere dall'ansia, non sapevo niente. Con chi sarei rimasta, come avrei fatto senza di loro, perché sarebbero partiti, se gli avrei rivisti. Non sapevo come sarebbe andata a finire." Nicolò mi versa un po' d'acqua e dopo averne bevuto qualche sorso ricomincio. "Ho cominciato ad avere problemi a respirare e piano piano la vista mi si offuscava, fin quando ho visto tutto nero. Andrea era con me e ha chiamato i soccorsi. I miei genitori non mi hanno nemmeno accompagnata in ospedale, dovevano preparare i bagagli. Da quel momento Andrea non può vederli, li odia forse più di quanto li odi io."

"E della borsa di studio che mi dici?"

"Mia madre ha sempre voluto che studiassi, che mi concentrassi al massimo nello studio per assicurarmi un lavoro stabile ed una buona carriera. E' quello che ho sempre fatto. I miei risultati scolastici mi davano soddisfazione e quindi ho iniziato a pensare che mia madre non avesse tutti i torti. Vedevo le mie amiche che sognavano di diventare ballerine, cantanti, attrici e modelle, ma ogni volta che parlavo a mia madre dei loro sogni lei mi rimproverava. Diceva che i sogni sono fatti per essere distrutti e che questo avrebbe provocato dolore alle mie amiche." Sospiro. Respiro. E' doloroso parlare di tutto ciò e spero che Nico non mi giudichi per la mia vita passata, per gli insegnamenti che ho ricevuto, per come sono stata cresciuta. "Avevo paura a parlare dei sogni delle mie compagne di classe, figuriamoci dei miei. Più lei faceva quei discorsi, più io mi convincevo fosse tutto vero. Sicuramente grazie a lei i miei voti mi hanno permesso di arrivare dove sono adesso e così il semestre scorso ho fatto domanda per una delle migliori università americane e sono stata accettata."

"Ma hai rifiutato." Mi dice deluso. "L'ho rinviata di un anno." Preciso io.

"Perché pensi che tra noi possa durare solo un anno?"

"No, perché partire ad ottobre significherebbe allontanarmi presto da te. Aspettando un anno potremmo goderci tutto, potremmo goderci noi stessi e magari fra un anno saremo più maturi, abbastanza da mantenere una relazione a distanza." Lui mi mette una mano sul viso e io chiudo gli occhi per qualche secondo lasciandomi cullare dal suo tocco. "Non voglio che rinunci al tuo unico sogno per me." Torno a guardarlo. Ha quell'espressione seria e dispiaciuta, quell'espressione che mi ricorda che non sto vivendo un'illusione, quell'espressione che mi ricorda che tutto ciò è reale e che lo sto vivendo davvero. "Non ho rinunciato per te, ma per noi. Pensavo che lo studio fosse tutto e poi ho trovato te che mi hai fatto capire quali sono le cose importanti della vita. Mi hai regalato più felicità tu in pochi giorni, di quanta me ne abbiano mai regalata i miei successi scolastici."

"Ma se vuoi partire, io non te lo impedirò."

"La mia scelta l'ho fatta e non ne sono pentita."

Le sue braccia mi circondano e avvicinandomi a lui sento lo stesso profumo che ha questa sua maglietta, il suo profumo. Gioco con i suoi capelli mentre restiamo uniti per il tempo che basta. "Ti amo così tanto." Mi dice e io, quando sto con lui, quando mi sussurra che mi ama, sento il cuore battere come se fossi appena venuta alla luce.

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Spazio autrice

Eccoci di nuovo? Avete mangiato? E soprattutto, come state?
Io oggi sono un po' nostalgica degli anni in cui ballavo e infatti prima sono stata a riguardare i vecchi video delle gare e delle prove. Penso che dovrei passare in palestra a fare un saluto a tutti e a divertirmi un'ultima volta ballando con loro. Ma tralasciamo me stessa e soffermiamoci invece su di voi e su cosa ne pensate di questo capitolo. Spero che sia stato utile per capire qualcosa in più su Ginevra e sul suo modo di essere, ma comunque ci sarà modo di spiegare meglio il tutto anche nei capitoli successivi.

Still you want me~ Nicolò BarellaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora