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"Sei venuta lo stesso? Anche con tutta questa pioggia?" Nel momento in cui stavo per bussare alla porta di Nicolò, ecco che lui la apre. In una mano tiene le chiavi dell'auto. "Ho preso un taxi." Gli rispondo. "Ti avevo mandato un messaggio per dirti che sarei venuto io da te, così non saresti uscita con questo tempaccio." Mi fa entrare in casa in modo da prendere meno acqua possibile. "Internet non mi funziona bene, forse dovrei cambiare gestore." Nico prende una felpa dall'attaccapanni vicino l'ingresso e me la posa dolcemente sulle spalle. Io lo ringrazio con un sorriso e lui mi dice: "Adesso se prendi l'influenza dovrò avere questa cosa sulla coscienza."

"L'influenza ad agosto? Lo trovo un po' improbabile, non credi?" Lui alza le spalle e nel medesimo istante un tuono rimbomba nell'aria, tanto forte da farci spaventare. "Ti sei messa paura?" Ride lui prendendomi in giro. "Come se tu non fossi saltato per lo spavento." Gli do una leggera spinta e ridiamo per qualche altro secondo. "Vuoi qualcosa di asciutto?" In effetti dovrei proprio cambiarmi. I pantaloncini di jeans mi si sono incollati addosso e sento il top in pizzo appesantito dalla pioggia assorbita. "Sì, grazie." Mi prende per mano e saliamo insieme le scale fino ad arrivare in camera sua. "Mi stai svaligiando l'armadio praticamente." Nicolò ha iniziato a frugare tra i suoi vestiti e devo ammettere che gli manca qualche maglietta e anche qualche felpa da quando stiamo insieme, ma non posso farci niente, adoro indossare i suoi vestiti. "In bagno trovi un asciugamano. Ti lascio i vestiti sul letto mentre vado di sotto a preparare qualcosa da mangiare." Allora faccio come dice. Vado in bagno e mi spoglio di questi vestiti grondanti d'acqua piovana. Mi dispiace bagnargli il pavimento, sono totalmente zuppa. Quando torno in camera, Nico non c'è, ma sul letto ha lasciato un pantaloncino sportivo e una vecchia maglietta, proprio come aveva detto. Mi vesto con calma indossando i suoi vestiti impregnati del suo profumo e stranamente mi sento a casa.

"Come mai sei scalza?" Mi domanda Nicolò quando sto ancora scendendo le scale. "Perché le mie scarpe sono piene d'acqua." Gli spiego avvicinandomi all'isola della cucina e addentando uno spicchio di pesca. "E perché sorridi?" Afferra il vassoio con la frutta e lo allontana da me. "Perché questi vestiti profumano di te." Ammetto arrossendo un pochino. Lui ride e abbassa lo sguardo. "Come fai ad essere bella vestita anche così?"

"Così come?"

"Come me. Indossi le mie cose, sembri un maschiaccio eppure sei la ragazza più bella che io abbia mai visto."

I suoi complimenti smuovono sempre qualcosa in me, qualcosa che a distanza di settimane non riesco ancora a spiegare. "Queste sono doti che o hai dalla nascita, oppure non le avrai mai." Scherzo io.

E' arrivata ormai la sera e Nicolò ed io stiamo aspettando il cibo d'asporto. Abbiamo ordinato hamburger e patatine fritte che arrivano con un leggero ritardo, data la pioggia insistente. "Da quando stai con me mangi molte più schifezze." Realizzo. Nico è un calciatore, potrei rovinarlo se continuiamo così. "Sì, concordo. Ma infondo mi hai insegnato che la vita è una e non ho intenzione di passarla seguendo stupide diete di cui non ho bisogno." Ragionamento non del tutto sbagliato, devo dire. Mi piace il suo modo di pensare, è un ragazzo molto maturo per avere solo ventiquattro anni, sarà per il fatto che è già padre. Credo che quando decidi di mettere su famiglia, e soprattutto ci riesci è in quel momento che capisci di avere delle responsabilità, dei doveri e sono sempre stata convinta che Nicolò sia riuscito a pieno in questo, a diventare il padre di cui le sue figlie hanno bisogno.

"Fammi sentire!" Dice alzando il volume della televisione che incomincia a vedersi male a causa del maltempo. Io smetto di ridere, non ricordo nemmeno il motivo per cui ho iniziato in realtà. "I danni causati da quest'improvvisa ondata di maltempo sembrano non arrestarsi." Dice la giornalista mentre alle sue spalle le persone scappano dalla tempesta. "L'estate italiana è stata interrotta da questo improvviso temporale che potrebbe peggiorare nelle prossime ore. In alcune zone della penisola è stata proclamata l'allerta meteo e ciò impedisce ai residenti di tali provincie di uscire di casa per qualsiasi motivo." Non abbiamo il tempo di continuare ad ascoltare il telegiornale a causa della corrente che va via. Nico ed io rimaniamo immersi nel buio. Fuori dalle finestre, nemmeno i lampioni emettono luce e si riesce a sentire solo il rumore dell'acqua che cade accompagnato, ogni tanto da qualche tuono rumoroso. Un fulmine illumina per un breve momento il cielo nero. Io mi spavento ma trovo riparo tra le braccia di Nico, che mi stringe forte a sé. Non lasciarmi. Dice la mia coscienza, che almeno in quest'occasione sembra essere d'accordo con me. "Dovrei avere delle candele in cucina." Sussurra la sua voce nel mio orecchio e sento il corpo di Nico allontanarsi da me. "Non lasciarmi!" Gli dico spaventata. "Hai paura del buio?" La sua mano accarezza la mia e mi sento così stupida a confessargli questa mia fobia. Annuisco, anche se so che lui non riesce a vedermi. "Ci metto un attimo." Mi assicura e la sua mano sfugge dalla mia stretta. Non ha visto il mio cenno del capo quando mi ha chiesto se avessi paura, ma lo ha percepito comunque.
Adesso lo vedo tornare verso di me, il suo viso illuminato dalla fiamma debole di una candela. La posa sul tavolino davanti al divano e torna a sedersi al mio fianco.
Con lui vicino, la mia paura si affievolisce. Mi sento protetta dai mostri che si nascondono nell'ombra mentre lui forma dei piccoli cerchi con le dita sul mio braccio. "Perché ti spaventa?" Mi domanda. Con la testa poggiata sul battito del suo cuore, riesco a sentire i suoi profondi respiri che mi cullano come se fossi una bambina. "Una volta, il buio mi faceva sentire al sicuro. Tutte quelle tenebre sembravano coprire le urla dei miei genitori che litigavano; in qualche modo questo riusciva a calmarmi. Ma quando mi hanno abbandonata ho realizzato che anche il posto più sicuro del mondo, che in teoria dovrebbe essere con la tua famiglia, in realtà non è tanto sicuro. Da quel giorno ho paura che anche il buio possa rivelarsi tanto crudele con me, che possa regalarmi brutte sorprese e dolori sconosciuti." Sento gli occhi riempirsi di lacrime. Il buio è diventato la mia paura più grande da quando i miei genitori mi hanno lasciata, non è stato in grado di proteggermi.

"Stai dormendo?" Abbiamo perso il conto ormai delle ore passate senza corrente e la noia inizia a farsi sentire. "No, sono ancora sveglia." Anche se è difficile rimanerci se Nico continua ad accarezzarmi la schiena come sta facendo ora. "Ti va di parlare un po'?" Mi domanda. Allora io mi metto seduta, a gambe incrociate e lui fa lo stesso. La candela sul tavolino si è quasi consumata tutta, spero che resisterà almeno per qualche altro minuto. "Di che vuoi parlare?"

"Dell'università americana, per esempio."

"Ti prego, non anche tu." Mi è bastato il discorso fatto con Josh prima. Sbuffo e Nicolò capisce quanto io ne abbia abbastanza di questa storia, ma non molla la presa. Si avvicina a me e mi posa le mani sui fianchi giocando con la stoffa del suo pantaloncino. "So che non vuoi parlarne, ma devo dirtelo. Qualche giorno fa ho chiamato l'università per cercare di farti riavere la borsa di studio."
Forse si è già stancato di te. Vuole che tu parta, così può tornare a stare con Federica. Chiudo gli occhi per zittire quella voce e stranamente ci riesco con pochi sforzi. "Ho l'impressione di averti privato del tuo più grande sogno." Mi confessa mentre io resto in silenzio. "Ti prego, di qualcosa."

"Nicolò, non voglio credere di aver perso quest'opportunità. Voglio sperare che l'anno prossimo la mia borsa di studio sia ancora lì ad aspettarmi, e se così non sarà allora me ne farò una ragione."

"Hai rifiutato per me, lo so, ma non capisco perché tu l'abbia fatto."

"Perché credo, spero, mi auguro, che questa cosa tra di noi possa avere un futuro." Dico tutto d'un fiato.

"Non ti penti della tua scelta?"

"Tu ti penti di aver lasciato Federica e le tue figlie per me?"

C'è un lungo momento di silenzio. Nessuno dei due risponde alle domande che ci siamo fatti, e nessuno dei due riesce a capirne il motivo.

"Quello che abbiamo, è per sempre, vero?" Domando seria, forse un po' triste. Alla luce della candela vedo la mano di Nico alzarsi e posarsi delicatamente sul mio viso. "Lo è." Mi rassicura lui. "Promettilo."

"Lo prometto." Accenno un sorriso mentre mi stendo sopra di lui abbandonandomi ai suoi baci e con tempismo perfetto... la candela si spegne.

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Spazio autrice

Buon pomeriggio!

Questa mattina non ho potuto pubblicare perché sono riuscita finalmente a fare la seconda dose di vaccino, che in teoria avrei dovuto fare il trentuno agosto; lunga storia e non ho tempo di raccontarla. Dato che in questo spazio vi parlo sempre un po' di me, vi aggiorno sulle ultime novità. Moralmente sono ancora a terra, tanto, ma cerco di non darlo a vedere. Come Ginevra, cerco di tenere la mente occupata per non pensare alle cose che mi fanno stare male e ieri chiudendomi due ore in palestra sono stata benissimo. Tutte le mie energie erano indirizzate sui pesi d'alzare, ma indovinate? Quando sono tornata nello spogliatoio, le mie mille paure e paranoie sono tornate a farsi sentire.
Guardatemi vorrei essere una scrittrice. Scrivo di paure, di malinconia, di dolore e soprattutto d'amore. Ma come faccio a scrivere di cose che forse non ho mai conosciuto? Insomma, perché nei libri, nei film è sempre facile innamorarsi? Perché nella vita reale tutto deve essere più doloroso?

A domani cari lettori. <3

Still you want me~ Nicolò BarellaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora