Capitolo 10

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«Fammi indovinare, da come la stai guardando, immagino che ti sia mancata», fa notare Declan riferendosi alla sua moto.

Dopo il dolce abbiamo salutato tutti e siamo andati via. Non ci riuscivo a rimanere ancora in quella casa, quando mi stavo cervellando per capire qual'era questa meta sconosciuta.

«Insomma», rispondo rimanendo sul vago, per non aumentare ancora di più il suo ego.
Mi passa il casco e dopo averlo indossato, mi siedo dietro di lui, allaccio le braccia intorno alla sua vita.
Da questa vicinanza posso assaporare di nuovo il suo profumo, e sarei un'ipocrita a dire che non mi era mancato.

«Erin hai sentito quello che ti ho detto?», mi domanda, riportandomi dal mio stato di momentanea riflessione.
«No, scusa. Dicevi».

«Ti stavo dicendo che andremo a Galway», mi spiega mentre si immette nella strada e quando vede che non c'è anima viva, inizia ad accelerare, portandomi ad stringermi di più a lui.
«Non puoi dirmi così, alimenti solo di più la mia curiosità», gli urlo nell'orecchio. Dallo specchietto lo vedo ghignare.
«Mi dispiace ma è più forte di me non rivelarti tutto. L'attesa rende tutto ancora più interessante».

«Se lo dici tutto, Mister so tutto io», brontolo nervosa.
«Ma a questo Mister so tutto io, ti stai già iniziando ad affezionare, non è così?».
«Può darsi», farfuglio imbarazzata per la domanda.«Ma ora non montarti la testa».

«Ci proverò anche se sarà difficile».
Gli pizzico un fianco facendolo ridere, intanto vedo che siamo usciti dalla strada principale, ora sta prendendo una via abbastanza buia, e quando arriviamo lungo una strada sterrata ci fermiamo.
Poso il mio sguardo ovunque, siamo in penombra illuminati solamente dalla luna e dalla luce flebile di un lampione.
«Ti spiegherò tutto, promesso», mi assicura Declan, sicuramente avrà notato la mia espressione alquanto confusa.
Poi, si avvicina al cancello e lo scavalca, e quando si ferma in cima, mi fa cenno di seguirlo.

Con gambe tremanti, provo a fare la stessa cosa, e quando riesco, con fatica a raggiungerlo, lui si volta.«Pronta?», mi chiede.
Annuisco, prendendogli la mano e poi, saltiamo insieme dall'altra parte.

Entrambi accendiamo subito le torce dei rispettivi cellulari.
Penso, con una lieve eccitazione nel cuore, di non aver mai fatto niente di così ribelle nella mia vita.

La paura c'è, la sento come preme.
Mi sento, in questo momento, come una falena, che invece di essere attratta dalla luce, sono attratta dall'ignoto.

Ne sono completamente rapita, e non mi era mai successo.
Sono spaventata e agitata, da tutta quest'oscurità, ma non me ne vado, la curiosità, come sempre, ha il sopravvento.
E, il silenzio assordante, non mi aiuta a calmarmi, si sente solo il frusciare delle foglie degli alberi e il rumori dei nostri passi sulla ghiaia.

«Mi vuoi far vedere dove mi seppellirai?», sdrammatizzo, per mascherare che sto iniziando a tremare dal freddo, e forse, anche dalla paura.
«Ah ah simpatica».
Il leggero venticello che si è alzato, mi provoca dei brividi su tutto il corpo.
«Hai freddo?», domanda Declan fissandomi con sguardo preoccupato.
«Sì».
Così si toglie la sua giaccia e me la appoggia dolcemente sulle spalle.«Grazie, ma tu?».
«Tranquilla, io sto bene».
Non ribatto, anche se non sono del tutto convinta, ha solo una felpa addosso, e non è così poi tanto pesante.

Rimango attaccata a lui, e più proseguo e più l'eccitazione che ho provato all'inizio, sta lasciando posto all'inquietudine. Mi sembra di essere dentro a un film horror, e infatti, appena vedo qualcosa per terra, mi blocco e sbarro gli occhi per la confusione.
Mi avvicino piano, e quando capisco che è solo un rametto, mi porto una mano al cuore, per cercare di calmare il respiro, che si era fatto più affannoso, e senza farlo apposta, non mi accorgo di essere andata a sbattere addosso a Declan.

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