Capitolo 24

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Un’oscurità così fitta come nebbia, mi circonda la visuale.
Sentendo una sensazione di frescura, mi avvolgo le braccia intorno al corpo.
Abbasso lo sguardo e mi accorgo di essere scalza, coperta da una misera vestaglia.
 
Come mai mi sono vestita così leggera?
 
Noto, essere sospesa sopra al mare.
L’acqua sotto di me, non è torbida, ma limpida e dolce.
Sposto la testa a destra a sinistra, e poi alzo gli occhi al cielo, e rimango quasi accecata dalla luce della luna, affiancata dalle sue inseparabili stelle.
Amiche fedeli che la proteggono dai nostri occhi affamati e smaniosi di quella luce.
 
Ma perché mi trovo qui?
 
Non è il buio a farmi paura, ma il fatto di non sapere dove sono.
Un senso di solitudine, sovrasta ogni più recondito pensiero.
E poi, ad un tratto, uno spiraglio di luce spazza via tutta queste ombre e oscurità.
E

illumina un figura misteriosa che avanza silenziosa e lenta.
Non riesco a capire, di chi possa trattarsi.
Anche quando si avvicina e si para davanti a me.
 
Chi è?
 
Panico veloce mi stringe lo stomaco.
 
Ma appena mi prende per mano,  si sgretola il freddo che era penetrato fin dentro le mie ossa.
Quel tocco è lava, scioglie il ghiaccio che imprigionava il mio cuore.
Socchiudo le labbra al fremito improvviso che sento in tutto il mio corpo.
Lasciandomi spaesata.
 
E poi…
 
Cade una stella in mezzo a noi, e la sua luce fa brillare due iridi azzurre, che conosco molto bene.
E che vanno in contrasto con il color blu notte che ci circonda.
Mi fissa in quel suo modo intenso da mozzarmi il fiato.
La sua voce roca mi arriva come un’eco lontano.
Vedo davanti a me un delfino, uscire e poi saltare e rituffarsi, schizzandoci di goccioline d’acqua, che bagnano la mia gamba scoperta.
Provocandomi un’improvvisa pelle d’oca.
 
«Erin, ti devo dire una cosa», mormora Declan abbassando lo sguardo.
Che cosa vuole dirmi?
Sento come entra dentro me l’ansia e stringere con forza la mia anima.
Il mio respiro si fa sempre più irregolare.
«Non dirmi che vuoi lasciarmi», balbetto con fatica, sentendo un nodo alla gola.
« Assolutamente no, non dire più queste scemenze».
Butto fuori l’aria, che avevo fino adesso trattenuto, deglutisco per il sollievo, riuscendo a liberare la mia anima.
«La cosa che ti devo dire, è che io….»
 
 
 
 
Il suono della sveglia interrompe il mio sogno, proprio sul più bello.
Sembrava così vero.
E invece era tutto finto.

Allungo il braccio, prendo il cellulare e stacco la sveglia.
Provo ad alzarmi, ma un braccio mi cinge la vita e non mi permette di muovermi.
«Torna a dormire», borbotta Declan con ancora gli occhi chiusi.

Volto la testa sorridendo. «Lo vorrei tanto, ma il lavoro chiama».
Lui sbuffa allontanandosi e si tira su, appoggiandosi alla testiera del letto.«Che ore sono?», mi chiede, posando la  mano sulla mia coscia.
«È un quarto alle sette», rispondo lasciandogli una carezza sul petto.«Tu dormi ancora».
La sua mano si stringe intorno al mio polso.«Ti accompagno io».

«Non c’è bisogno posso andare anche a piedi».
«Mi sento più sicuro», poi sbadiglia. «Fra dieci minuti, mi alzo».
«Non preoccuparti, intanto devo essere lì alle nove», replico scendendo dal letto, e poi recupero dalla sedia la sua camicia e la indosso.

«E allora perché ti svegli così presto?», borbotta mettendosi a pancia in giù.
«Perché posso fare tutto con calma. Senza fretta», affermo mentre gli lascio un’ultima carezza sul viso.

Dopodiché a piedi scalzi esco dalla camera, socchiudo la porta, e mi dirigo in cucina.
Come sempre sono indecisa, su cosa mangiare per colazione.
Così apro il frigo, e subito adocchio un succo di arancia, e poi un vasetto di marmellata ai mirtilli.
 
Con un piede chiudo lo sportello del frigo, e mi metto a cercare le fette biscottate, che trovo nell’armadietto accanto alla finestra.
Appoggio tutto sul tavolo, e quando sul succo leggo la data di scadenza.

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