Capitolo 12

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« Erin ti vuoi dare una mossa?», urla dal piano di sotto Ronan.
«Arrivo, finisco di prepararmi e scendo», chiudo la zip dello zainetto.
Mi do un'ultima occhiata allo specchio: mi sono legata i capelli in due trecce e ho optato per un look semplice, un jeans e un maglioncino beige. In più mi sono portata anche una sciarpa per sicurezza, visto il vento forte che tira soprattutto nelle Cliff Of Moher.

Mi metto un filo di crema sul viso, per proteggere la mia pelle già molto secca, e poi apro la porta, scendo le scale di corsa, cercando di non rotolare giù.

Vedo Ronan che sta parlando al telefono, quando mi vede indica l'orologio.
Merda, sono quasi le sette.

Ronan mi si avvicina, dopo aver riattaccato al telefono.«Quel povero cristo sta aspettando da mezz'ora, lo sai?», mi fa notare, passandomi la giacca nera e il pranzo.
«Con chi parlavi?», cambio argomento, per poi indossare la giacca, e mettere le sneakers basse nere.
«Erano i miei genitori e mi hanno detto di salutarti», dice mentre va in cucina, per prendermi il pranzo, che ho preparato ieri sera di fretta, dopo che Declan se ne uscii di casa.

«Grazie, come stanno?».
I suoi genitori sono due brave persone, che mi hanno preso sotto le loro ali, proteggendomi.
Tutte le volte che andavo a casa di Ronan per studiare, sua madre mi chiedeva sempre di restare sia per il pranzo che per la cena.

Non mi hanno mai fatta sentire di troppo o non ben voluta, tutt'altro, mi hanno accettata fin da subito.
Sua madre è una donna molto estroversa e mi vede come la figlia femmina che non ha mai avuto.
Suo padre, invece è più silenzioso.
Ma quando parla, ti stupisce sempre, per la sua saggezza.

Apre la mensola e prende dei piattini di plastica.«Bene, anche se sentono la nostra mancanza. Gli ho detto che appena è possibile li andiamo a trovare», poi aggiunge. « Se tu, te la senti».
«Ovvio, anche a me mancano molto», poi gli circondo da dietro la vita, e appoggio la mia fronte sulla sua schiena.« Mi dispiace che sei dovuto andare così lontano da loro».

Lui si gira tenendomi sempre tra le sue braccia.« Quante volte ti ho detto che è stata una mia scelta. Tu non mi hai obbligato a fare niente, quindi smettila con queste inutili paranoie».
Poi, mi spintona verso la porta, quando l'apro, sorrido alla vista di Declan seduto negli scalini, con il cellulare tra le mani. «Ciao Ronan, ci sentiamo», gli do un bacio sulla guancia.
«Ciao tesoro, fate i bravi», mi saluta Ronan, rientrando in casa.

Mi schiarisco la voce, e Declan si volta verso di me.« Ti sei fatta attendere», si alza stiracchiandosi.
Scendo piano i gradini e lo raggiungo.«Buongiorno Declan, scusa per il ritardo», affermo con tono divertito, mentre ci incamminiamo verso la sua moto.
«Buongiorno Erin, la prossima volta ti lascio qui».

Alzo un sopracciglio.«Che cattivo che sei, per cinque minuti di ritardo».
Lui gira la testa.« Cinque minuti, ma stai scherzando? Ti ho aspettato mezz'ora», poi con un ghigno malizioso.«Ho capito, volevi farti bella per me, e ne sono lusingato, ma credo, che tu non ne abbia bisogno».

Sento le guance prendere fuoco, a questo complimento inatteso.

Declan scoppia a ridere, poi mi pizzica il naso. «Ti ho lasciata senza parole, Rossa», indossa il casco senza smettere di sorridere. «Pronta per questa bella giornata?», chiede, per smorzare l'imbarazzo che si era creato in me.
«Sì, non vedo l'ora di arrivare. Quindi ora stai zitto e parti».
«Cos'è ti sei svegliata con la luna storta?».
Scuoto la testa, nascondendo un sorriso, poi mi aggrappo forte a lui quando parte a tutta velocità.







☆☆☆







«Allora che ne pensi?», mi chiede Declan, mentre stiamo pedalando, sulle strade costeggiate da muri a secco e macchiate dai fiori selvatici.

Destini IncrociatiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora