Ci sono persone che intraprendono viaggi per perdersi, scoprire nuovi luoghi, per innamorarsi, e poi ci sono io, che invece, lo faccio per ritrovarmi.
Una cosa è certa, non tornerò come sono partita, tornerò diversa.
Dopo tre ore di viaggio - colpa del traffico - arrivo finalmente a Waterford.
Raggiungo il quartiere dove vivevo, e prendo un viale stretto.
Intravedo subito la mia vecchia casa, e quando sono vicino, spengo il motore.
Sfinita appoggio il capo contro il poggiatesta, mi passo la mano ripetutamente sul viso, ancora spaesata del fatto di aver intrapreso questo viaggio da sola.
Mi slaccio la cintura, e apro la portiera, mi dirigo ancora frastornata verso quella che qualche anno fa era il mio rifugio, ma ora, non la sento più così.
Provo un senso di pentimento, quando vedo in che condizioni si trova il giardino.
Per mia mamma era un impegno costante, per renderlo ordinato e sempre pieno di fiori di ogni tipo, per donare quel tocco di colore che non guasta mai.
Amava riempirlo con i fiori di lillà e di rose rosse e bianche, i suoi preferiti.
E ora vederlo come è ridotto adesso, mi sale l'angoscia.
Tutto trasandato, con l'erba alta e foglie secche, e rampicanti che circondano la casa.
Quello che traspare, è l'abbandono.
Con Ronan discutiamo sempre su questo, lui dice che dovrei metterla in vendita, e io che gli spiego che non sono ancora pronta a farlo.
L'ho sempre visto come un taglio netto con il passato e come un torto nei confronti dei miei genitori.
Continuo ad avere questa sensazione addosso, quando mi decido a varcare la soglia di casa, e subito, vengo invasa da un odore acre di muffa e di chiuso, che mi fa quasi rigettare il pranzo di oggi.
Decido subito di aprire le finestre, non solo per dare luce, ma anche per cambiare aria.
Do uno sguardo in giro, e vengo subito assalita dalla nostalgia.Riecheggiano nelle orecchie le risate, i pianti e poi le liti con mio padre e le sue colpe.
Mi avvicino al mobile, dove ci sono tutte le nostre cornici impolverate.
Prendo quella in cui siamo noi tre, una delle ultime che avevamo scattato, eravamo al molo.
La sfioro delicatamente, perdendomi in quel momento.
Eravamo così felici.
Ignari della tempesta che si sarebbe riversata su di noi, qualche mese dopo.
Quanto mi piacerebbe entrarci e fermare il tempo.
Scuoto la testa e ripongo la foto al suo posto, e mi dirigo su per le scale, ma il costante scricchiolio del legno mi fa fermare.
Sbuffo, ammettendo a me stessa, quanto sia invecchiata e peggiorata effettivamente, questa casa.
Appena arrivo al piano di sopra, vado dritta in quella che era un tempo camera mia.
Sembra assurdo che siano passati già quattro mesi da quando sono andata via.
Da quando ho deciso che quella era scelta giusta per me e per provare a riprendermi.
Decido di aprire le persiane e tenere per qualche minuto, anche qui la finestra aperta.
Poi, chiudo dietro di me la porta e mi fermo davanti a quella, che era la camera dei miei genitori.
Appoggio la fronte contro la porta, sono paralizzata, non riesco a muovere un muscolo.
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Destini Incrociati
ChickLit☆DA REVISIONARE☆ La vita di Erin Rafferty non è mai stata semplice. Dopo che il destino le hai inflitto l'ennesima sofferenza, decide di lasciare con il suo migliore amico, la sua città d'origine. Trasferitesi a Salthill, nella contea di Galway, pr...