Capitolo 18

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Ci sono giorni in cui torno a casa stanca e sfinita dal lavoro, e mi ripeto a quanto la mia vita faccia schifo e di come sia così monotona.

Ma poi, mi fermo, chiudo gli occhi e rammento il passato.
E dopodiché, apro gli occhi e ripenso a quello che ho adesso.
Ho un lavoro, che anche se a volte è stressante, mi piace.
I clienti e i proprietari sono persone squisite.

E poi, ho un tetto sopra la testa e degli amici che tengono veramente a me, e soprattutto a cui vado bene per così come sono.
E anche se, questa vita mi ha tolto due delle persone che amavo di più, da quando sono a Salthill, sto riuscendo piano piano a perdonarla.

E allora mi viene automatico darmi della stupida.
Non dovrei proprio lamentarmi.

Stamattina sono uscita molto presto per andare a correre, era da un po' che non lo facevo, e devo ammettere che mi è mancato.
Tra il lavoro sempre frenetico, pulire casa e qualche uscita con Ronan, Caitie e Brennan, mi risulta al quanto complicato ritagliare dello spazio da dedicare a me stessa.

Ma oggi, avevo assolutamente bisogno di sfogarmi e stare per conto mio, visto che sto prendendo una scelta importante.

Corro con le note di Burn it down dei Linkin Park nelle orecchie.
Scelgo sempre questa - oltre a essere una delle mie canzoni preferite del gruppo - perché sento il bisogno costante di perdermi dentro alle sue parole.
E come ogni qual volta, ha la capacità di donarmi una carica in più.
Una scarica di adrenalina pazzesca.

Mi concedo una pausa, mi avvicino alla ringhiera, e mi appoggio con i gomiti.
Sono già passati quattro giorni, da quando ho rilevato a Caitie della morte dei genitori.

Da allora, abbiamo legato ancora di più.

Però ho voluto non dilungarmi troppo.
Non me la sono sentita di confidarle, come mi sono sentita quando è morta mia madre, o quando se n'è andato mio padre.

Ho taciuto, perché credo che la mia parte riservata, abbia sgomitato per tenere quelle cose per me.
Perché sono intime.
Personali.

Quello che ho provato, quello che ho vissuto.
E come faccio ad andare avanti.
Deve rimanere una cosa mia.
E lo so che è sbagliato, parlare aiuta sempre.
Chiudersi a riccio, non porta niente di buono.
Ma solo a sentirsi più vulnerabili e fragili.
Ma soprattutto soli.

Già, la solitudine, quella maledetta, mi spaventa sempre.
Ne ho sempre avuto terrore.
Terrore di essere catturata da lei.
E vivere una vita infelice.

Riprendo a correre e vado dritta verso il molo.
Inizio a salire le scale e quando arrivo nel punto più in alto, mi fermo e mi piego posando le mani sulle ginocchia e respiro per calmare il battito.

Al ché, decido di sedermi con le gambe a penzoloni, sfilo le cuffie dalle orecchie e le ripongo nella tasca della felpa.

Poi, tiro fuori il cellulare, e lo rigiro per un po' tra le mani, incerta su cosa scrivere, apro la galleria e mi perdo ad osservare quella foto: siamo io e Declan sopra le scogliere di Moher, con lui che mi dà un bacio sulla guancia e io, con gli occhi chiusi che rido.
Questa foto, racchiude un momento nostro, che conservo gelosamente.

Esco dalla galleria, apro subito dopo la chat di Declan, rimango vaga sul da farsi.

Non credevo che mi potesse mancare così tanto, non me l'aspettavo, anche se ormai sono consapevole che quello che provo per lui, è più di una semplice attrazione.

Destini IncrociatiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora