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Harry Styles.

Il giorno dopo, al mio risveglio, qualcosa era cambiato

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Il giorno dopo, al mio risveglio, qualcosa era cambiato.

Era la luce. Era sempre del consueto grigioverde, come in una foresta sotto il cielo coperto, ma appariva più limpida del solito. Fuori dalla finestra non c'era il velo di nebbia a cui mi ero abituato.

Saltai giù dal letto per controllare, e grugnii, disgustato.
Il cortile era ricoperto da un sottile strato di neve, di cui era anche spolverato il tetto del pick-up e imbiancata la strada. Ma c'era di peggio.
La pioggia del giorno prima si era ghiacciata, disegnava ghirigori fantasiosi e splendenti tra gli aghi dei pini e aveva trasformato il vialetto in un lastrone mortale. Avevo già i miei problemi di stabilità sull'asciutto: forse, per la mia incolumità, sarebbe stato meglio tornare subito a letto.

Des uscì prima che io scendessi al piano di sotto. Per molti versi, vivere con mio padre era come avere una casa tutta mia e, lungi dal sentirmi abbandonato, mi godevo quelle occasioni di solitudine.

Divorai qualche cucchiaiata di cereali e un po' di succo d'arancia direttamente dal cartone. Ero eccitato all'idea di andare a scuola e la cosa mi spaventava. Sapevo bene che il merito non era dell'ambiente educativo stimolante o dei miei nuovi amici.

Inutile raccontarsi storie, ero in agitazione perché sapevo che avrei incontrato Louis Tomlinson. E ciò era molto, molto stupido.

Dopo tutto il mio blaterare insensato e imbarazzante del giorno prima, sarebbe stato il caso di girargli alla larga. Ed ero ancora piuttosto diffidente: che senso aveva mentire sul colore degli occhi?

Continuavo a temere un'ostilità che talvolta mi pareva ancora di cogliere in lui, e mi bastava anche solo immaginare il suo viso perfetto perché mi si annodasse la lingua. Ero perfettamente consapevole che apparteneva a un'altra categoria, irraggiungibile.

Perciò tutta quell'impazienza di vederlo era immotivata.

Ci volle tutta la concentrazione di cui ero capace per arrivare vivo alla fine del vialetto ghiacciato. Rischiai di perdere l'equilibrio quando ormai avevo raggiunto il pick-up, ma mi aggrappai allo specchietto, e fui  salvo.

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