MATURE CONTENT. (IN REVISIONE)
Quando la mamma di Harry si risposa e manda a vivere il figlio con il padre, nella piovosa cittadina di Forks, a Washington, Harry non prevede affatto che la sua vita possa subire grandi cambiamenti.
Almeno fino a qua...
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Non saprei dire l'ultima volta che mi sono sentito così. Non saprei dire del tutto se mai mi sono sentito così.
La testa girava quando mi guardava, l'aria che nemmeno mi serviva iniziava a mancarmi nei polmoni quando mi sorrideva e quando rideva il mio udito aveva attenzione solo per lui.
«Piccolo mio» mormorai, godendomi il sole che filtrava dalle finestre aperte accanto a noi, inondando il letto e il suo viso come un fiore.
La mia nocca gli passò dolcemente sulla guancia, lungo la mascella. «Un grazioso piccolo angelo.»
Harry si agitò, inspirando profondamente attraverso il naso. Si spostò sotto la trapunta, tirandola su fino alle clavicole prima di affondare contro il mio petto, le sue gambe che si infilavano nelle mie.
«Lou cosa stai borbottando?» disse a bassa voce, la voce roca per il sonno.
«Ti sveglio prima ancora che il sole sia completamente sorto, dovrei buttarti giù dal letto.»
In qualche modo siamo riusciti a trascinarci di nuovo in camera da letto la scorsa notte, nonostante le suppliche di Harry di dormire sul tappeto davanti al fuoco dove ci eravamo oziati, parlando e ridendo, per la maggior parte del tempo.
Portarlo nella baita di montagna per passare l'estate è stata una delle scelte migliori della mia esistenza.
Sembrava un gattino, raggomitolato sulle mie ginocchia rifiutandosi di muoversi, quando gli ho suggerito di dormire in un posto che non l'avrebbe fatto lamentare la mattina a venire.
«Oh, io e te sappiamo entrambi che saresti tu alamentarti al mattino» aveva sbuffato con un sorriso, alzandosi lentamente in piedi, il viso ancora un po' arrossato.
La sua mano scivolò facilmente nella mia, come se fosse destinata ad essere lì. «Che è l'unico motivo per cui andrò di sopra.»
Stamattina, infatti, ero grato di averlo fatto. In modo che potessi vederlo correttamente alla luce del sole, luminoso e bello come sempre.
Facendo scivolare le braccia intorno alla sua vita, abbassai la testa per affrontarlo.
Mi salutò con stanchi e lenti sbattimenti delle ciglia, seguiti da un sorriso e un piccolo sospiro. «Ciao.»
«Ciao,» echeggiai, sollevando l'angolo della mia bocca in un sorriso che non potevo evitare. «Come hai dormito? Come ti senti?»
«Ho dormito bene,» tirò un sospiro, appoggiando una mano sul mio petto, facendola scivolare su per la mia spalla. «E mi sento.. riposato stamattina,» seguì un sorriso, e poi lanciò drammaticamente l'altro braccio in aria, dichiarando: «Dov'è il mio telefono? Devo mandare un messaggio per comunicare alla dozzina dei miei pretendenti che ieri sera non sono stato disponibile per colpa tua.»