MATURE CONTENT. (IN REVISIONE)
Quando la mamma di Harry si risposa e manda a vivere il figlio con il padre, nella piovosa cittadina di Forks, a Washington, Harry non prevede affatto che la sua vita possa subire grandi cambiamenti.
Almeno fino a qua...
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«Posso farti un'ultima domanda?», chiesi, mentre Louis correva a tutta velocità lungo la strada silenziosa. Concentrarsi sulla guida era l'ultimo dei suoi pensieri. Sbuffò. «Una sola», rispose, guardingo. «Be'... hai detto di avere intuito che mi ero diretto a sud, anziché entrare in libreria. Mi chiedevo soltanto come avessi fatto».
Guardò altrove, ponderando la risposta. «Pensavo che avessimo abolito gli atteggiamenti evasivi». Accennò un sorriso. «D'accordo. Ho seguito il tuo odore». Tacque subito, fissando la strada, e mi lasciò un po' di tempo per riprendere fiato. Non trovai nessuna risposta sensata alle sue parole, che archiviai in attesa di indagini future. Non ero pronto a lasciar cadere il discorso, ora che finalmente mi stava dando qualche spiegazione.
Cercai di guadagnare tempo. «Inoltre, non hai ancora risposto a una delle mie prime domande...». Mi lanciò un'occhiata di rimprovero. «Quale?». «Come funziona la faccenda della lettura del pensiero? Riesci a leggere la mente di chiunque, ovunque? Come fai? Anche i tuoi fratelli...?». Mi sentivo uno stupido a chiedere delucidazioni su una cosa così irreale, assurda.
«Una domanda sola, hai detto», puntualizzò. Intrecciai le dita e rimasi a guardarlo, in attesa.
«No, è una dote soltanto mia. E non riesco a sentire tutti, ovunque. Devo essere piuttosto vicino alle persone che leggo. Ma più familiare è una "voce", maggiore è la distanza a cui la avverto. Mai più di qualche chilometro, comunque». Per un istante tacque, pensoso. «È un po' come essere in una grande sala piena di persone che parlano contemporaneamente. Una specie di rumore di fondo, il ronzio confuso delle voci. Finché non mi concentro su una voce sola e la metto a fuoco: allora sento cosa sta pensando. Il più delle volte semplicemente ignoro, escludo tutto: rischia di distrarmi troppo. Così poi è più facile sembrare normale», a quella parola, aggrottò le ciglia, «ed evitare di rispondere per sbaglio ai pensieri delle persone, anziché alle loro parole».
«Secondo te, perché non riesci a sentirmi?». Mi fissò con uno sguardo enigmatico.
«Non lo so. Il mio sospetto è che la tua mente funzioni in modo diverso da tutte le altre. Come se i tuoi pensieri trasmettessero in AM e io ricevessi solo in FM». Mi sorrise, improvvisamente divertito.
«La mia mente non funziona come dovrebbe? Sono una specie di mostro?». Mi preoccupai di quell'ipotesi più del dovuto... probabilmente perché le sue supposizioni avevano fatto centro. Avevo sempre sospettato qualcosa del genere in me, e mi sentii imbarazzato di fronte a tale conferma.
«Io sento voci nella mia testa, e tu temi di essere il mostro?», rise. «Stai tranquillo, è solo una teoria...». Si fece serio: «Il che ci riporta a te». Sospirai. Da dove potevo iniziare? «Abbiamo abolito le risposte evasive, no?». Per la prima volta staccai lo sguardo dal suo viso, per cercare le parole giuste. L'occhio mi cadde sul tachimetro.