epilogo

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Harry Styles.

Louis mi aiutò a salire sulla sua auto, attento a non rovinare i fiori che aveva appena appuntato sui miei riccioli acconciati alla perfezione e l'ingombrante ingessatura alla gamba

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Louis mi aiutò a salire sulla sua auto, attento a non rovinare i fiori che aveva appena appuntato sui miei riccioli acconciati alla perfezione e l'ingombrante ingessatura alla gamba.

Ignorò la mia espressione scocciata.

Dopo avermi sistemato sul sedile, si accomodò al posto di guida e fece retromarcia sul viale lungo e stretto.

«Posso sapere quando ti prenderai la briga di rivelarmi cosa sta succedendo?», chiesi, scontroso.

Odiavo sinceramente le sorprese. E lui lo sapeva.

«È assurdo che tu non abbia ancora capito». Ridacchiava di un riso beffardo che mi tolse il respiro.

Mi sarei mai abituato a tutta quella perfezione?

«Ti ho informato del fatto che sei molto carino, vero?». chiesi

«Sì». Sorrise ancora. Non l'avevo mai visto vestito così elegante, e il contrasto dell'abito con la carnagione pallida rendeva la sua bellezza assolutamente surreale. Non potevo negarlo, benché il fatto che indossasse uno smoking mi rendesse molto nervoso.

Mai nervoso quanto mi rendeva il mio completo. E la scarpa. Solo una, visto che l'altro piede era ancora alloggiato nell'ingessatura. Ma il tacchetto dello stivale ancorato al mio piede non mi avrebbe affatto
aiutato a zampettare in giro.

«Non verrò mai più da nessuna parte con te, se mi toccherà di nuovo farmi trattare da Niall come Barbie-cavia-da-laboratorio», brontolai.

Avevo trascorso quasi l'intera giornata nel bagno di Niall, tanto grande da potercisi perdere, vittima inerme di lui che giocava al parrucchiere e al truccatore.

Ogni volta che mi lamentavo o gli suggerivo qualcosa, mi pregava, visto che non aveva memoria del suo essere stato umano, di non rovinargli quel divertimento. Poi mi aveva costretto a indossare il più ridicolo dei completi: blu scuro, con un sacco di etichette francesi che non capivo. Si addiceva più a una passerella di moda che a Forks. Il nostro abbigliamento formale non prometteva niente di buono, di questo ero sicuro.

A meno che... ma avevo paura di tradurre i miei sospetti in parole o in pensieri.

A quel punto fui distratto dallo squillo di un telefono.

Louis estrasse il cellulare da una tasca della giacca e per un istante osservò il numero sul display.

«Pronto, Desmond», disse sospettoso.

«Desmond?».

Des era diventato un po'... difficile, da quando ero tornato a Forks. La sua reazione alla mia brutta esperienza si era scissa in due compartimenti stagni. Da una parte, la sua gratitudine per Mark sfiorava l'adorazione.

Dall'altro, era testardamente convinto che fosse colpa di Louis, perché, se non fosse stato per lui, non me ne sarei mai e poi mai andato di casa.
Louis, da par suo, era tutt'altro che in disaccordo. A questo punto, dovevo obbedire a regole del tutto nuove: coprifuoco... e orari di visita.

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