ventiquattro

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Harry Styles.

Aprii gli occhi e vidi una luce bianca, abbagliante

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Aprii gli occhi e vidi una luce bianca, abbagliante. Ero in una stanza che non conoscevo, bianca anch'essa. La parete al mio fianco era occupata da lunghe veneziane a stecche, il neon accecante era sopra la mia testa. Mi avevano sistemato su un letto duro e irregolare: un letto con le sbarre. I cuscini erano piatti e bitorzoluti. Da qualche parte, accanto a me, sentivo un fastidioso e continuo bip. Speravo che ciò significasse che ero ancora vivo.

La morte non poteva essere così scomoda.

Le mie mani erano coperte di tubicini trasparenti, e sentivo qualcosa appiccicato sotto il naso. Cercai di strapparlo.

«Fermo lì». Una mano fredda mi bloccò.

«Lou?». Mi voltai un poco e vidi il suo volto squisito a pochi centimetri dal mio, il mento appoggiato al cuscino. Mi resi conto di essere davvero vivo, e stavolta ero felice e grato. «Oh, Lou, mi dispiace tanto!».

«Sssh... adesso è tutto a posto».

«Cos'è successo?». Ricordavo poco, e la mia mente si rifiutava di ricostruire l'accaduto.

«Era quasi troppo tardi. Stavo per arrivare troppo tardi», sussurrò, con voce tormentata.

«Sono stato una stupido, Lou. Pensavo avesse preso mia madre».

«Ci ha imbrogliati tutti».

«Devo chiamare Des e la mamma», la consapevolezza si fece strada attraverso la nebbia.

«Li ha chiamati Niall. Anne è qui... be', è in ospedale. È andata proprio ora a mangiare qualcosa».

«Qui?». Cercai di sedermi, ma la testa iniziò a girarmi più veloce, e le mani di Louis mi riaccompagnarono sul cuscino.

«Tornerà presto, stai tranquillo. Non muoverti».

«Ma cosa le avete detto?», chiesi, nel panico. Non mi interessava essere consolato. Mia madre era lì e io mi stavo riprendendo dall'assalto di un vampiro. «Che cosa le avete raccontato?».

«Che sei caduto da due rampe di scale e hai sfondato una finestra. Devi ammettere che ne saresti capace».

Feci un sospiro, e sentii il dolore. Osservai il mio corpo sotto le coperte, il fardello che avevo al posto della gamba.

«Quanto male mi sono fatto?».

«Hai una gamba rotta, quattro costole incrinate, un trauma cranico, ferite superficiali e contusioni dappertutto, e hai perso molto sangue. Ti hanno fatto qualche trasfusione. Non ho gradito, per un po' hanno alterato il tuo odore».

«Dev'essere stato un bel fuori programma, per te».

«No, il tuo odore mi piace».

«Come hai fatto?», chiesi a mezza voce. Capì subito a cosa mi riferivo.

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