quattro

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Harry Styles.

Nel sogno era buio pesto, e l'unica luce fioca sembrava irradiarsi dalla pelle di Louis

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Nel sogno era buio pesto, e l'unica luce fioca sembrava irradiarsi dalla pelle di Louis.
Il volto non lo vedevo, mi dava le spalle e si allontanava da me, lasciandomi nell'oscurità. Per quanto veloce corressi, non riuscivo a raggiungerlo; per quanto lo chiamassi urlando, non si voltava.

Mi svegliai nel cuore della notte, in ansia, e per un tempo che mi parve interminabile non riuscii a riprendere sonno.

Dopo quella volta, lo sognai quasi tutte le notti, ma restava sempre irraggiungibile, ai margini.

Il mese successivo all'incidente fu difficile, pieno di tensione e, sulle prime, imbarazzante.
Purtroppo per me, durante tutta la settimana successiva mi ritrovai al centro dell'attenzione.

Tyler Crowley era insopportabile, mi seguiva ovunque, ossessionato dal desiderio di farsi perdonare. Cercai di convincerlo che la cosa migliore che potesse fare per me era dimenticare tutto - specialmente perché ero rimasto illeso - ma lui non si dava per vinto. Mi seguiva tra una lezione e l'altra, e a pranzo sedeva al mio stesso tavolo, ormai sempre affollato.

Lee e Ben, che tra loro andavano tutt'altro che d'amore e d'accordo, con lui erano ancor meno amichevoli, il che mi fece temere di essermi conquistato un altro pretendente indesiderato.

Nessuno sembrava interessarsi a Louis, malgrado tutto il mio spiegare che l'eroe era lui, che era stato lui a spingermi via, rischiando di farsi investire.

Cercavo di essere convincente. Nora, Lee, Ben e chiunque altro assicuravano invariabilmente di non averlo visto finché i soccorsi non avevano spostato il furgoncino.
Mi chiedevo perché nessuno avesse notato quanto stesse lontano, prima dello scatto repentino e impossibile che mi aveva salvato la vita.

Un po' preoccupato, mi resi conto del motivo: nessun altro si accorgeva come me della presenza di Louis. Nessuno lo guardava con occhi simili ai miei. Che cosa meschina. Nessuna folla di curiosi avvicinò mai Louis per chiedergli particolari di prima mano del salvataggio. La gente lo evitava, come sempre.

I Tomlinson si sedevano al solito tavolo, senza mangiare, e parlavano soltanto tra loro. Non mi rivolsero più uno sguardo, specialmente Louis.
Quando mi si sedeva accanto in classe, il più lontano possibile, non sembrava neanche notare la mia presenza. Ogni tanto mi capitava di vederlo d'un tratto stringere i pugni - e la sua pelle diventava ancora più tesa e pallida - e mi chiedevo se fosse davvero indifferente come sembrava.

Sentivo il desiderio di parlargli, e il giorno dopo l'incidente ci provai.

L'ultima volta che l'avevo visto, appena fuori dal pronto soccorso, eravamo entrambi infuriati. Il suo rifiuto di fornirmi spiegazioni mi dava ancora sui nervi, benché avessi mantenuto il mio impegno senza battere ciglio. Ma in fin dei conti mi aveva salvato la vita, in qualunque modo fosse riuscito a farlo.

Nel giro di una nottata, la mia rabbia era sbollita e si era trasformata in gratitudine e rispetto.

Entrando nell'aula di biologia lo trovai già seduto, con lo sguardo dritto di fronte a sé. Mi accomodai, immaginando che mi avrebbe rivolto la parola.
Non diede segno di accorgersi della mia presenza.

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