cinque

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Harry Styles.

Giunsi nell'aula di inglese completamente intontito

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Giunsi nell'aula di inglese completamente intontito. Quando entrai non mi accorsi nemmeno che la lezione era già iniziata.

«Grazie per essersi unito a noi, signorino Styles», disse il professor Mason, sarcastico.
Arrossii e mi affrettai a prendere posto.

Soltanto alla fine della lezione mi accorsi che Lee non si era seduto accanto a me. Provai un vago senso di colpa. Ma sia lui che Ben mi aspettarono all'uscita, come al solito, perciò probabilmente mi avevano perdonato, almeno un po'.

Lee tornò pian piano se stesso mentre camminavamo, esaltato per le previsioni del tempo di quel fine settimana.
Sembrava che la pioggia dovesse concedersi una breve pausa, perciò, forse, sarebbe finalmente riuscito a organizzare la gita alla spiaggia. Cercai di mostrare un po' di entusiasmo, per risarcirlo almeno in parte della delusione del giorno prima. Era difficile, però: pioggia o no, la temperatura più alta che potevamo aspettarci era attorno ai dieci gradi.

Il resto della mattinata passò in un baleno. Non riuscivo a credere di non essermi inventato tutto, le parole di Louis o la luce che avevo visto nei suoi occhi.

Forse era stato solo un sogno molto dettagliato che avevo scambiato per realtà. Sì, era statisticamente più probabile che avessi preso un abbaglio, piuttosto che in qualche modo fosse attratto da me.

Perciò, entrando in mensa assieme a Jake, un ragazzo molto simpatico del mio corso di chimica, ero impaziente e impaurito.

Volevo vederlo in faccia per capire se fosse tornato la persona fredda e indifferente che avevo conosciuto nelle ultime settimane. Oppure se, per miracolo, ciò che mi pareva di aver sentito proprio quel mattino fosse vero.

Nora non smetteva di blaterare dei suoi progetti per il ballo - Lauren e Abby avevano invitato i ragazzi, sarebbero andate tutte assieme - senza accorgersi che non le davo retta.

Bastò uno sguardo deciso verso il suo tavolo per farmi sprofondare nella delusione. Gli altri quattro c'erano, lui no. Era tornato a casa?

Seguii Nora, che continuava a chiacchierare durante la fila, con il cuore a pezzi. Avevo perso l'appetito, quindi comprai soltanto una bottiglia di limonata. Volevo starmene seduto e imbronciato, nient'altro.

«Louis Tomlinson ti sta fissando di nuovo», disse Nora, facendo breccia tra i miei pensieri astratti grazie a quel nome. «Chissà come mai oggi se ne sta da solo».

Alzai la testa di scatto. Seguii lo sguardo di Nora fino a Louis che, sotto i baffi, sorrideva da un tavolo vuoto, dalla parte opposta rispetto a quello che occupava di solito. Incrociato il mio sguardo, con un dito mi fece segno di raggiungerlo.
Dato che rimanevo a fissarlo  incredulo, mi fece l'occhiolino.

«Ce l'ha con te?», chiese Nora, in tono sospettoso e sprezzante.

«Forse ha bisogno d'aiuto per i compiti di biologia», mormorai per concederle il beneficio del dubbio.

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