Non fa per te /Erenxreader/

•4•

• casa nuova, nuova vita•

Il suono di un clason mi fece trasalire.
Scesi in salotto, papà mi stava aspettando all'ingresso.

Presi le chiavi della macchina e uscì di casa.
Eren era pronto fuori che tamburellava le dita sul volante ma appena mi vide apri la portiera e mi venne incontro
< hei T/n, buongiorno signore> saluto anche mio padre
< buongiorno a te sono Gary Hill il padre di questa splendida fanciulla, tu sei Jean?>
< no signore Eren ma sono onorato di conoscerla> si trinsero la mano
< stia tranquillo sua figlia è in buone mani> assicuro il vecchio il ragazzo
< bene, principessa hai preso tutto>
< si papà, ti voglio bene> lo abbracciai un po malinconicamente.

Il castano mi condusse al parcheggio del mio palazzo
< no no posso guidare da sola la mia auto e seguirti> dissi quando lo vidi aprire la portire della sua auto
< va bene > disse lui deluso

Accesi la mia vettura e lo segui da copione.
Finalmente arrivammo entrambi parcheggiammo e ci dirigemmo verso l'ascensore
< a che piano abitate>
< settimo >
quindi premetti il numero 7.

< sai sono felice che tu sia qui>
< davvero?>
< mhh mhh, abbiamo visto molti provini ma nessuno ci ha soddisfatto come il tuo>
< eppure non si direbbe, mi hai sorpreso lo sai?> e dicendo questo il castano si avvicinò pericolosamente al mio volto.

Oh Santo Cielo!

Ok sono fottuta, sono in tilt ancora una volta perché questo ragazzo mi fa questo effetto.

Le guance andavano a fuoco, i nostri occhi si incastrarono alla perfezione, il suo respiro caldo solleticava le mie labbra.

Volevo che mi baciasse: si
me ne sarei pentita amaramente: certo
me ne importava in quel momento: ovviamente no

Improvvisamente a interrompere quel momento magico furono le porte dell'ascensore e la vocetta fastidiosa che annunciava la fine della salita.

Eren si scanso rapidamente da me e io rimasi a fissarlo imbambolata per qualche secondo,

che cosa era appena successo?

Cercai di sviare quell'imbarazzo appena creatosi chiedendoli dove si trovasse l'ingresso tra tutti quelli che c'erano.

Lui mi indicò la penultima porta a destra.
La raggiunsi velocemente, l'immagine di lui delle sue labbra così vicine alle mie era ancora impiantata nella mia mente.

Ero davanti alla soglia della mia nuova casa bussai ed varcai l'ingresso pulendomi le scarpe sullo zerbino, classico con una comune scritta "Welcome".

Mi sedetti su una pedana che divideva la parte dell'accesso da tutto il resto dell'appartamento.

Era molto bello è semplice.
Il colore che dominava era il blu.
Appena entranti un mobiletto scuro fungeva da poggia cianfrusaglie, dove i ragazzi avevano adagiato chiavi, buste di ricevute, portapenne pacchetti di fazzoletti e robe varie.
Sopra al mobile un grande specchio prendeva la scena sul muro. Sui suoi angoli piccoli postist ricordavano ai coinquilini i diversi impegni come: J oggi tocca a te lavare i piatti, o domani alle 21:30 c'è la serata al Humphrey Bogart.
Solcato l'ingresso un grande open space mi si paro di fronte, un salotto delizioso e riccamente decorato salto subito ai miei occhi.
Due divanetti e un paio di poltrone foderate di un tessuto bianco con ghirigori neri con davanti un tavolino e una TV al plasma molto grande.
Ah e non scordiamoci del grande stereo che occupava mezza parete laterale.
Accanto un infisso conduceva ad un bagno fornito anche di lavanderia, con tanto di asciugatrice.
Wow
Tornando in salotto spostandosi un po a sinistra un piccolo tavolo con quattro sedute era situato vicino ad una finestra, e sopra c'era il classico cesto di frutta.
Infine una grande piano cottura con isola concludeva l'angolo giorno.
All'angolo notte ci si arrivava attraversando un corridoio, cinque porte dividevano la stanza principale, quattro camere e un altro bagno fornito questa volta di vascadoccia per rilassarsi con un bel bagno rilassante la sera.