Parte Quindici

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Mare in tempesta.
Ecco la sensazione che sentiva Harry.
Si era svegliato in un comodo letto, con il suo bel principe che lo teneva stretto e con una bella serata alle spalle.
Ma quando sai che una cosa deve accadere per forza fai fatica a goderti il resto.

Il vento soffiava violento verso riva. L'alba era passata da poco e il nostro sirenetto guardava l'orizzonte e per la prima volta lo trovó vuoto.
L'orrizzonte, la linea senza fine che tutte le persone si incantano a guardare in realtà Harry sapeva che non esisteva veramente.
Era un qualcosa che ci costruiamo nella testa.
Per ogni persone l'orizzonte assume un significato differente. Il tanto amato odore di salsedine è forte nell'aria e Harry cerca di respirarne il più possibile.
L'orizzonte è un confine che ognuno di noi si impone.

I confini si sorpassano ma i limiti si rispettano.

E il riccio non era più tanto sicuro di quale dei due fosse per lui quella linea lontana.

Sapeva solo che sia sorpassandolo, sia rimanendo da questa parte per lui c'era un inevitabile precipizio.
Doveva risolvere quella situazione al più presto.
Entró in acqua e nonostante il gelo avanzó fino a quando le onde non lo colpirono fin sopra le ginocchia.

Prese fiato e fischió. Emise un fischo proprio come aveva fatto Liam quel giorno.
Niente. Impanicato avanzó e fischió un'altra volta.

In mezzo ai flutti in lontananza vide un pesce. Un pesciolino che nuotava animatamente verso la sua direzione.
Emise un sospiro di sollievo e istintivamente sorrise nel rivedere Nial.

Il suo raggio di sole. Il suo piccolo amico era tornato. Ogni tanto Harry desirava che anche lui potesse trasformarsi in una persona, in questo modo avrebbe potuto abbracciarlo...

<<Harry?! Harry che ci fai qui? E o per tutti gli dei quelle sono GAMBE?! >>

<<Nial sono desolato di essere sparito così all'improvviso non volevo farti preoccupare... E si uhm queste sono gambe... >>

<<No uhm non puoi essere Harry. >> balbettó incerto il pesce <<il mio amico Harry è giù in fondo al mare. >>

Occhi versi si avvicinó al pesce e gli accarezzó il muso <<Ma che dici sono sempre io. >>

Nial nuotó più in là <<No è impossibile. Ti ho visto ieri a palazzo mentre aiutavi le tue sorelle per il ricevimento di Tritone. Non puoi essere qui! >>

E improvvisamente Harry capì. Capì cosa ci avesse fatto Ursula con la sua coda e del perché nessuno era venuto a cercarlo.

Un brivido gli corse giù per la schiena e inizió a muovere la testa impanicato <<Oh no. O dio no no no no>>

Come aveva potuto essere così stupido da non pensarci?

<<Nial ascoltami. Ho fatto un patto con la strega del mare>> il pesce fece una smorfia spaventata << e mi ha dato le gambe in modo che io potessi salire in superficie. In cambio io beh-si insomma io le ho dato la mia coda. >>

<<Tu che cosa?! >> Harry guardó in basso.
Dio se lo meritava, era stato un totale deficiente.

<<Tu sei completamente fuori di testa? Le hai dato la tua coda!? Mio dio Harry avrebbe potuto farci qualsiasi cosa. Avrebbe potuto bruciarla come avrebbe potuto->> il suo tono caló mentre realizzava <<avrebbe potuto rubare la tua identità... Cazzo>> Nial sospiró <<Non eri tu quello che girava a palazzo vero? Era Ursula che ha preso le tue sembianze. >>

Il respiro di Harry aumentó notevolmente. Annuì velocemente e si passó una mano tra i capelli. Se Ursula era entrata a palazzo il suo intento era chiaro
<<Mi dispiace. Nial ti giuro che non sapevo quali fossero le sue intenzioni. Dobbiamo avvertire mio padre è in pericolo e>>

Il canto della mia dolce sirena (LARRY) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora