13. Cose sempre più inaspettate.

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Ritorno a casa.
Io:"Sono a casa."
Dico sfinita.
Jimin:"Oggi hai lavorato?"
Io:"Si."
Jimin:"Che hai fatto? Rapine? Hai venduto droga? Ucciso qualcuno?"
Io:"Niente di tutto ciò."
Jimin:"Allora cosa?"
Io:"Oggi sono entrata nel mio ruolo di detective. Ho risolto un altro caso."
Dico andando verso il soggiorno. Lui mi segue.
Jimin:"Di che si trattava?"
Io:"Da quando t'interessa?"
Jimin:"Non ho nulla da fare." Sospiro. Mi siedo sul divano e la stessa cosa fa lui.
Io:"Hanno ucciso il nostro prete."
Il suo sguardo diventa serio.
Jimin:"Che cazzo dici?!"
Io:"Hanno ucciso il nostro prete."
Ripeto.
Jimin:"Ho capito cosa hai detto. Chi è stato?"
Io:"Non lo conosci."
Jimin:"Dimmelo lo stesso."
Io:"Jimin, da oggi ho parlato di questo caso trecento volte, basta. Ne ho le palle piene. Per favore adesso lasciami in pace. Vai in centrale e fatti spiegare se sei tanto curioso."
Lui mi guarda offeso.
Mi alzo dal divano e me ne vado.
Sono stanca, e quando lo sono, loro non lo capiscono mai.
Salgo di sopra. Entro nella mia stanza.
Mi tolgo i tacchi e lancio da qualche parte la borsa.
Mi butto a peso morto sul letto.
Cazzo che stanchezza.
Dovrà essere per i lavaggi.
Il dottore mi ha detto di non fare molti sforzi sennò perdo le forze... ma non l'ho ascoltato.
Chiudo gli occhi e mi godo il silenzio.
Sento la porta aprirsi.
"Oh, sei tornata?"
Annuisco.
Jungkook:"Hai risolto il caso?"
Io:"Si. È stato abbastanza difficile da capire."
Jungkook:"Beh, onestamente è stata una domanda stupida. Tu risolvi tutti i casi."
Io:"Hai ragione. Una donna più intelligente di me non esiste."
Lo sento ridacchiare.
Sento il materasso scendere, segno che si è seduto.
Jungkook:"So che sei stanca... ma vorrei chiederti un favore."
Apro gli occhi e mi metto a pancia in giù.
Io:"Dimmi." Dico curiosa. Lui si alza dal letto e si inginocchia a terra. Adesso stiamo faccia a faccia.
Jungkook:"Potresti non togliere più la fede?"
Dice mostrandomi la mia fede.
Distolgo lo sguardo.
Mi toglie i guanti.
L'ho tolta prima di mettere i guanti.
Prende la mia mano sinistra e mette la fede.
Da un bacio sopra.
Lo guardo.
Jungkook:"Me lo prometti che non la togli più?"
Io:"Non so se manterrò la promessa." Dico girandomi. Adesso guardo il soffitto.
Lui sospira.
Si avvicina a me e si sdraia, poggia la testa sul mio seno.
Non riesco a trattenermi alla tentazione di accarezzargli i capelli.
Io:"Dov'eri?"
Jungkook:"Giocavo a Black Jack con Yoongi e Jin."
Io:"Di solito distribuisco io le carte, adesso chi l'ha fatto?"
Jungkook:"Taehyung."
Io:"I miei bambini? Dove sono?"
Jungkook:"Oggi si sono sfrenati troppo. Brian è tornato a riprendersi Isabell qualche ora fa. Ho chiesto dove tu fossi e mi ha detto che eri rimasta in chiesa."
Annuisco.
Jungkook:"Comunque stanno dormendo adesso. Ma è un pisolino di mezz'ora. Tra poco si sveglieranno e vorranno giocare di nuovo. Devo far studiare Artemis però. Tra due giorni ha le lezioni."
Io:"Pianoforte?"
Lui annuisce.
Io:"Chi è il maestro?"
Jungkook:"Per adesso Yoongi." Dice divertito.
Sorrido.
Jungkook:"Invece, il suo vero maestro si chiama Frank Lee."
Io:"Lee se non sbaglio è un cognome inglese, vero?"
Lui annuisce.
Jungkook:"Sì. Ha uno strano accento inglese quando parla. A volte non capisco cosa dica. Il suo inglese è strano."
Io:"Certo. L'Inghilterra e l'America sono due paesi divisi da una lingua comune. L'inglese britannico e l'inglese americano differiscono non solo a livello di fonetica e lessico, ma anche di ortografia. Per esempio, per i verbi che terminano con -ize o -ise, l'inglese americano usa la prima forma mentre quello britannico la seconda."
Jungkook alza la testa per guardarmi.
Io:"Cosa c'è?"
Jungkook:"Ci credi se io ti dicessi che non ho capito un cazzo di quello che mi hai detto?"
Mi esce mezzo sorrisetto.
Io:"Sì, ci credo. Tu sei troppo ignorante."
Jungkook:"Di fronte a te, sì. Lo sono eccome."
Io:"Dai, non esagerare. Stavo scherzando."
Jungkook:"Talmente della troppa intelligenza che hai in quella testa, potresti venderla a prezzi sbalorditivi." Ridacchio.
Io:"Non è intelligenza, è solo volontà. Tutti siamo intelligenti se ci mettiamo la volontà. Io osservo, percepisco e deduco. Se devo studiare non perdo tempo a farlo. Sono stata cresciuta così. A scuola ero una studentessa modello, proprio come Ji-hyun."
Jungkook:"Appunto... tu hai minacciato
Ji-hyun di diventare bravo come te."
Rido.
Io:"Non l'ho minacciato. Gli ho solo dato dei consigli di come fare per bene lo studente. Poi erano cavoli suoi se mi dava retta oppure no."
Jungkook:"Ji-hyun però vorrebbe che noi andassimo ad un incontro scuola famiglia, non ci andiamo mai..."
Io:"Già sappiamo cosa hanno da dire di nostro figlio, che ci andiamo a fare?"
Jungkook:"Per far contento lui."
Io:"Quand'è?"
Jungkook:"Dopodomani."
Io:"Va bene. Non prenderò nessun impegno."
Jungkook:"Neanche io."
Eseguiamo qualche minuto di silenzio, ma non imbarazzante.
Sospiro.
Io:"Allora... adesso puoi dirmi cosa sta succedendo ai miei figli?" Sta per qualche secondo in silenzio ma poi inizia a parlare.
Jungkook:"Ji-hyun è in depressione, è dallo psicologo da quattro mesi ma non parla. Lo psicologo non sa più cosa fare. Artem rischia la vita, ha una forte tubercolosi, quando crescerà potrebbe morire giovane... e Artemis ha una malattia nel sistema nervoso, per questo è sonnambula, ha le paralisi del sonno e anche le crisi mentali, come te."
Rimango senza parole.
In un solo fottuto anno sono successe così tante cose brutte?
Io:"Perché Ji-hyun è in depressione?"
Jungkook:"Da quelle poche cose che mi racconta ho capito che è un po' per tutto. Per noi, per quello che è successo a te, ma in primis per il futuro di lui e Jade."
Io:"Cosa?"
Jungkook:"Jade, parliamoci chiaro. Jade e
Ji-hyun non possono avere un futuro. Sono cugini. Se volessero avere figli... cioè, come dire..."
Io:"Non possono averli. Anche se li avrebbero non uscirebbero di certo sani di mente."
Jungkook:"Esatto. Perché far vivere una vita ad un bambino con delle malattie quando si può evitare? Il bambino soffrirebbe solamente ma nella vita non farà nient'altro che essere malato."
Sospiro.
Io:"Perché si sono lasciati?"
Jungkook:"Non lo so. Mi ha detto solo che si sono lasciati, nient'altro."
Io:"La tubercolosi di Artem potrebbe essere colpa mia."
Lui alza e poggia la testa sul suo cuscino.
Si gira sul fianco e così faccio anche io.
Jungkook:"Perché dovrebbe essere colpa tua?"
Io:"Perché da piccola ne soffrivo anche io ma non come Artem. La mia era leggera e curabile, ebbi anche un'operazione per salvarmi del tutto."
Jungkook:"Perché non me l'hai mai detto?"
Io:"Ormai era acqua passata... non ci pensavo neanche più. Me l'hai ricordato tu adesso parlandone. E poi ero piccola, non ricordo chissà che."
Jungkook:"Beh comunque non credo che sia colpa tua."
Io:"Invece si. Anche con Artemis. Ha le mie stesse malattie, solo che io non sono sonnambula. Ho le crisi mentali e le paralisi del sonno, gravi malattie che invadono il sistema nervoso del cervello, dovuto dallo stress. Perché mai Artemis dovrebbe essere stressata? È una bambina. È colpa mia."
Jungkook sospira.
Io:"La vita di tutti e tre è in pericolo, dunque."
Lui annuisce.
Io:"Perché sono successe così tante cose mentre io ero in coma? Non potevano succedere quando ero sveglia? Così almeno avevano anche un appoggio materno. Anzi, la cosa migliore, non potevano non succedere?"
Lui si avvicina a me e mi abbraccia.
Jungkook:"L'unica cosa che dobbiamo fare, è salvarli. Uno per uno. Dobbiamo usare tutte le nostre forze e dobbiamo salvare la vita a tutti e tre."

My euphoria, 3. JkDove le storie prendono vita. Scoprilo ora