chapter 5

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Erano finite le lezioni di quello stesso giorno e Micheal camminava con passo spedito per il corridoio, passò davanti in varie aule ed era strano vederle vuote anche se erano le 4 del pomeriggio, passò davanti a quella di filosofia, di geografia e poi si trovò davanti all'aula di musica che al suo interno c'era ancora il prof, Micheal bussò alla porta e il prof vedendolo sorrise e lo fece accomodare

" a qual buon vento ti porta qui signor Petermane?"

Disse il prof mentre si sciocciava le nocche

"Nulla di particolare maestro, volevo soltanto chiedere una domanda"

Il prof li fece cenno di continuare a parlare

" per lei l'arte può diventare una forma di razzismo? Nel senso che se pratichi l'arte vieni discriminato?"

Il prof dopo aver ascoltato attentamente la domanda disse

" per sfortuna mio caro nel corso dei nostri anni tutto può essere un razzismo o qualcosa fuori dall'ordinario, prova a pensare gli anni del fascismo, li esistevano due tipologie di arte,  l'arte che andava bene hai tedeschi e l'arte degenerata, che veniva violentata e insultata dalle persone di quell'epoca,  l'unica cosa che si può fare è quella di stare con persone della stessa pasta, nulla di più, non si può convertire il male al bene, bisogna solo sopportarlo"

Era la prima volta Micheal sentiva la parola "arte degenerata" , in quel momento gli era cominciato a frullare in testa dei pensieri che non erano ancora nitidi, il prof per sdrammatizzare del silenzio disse

" visto che sei bravo a suonare ti vorrei lasciare il clavicembalo aperto per te"

Micheal per l'imbarazzo rifiutò ma il prof insistette

" signor Petermane, lei ha un grande talento come pianista e forse anche con la voce, quando parla sento che le sue corde vocali non sono normali, da l'idea di una voce soprano, nel senso che ha una voce acuta"

Il prof si avvicinò alla porta e si girò verso il ragazzo

" io starò qui fuori lasciando la porta un leggermente chiusa, così nessuno ti infastidisce"

Il prof uscì lasciando una piccola fessura per vedere all'interno, Micheal un po' a disagio si sedette, si tolse la giacca mettendola per terra vicino hai piedi, chiuse lo spartito per non annebbiare i sensi e cominciò prima a suonare e poi a cantare, prima iniziando con la stessa identica parola facendo delle note più alte con la voce, rimase a testa bassa mentre cantava, non sentì più le mani e sembrava che la sua voce fosse sdoppiata, li di fuori dell'aula il prof era intento ad ascoltarlo e non aveva sbagliato su quanto era bravo a cantare, in quel momento vide in fondo al corridoio il gruppo degli " scalda sedie " e si avvicinò a loro

" signor Castiglioni, venga un attimo con me, devo farle vedere una cosa"

Mark confuso fece fermare un attimo il gruppo e il prof lo portò davanti alla porta

" credo di averti trovato un tuo simile, guarda e ascolta"

Disse indicando la fessura, lui guardò dentro e vide Micheal che in quel momento stava cantando con voce molto alta, ad occhi chiusi, con la faccia rivolta verso lo spartito chiuso, Mark rimase stupito e disse sussurrando

"Deus meus lo conosco quel ragazzo"

il prof si girò a braccia incrociate

" è uno del tuo gruppo?"

" no, non lo è,  l'ho conosciuto oggi, per caso"

Disse mark con gli occhi incollati sulla porta

" hai visto delle potenzialità su di lui prima?"

"Ho visto soltanto che era molto attirati dalla filosofia, nient'altro e adesso, lo vedo cantare, mi vengono i brividi"

Disse Mark con fare sorpreso, poi risentì la voce di Micheal che lo aveva stregato, la sua voce era neutra, non era maschile né femminile, dava un tocco di mistero che mancava al suo cerchio, improvvisamente il prof disse con fare confidente

"Non pensi che sia in momento di far entrare qualcun'altro nel vostro club, il signor Petermane è molto simile a voi, io ci farei un pensiero"

Mark si staccò dalla porta, andò nel suo gruppo e disse che in dormitorio dovevano parlare, nel frattempo Micheal aveva finito di suonare e il prof era entrato battendo le mani, complimentandosi con lui e della sua bravuta, Micheal era visibilmente stanco e quindi decise di andare nel suo dormitorio, salutò il prof e si incamminò verso la camera, intanto Mark e i suoi compagni di stanza entrarono e lui esplose da tutta l'adrenalina che aveva in corpo

" non avete idea che cosa ho sentito e visto in quella stanza"

Il ragazzo bruno mentre si stava cambiando disse con fare scherzoso

" fammi indovinare, hai visto di nuovo Sergio e la bibliotecaria fare sesso?"

" no Ferdinand, pervertito schifoso, per prima cosa sei stato tu a fare iniziativa portandoci in quella stanza dove si sentiva quella oscena orchestra, secondo, avete presente il ragazzo che sta mattina aveva suonato la sinfonia di Beethoven?"

I ragazzi annuirono,  il ragazzo dalla pelle scura disse mentre era seduto sul letto

" stai parlando di quel ragazzo riccio, magro come una candela e vestito di tutto punto?"

" Esatto Davide, sto parlando di lui, il prof di musica mi ha fatto sentire la voce più bella che si può sentire, quel ragazzo ha una voce sublime e quando faceva le note alte era una sensazione strana, mi era venuta la pelle d'oca ed è raro che mi capiti"

I due si guardarono con aria scettica e Davide disse

" non pensiamo che può essere uno dei nostri, bhe si, è bravo a suonare ma non c'è altro"

Mark sorrise pieno di adrenalina e disse

" no ragazzi vi sbagliate, è perché non lo avete sentito cantare, ve lo giurò che vi verranno i brividi se lo ascoltate"

Tutti e tre si guardarono e poi Ferdinand disse

" vediamo domani come si potrà fare con questo ragazzo"

" non possiamo fare stasera la prova?"

Disse mark, Ferdinand sbarrò gli occhi e disse mentre si stava anche lui vestendo

" sen delisin! No, scordatelo, oggi sono anche stanco e credo che lo sia anche Davide e te"

Mark fece mente locale

" hai ragione oggi siamo tutti stanchi, meglio domani"

Davide dopo aver messo le scarpe uscì dalla stanza dicendo a Mark mentre si stava vestendo

" ti conviene far veloce, stiamo per cenare, flytte nu!"

Lui chiuse la porta e si diressero verso la mensa, le ore passarono fino a quando non arrivò un altro giorno, che sarebbe stato diverso per tutti

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