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Anche quella notte giunse al termine, finita con il divertimento e la follia.
I due "fidanzatini" erano ritornati dopo vari minuti ed avevano continuato a festeggiare, finché il sonno non prese il sopravvento a tutti.
La mattina che seguì si svegliarono alle prime luci dell'alba, dovendo sgomberare la loro roba nelle camere.
Alla fine si salutarono tutti con le valigie piene di vestiti, libri e bottiglie.
Prima che si lasciassero, Mark diede di nascosto a Micheal un foglietto di carta con scritto il suo numero di casa, e lui promise che lo avrebbe chiamato.Mancava una settimana al ritorno all'università e loro due si erano sentiti ogni sera in modo costante.
Micheal riusciva a rubare per un paio di ore il telefono fisso per chiamarlo e parlavano tutto il tempo che avevano a disposizione.
Quella piacevole routine aveva smesso di continuare quando tornarono dentro hai cancelli di Canvard.
Quel giorno era molto particolare: le lezioni duravano poco e c'era molto più tempo per sé, forse per la stanchezza del ritorno all'università.
Nella prima parte della giornata Micheal aveva passato le lezioni normalmente, aveva rincontrato i suoi compagni di stanza e alcuni del gruppo degli scalda sedie, ma non vedeva o sentiva la presenza di Mark.
Anche se in modo indifferente, lo cercava nei corridoi affollati del cambio ora e nei posti dove lui frequentava di più, ma nulla.Finché, quando era nella sua stanza, vide una lettera sotto alla porta, con il suo nome scritto in bella calligrafia.
Aveva capito subito che fosse di Mark, lui scriveva alcune lettere in modo differente, la M era scritta con tre stanghe.Mentre la leggeva, alcuni dei suoi coinquilini lo osservavano di nascosto.
Subito dopo Micheal cominciò a mettersi le scarpe velocemente."Adesso dove vai?"
Disse Vincenzo facendo il finto indifferente.
" Vado in biblioteca."
Disse per poi uscire subito dopo, gli altri nella stanza si guardarono con sguardo strano, sapendo che lui stava mentendo.
Ed era così.Micheal si era fiondato nel salottino degli scalda sedie, dove l'unica persona che c'era era Mark, dove passarono il pomeriggio insieme.
Lui aveva convinto tutti quelli del gruppo a lasciare il salotto libero, con la scusa che doveva fare una sessione di studio con Micheal.Invece di avere la testa incavata nei libri, loro erano distesi sul divano coperti da una coperta rossa, che faceva risaltare le loro pelli chiare. E lo pensava siceramente Mark.
Lui era con la schiena appoggiata al poggiolo del divano e Micheal aveva la nuca posta sul suo stomaco. Si intrecciavano le dita delle mani l'uno all'altra e rimanevano a fissare che figure venivano create.
La stanza aveva all'interno pochi rumori, tra questi quello dei corpi che facevano attrito con le coperte e il vinile che girava senza musica.
Quel silenzio così particolare aveva portato Micheal a fare una domanda fatidica:" Quando hai capito che ti piacciono i maschi?"
Disse rivolgendosi a lui.
Mark gli si era irrigidito tutto il corpo, per un'istante la sua pelle era diventata fredda e dura come il marmo."Perché questa domanda?"
Disse con voce calma.
"Ognuno ha una storia molto differente e vorrei sapere la tua."
"La risposta non potrebbe essere che mi piacciono le persone per come sono?"
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{ god save the queen }
Hayran KurguLa storia travagliata di un ragazzo che frequenta un'università prestigiosa, dove il buon comportamento è la disciplina sono il pane quotidiano di uno studente, ma per fortuna o per sfortuna queste regole verranno infrante da dei personaggi particol...