capitolo 76-sollievo finale

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È passato altrettanto tempo da quando ci siamo lasciati e beh....sono successe molte cose, lasciate che vi spieghi.
All'ospedale ho perso tre cose principalmente: la calma, la speranza e il fiato.
La calma, perché ero stata sottoposta a grandi quantità di stress.
La speranza, quando ho visto Scott andarsene con Deucalion
Il fiato, perché Derek, nonostante i tentativi, non si risvegliava, ma ecco, che proprio quando stavo per crollare in un pianto disperato, si sveglia.
Ho perso il fiato perché avevo paura che ci lasciasse, avevo paura, paura di perderlo.
Sapevo di avergli detto delle cose poco carine, ma in quel momento ero preoccupata per lui, con il fiato sospeso, con l'ansia che mi divorava, così come Stiles.
Derek si era svegliato finalmente e una volta cosciente, è andato dagli altri, con cui è "scappato", Io e Stiles siamo rimasti lì, dato l'intervento della polizia, e quando essa è arrivata, il mio ragazzo ha riconosciuto da subito un uomo: il padre di Scott.
Da subito mi è risultato antipatico, viste le battutine poco piacevoli che faceva.
Ci ha fatto delle domande, poi siamo andati a casa Argent, e ai proprietari abbiamo detto che il loro cognome era stato scritto a caratteri cubitali sulle porte dell'ascensore dell'ospedale.
Loro sono andati, dopo aver fatto dei ragionamenti logici, al vecchio caveau insieme ad Isaac.
Purtroppo, però, le cose sembrano essere andate male, dato che dopo aver spiegato tutto a Lydia, siamo andati a scuola, ed è proprio lì che abbiamo saputo che Chris Argent era stato rapito dal darach.
Pensavamo di aver perso.
Pensavamo che fosse tutto perduto, che non avremmo mai vinto.
Pensavamo che sarebbero morti, che tutti sarebbero morti.
Ed è questo che causò un attacco di panico a Stiles.
Io avevo i battiti accelerati, un po' per la paura, un po' per l'agitazione, un po' per la tristezza e un po' per la rabbia.
Mi sentivo sull'orlo di una crisi nervosa.
Mi mancava il respiro.
Mi sentivo impotente, completamente incapace di salvare la situazione.
Trattenevo le lacrime per non far stare peggio Stiles o per non far preoccupare Lydia.
Velocemente ci siamo spostati dal corridoio agli spogliatoi, dove Stiles si accasciò al suolo.
Io non riuscivo a stare ferma.
Scoppiai a piangere, mi tremavano le mani e non riuscivo a formulare una frase senza balbettare o dare a essa un senso logico.
Il mio cervello sembrava disconnesso, come se avesse avuto una mente anch'esso e che non si interessasse più a mantenermi in vita, ma che pensasse solo a sé stesso.
Lydia ha cercato di farci calmare, fallendo.
Mi aveva detto di baciare Stiles, così da fargli passare l'attacco di panico, e funzionò.
L'ho baciato e si sentì molto meglio, tuttavia, io non provavo lo stesso.
Ma dovevo essere forte.
Sono andata in bagno, dove mi sono rinchiusa a piangere, e dopo 20 minuti buoni, sono uscita, cercando di non far notare i miei occhi rossi di pianto.
Subito dopo siamo andati dalla consulente scolastica, la Morell, che stranamente era in ritardo.
C'era l'ex migliore amica di Heather lì ad aspettare il suo turno.
Abbiamo trovato il mio fascicolo e quello di Lydia nel suo cassetto, abbia dato una sbirciata, trovando all'interno uno dei disegni su quell'albero, realizzando che era sempre lo stesso.
Stessi dettagli, stessa quantità di rami, erano identici!
Ma forse, non era la parte visibile sopra la terra, ma sotto.
I rami erano radici, radici del Nemeton, raccontatoci da Derek.
Siamo andati da Deaton per aiutarci a trovare il Nemeton.
Ci potevamo riuscire, ma non sarebbe stato facile.
Dovevamo entrare in una vasca con dell'acqua gelata, così da morire per qualche secondo e sacrificarci al posto dei nostri genitori.
Ci dovevamo procurare qualcosa che ce li ricordasse.
Stiles ha preso un distintivo, Scott un orologio, Allison una pallottola d'argento e io una sua foto.
C'era solo lui ritratto.
Era il suo compleanno e io, mia madre e mia sorella avevamo deciso di fargli una sorpresa.
In quel periodo aveva sempre tanto da fare con il lavoro, ma riusciva comunque a trovare un po' di tempo per noi.
Volevamo che passasse una giornata indimenticabile, e così successe.
Quel giorno l'ho visto spensierato dopo mesi.
Quella foto lo ritraeva poco prima che spegnesse le candeline sulla torta di compleanno.
Avevamo deciso di stampare quella foto, così che ci ricordassimo per sempre quanto era stato felice.
Una volta tornata alla clinica veterinaria insieme a mia sorella, mi feci prendere involontariamente dal panico e dall'ansia.
Avevo paura che dopo essere morta, non sarei più tornata in vita.

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