4. A spasso per Londra

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Francesca era felicissima e lo ero anche io. Se per me era colmare una curiosità, quel viaggio, per mia sorella, significava davvero realizzare un sogno.

Avevamo passato alcune notti a studiare e fantasticare sugli itinerari, eravamo entusiasti di ciò che ci aspettava in quella capitale, dove avremmo avuto il piacere di soggiornare per un mese intero.

A Londra ci perdemmo tra i monumenti, le strade, i musei e i palazzi. Facemmo tantissime fotografie: lei, così solare nei suoi leggeri abitini larghi, quasi fanciulleschi, che faceva le smorfie o immensi sorrisi all'obiettivo; io, fotografato spesso alle prese con traduzioni simultanee di cartelli stradali, locandine, menù e persone, le rivolgevo, tramite la fotocamera, sorrisi ora imbarazzati, ora di sincera felicità per l'esperienza che stavamo vivendo; nelle foto in cui stavamo insieme la tenevo stretta a me, mi stampava baci sulla guancia, mi cingeva i fianchi come io le spalle ma ridevamo tantissimo; poi, ovviamente, c'erano le foto ai monumenti, ai simboli di Londra, fatte tutte da lei, da angolazioni che offrivano inquadrature insolite ma spettacolari e uniche.

Lì, con me, aveva dimenticato i dispiaceri degli anni scolastici ed era finalmente se stessa così come lo era sempre stata nella nostra soffitta.

A volte, passavamo giornate spensierate in lunghe passeggiate nei parchi, oppure oziavamo nelle sale da tè guardandoci attorno ed osservando gli altri turisti e i veri londinesi o semplicemente le ricche signore che sorbivano il tè immerse nei loro pensieri senza tempo, forse ripensando alla loro giovinezza o a quella Londra fatta di ombrellini di seta e vestiti chiari e pomposi di dame spesso bigotte ma così regali, sofisticate ed eleganti.

Facemmo qualche giro per le strade che hanno ispirato tanti libri e film, in quei luoghi tornavamo noi indietro nel tempo a immaginarci e raccontarci scene di libri quali "Lo strano caso del Dr. Jekyll e Mr. Hide", "Il ritratto di Dorian Gray" e tanti altri capolavori letterari, senza dimenticarci di passare sotto casa di Dylan Dog e nel quartiere di ispirazione per le sceneggiature cittadine di Peter Pan.

Visitammo i campus delle università a cui Francesca ambiva, lasciammo in ognuna di esse la domanda di iscrizione: da sempre sognava distese di prati sui quali chiacchierare e studiare con le amiche; trascorrere serate nei pub; immergersi in un'altra cultura dove nessuno sa chi sei; voleva imparare bene l'inglese, studiare in immense biblioteche dove poteva trovare ogni libro sorseggiando tè alla luce delle lampade d'epoca; vivere in una camera da condividere con una compagna e ricevere, orgogliosa, i suoi genitori per portarli a fare un tour del campus.

Era affascinante andare al di là dei luoghi più visitati e scoprire stradine nascoste dove la vita di Londra scorreva tranquilla, lontana dal caos dei turisti, oppure farci un giro nella campagna inglese, a respirare l'aria umida della brughiera con quelle immense distese di erba e fiori selvatici punteggiate dal manto bianco delle pecore al pascolo.

Volevamo approfittare di vari paesaggi, perché ridurci solo a semplici turisti ci sembrava proprio uno spreco e non era da noi. Ecco perché avevamo progettato tutto nei minimi dettagli.

Ma poi, accadde l'imprevisto.

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