11. Mary

226 13 2
                                    

Conclusa la telefonata con Mary, tornai nella sala d'aspetto e spiegai la situazione alle due candidate, che si guardarono con un misto di sfida e pacatezza. In quel frangente, Julia sorrise imbarazzata, immaginai stesse pensando che, contro una che sembrava uno squalo in gonnella, era difficile vincere.

Dopo qualche ora mi telefonò Mary, incapace di trattenere la sua curiosità e impossibilitata a scendere da me nell'immediato.

"Allora, come sono le donzelle?"

"Le guarderò meglio e te lo farò sapere"

"A chi vuoi prendere in giro? Non esiste uomo che non guarda due signorine... Sono carine?"

"Come ti dicevo prima, sono opposte, sul piano fisico e nell'atteggiamento, ma sono gradevoli... almeno alla vista"

"Come sono vestite? Come ti sembrano?"

"In poche ore che vuoi che ne sappia?" e risi sommessamente ripensando all'incontro ravvicinato con Julia, che subito raccontai alla mia interlocutrice.

Anche Mary rise "Poverina! Mi sta già simpatica!"

"Dai, ora lasciami lavorare e torna al lavoro anche tu"

"Ok ok, ma nel pomeriggio passo a dare un'occhiata al tuo nuovo ufficio"

"Non hai mai avuto interesse per gli uffici..."

"Sono curiosa di vedere le tue nuove tende"

"Si si, magari anche nuovi volti, scommetto"

"Chissà..."

"Ti va di andare a pranzo insieme?"

"Certo, così mi aggiorni sulle vacanze natalizie. Andiamo al solito posto?"

"Sì, ma ora smamma dalla mia linea telefonica!"

A pranzo, nella nostra tavola calda preferita, Mary mi raccontò che a Natale era tornata con il suo ragazzo, il loro era un rapporto tira-e-molla al quale ero abituato; le raccontai di come avevo visto stressati Francesca e John e della chiacchierata fatta con mio padre in soffitta.

Mi guardò per qualche attimo, poi sorrise incoraggiante "Un giorno guarirai"

"Lo spero, non riesco ad affezionarmi più a nessuna donna se non per amicizia", la guardai, non c'era bisogno di specificare che stavo parlando di lei "Appena vedo che vogliono di più... scappo"

"Secondo me, ancora non hai incontrato la donna giusta... e zitto, non dirmi che è Francesca"

Sospirai e guardai il contenuto del piatto che avevo davanti.

Per tirarmi su assunse un'aria dittatoriale "Alex, sabato non prendere impegni, sei invitato a pranzo da noi!"

"Vengo volentieri!"

Mary era la mia migliore amica, le raccontavo tutto; la conobbi il primo giorno di lavoro a New York e subito mi fece sentire a mio agio. La nostra era un'amicizia uomo-donna di quelle sane e bellissime, senza alcuna attrazione fisica, senza malizia, avrei potuto essere donna o lei uomo, sarebbe stata la stessa cosa. La sua famiglia era anche la mia, mi avevano come adottato, mi invitavano spesso da loro: la madre stravedeva per me, mi viziava con la sua cucina e spesso mi mandava maglioni fatti all'uncinetto, un gesto tanto da vecchia-nonna ma altrettanto premuroso; il padre mi chiedeva spesso consigli su tutti i più svariati campi; i suoi 4 fratelli mi consideravano un fratello maggiore. L'unico a non sopportarmi (e la cosa era reciproca) era il ragazzo di Mary, Billy, il perché è semplice da capire, non solo andavo a genio a Mary ma a tutta la sua famiglia, e lui ne era come geloso, ovviamente.

Il sabato successivo passai tutta la giornata con Mary e la sua famiglia: oltre a mangiare tantissimo giocai a football sul prato con i suoi fratelli e chiacchierai con i suoi genitori di come organizzare al meglio il giardino per la primavera, non era il mio campo ma loro ci tenevano alla mia opinione sul lato estetico della cosa, si fidavano del buon gusto italiano. Al crepuscolo, quando andai via, sorridevo tra me e me in auto: sì, potevo farcela ad essere felice, non ero solo.

Il Fiore SbocciatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora