La pasticceria all'angolo della strada, difronte agli uffici della mia azienda, era molto "raffinata": elegante, luminosa e lussuosa, esponeva banconi colmi di pasticcini, torte, biscotti e cupcakes su vassoi dorati; i camerieri avevano lo smoking con tanto di fiore bianco all'occhiello e le cameriere sembrano hostess di voli in prima classe nelle loro divise blu scuro e camicie bianche immacolate con un foulard blu al collo; i tavoli era ricoperti da tovaglie di filato delle Fiandre sulle quali trionfavano vasi di cristallo contenenti gigli dai colori pastello; le sedie, morbide e comode, avevano le imbottiture ricoperte di velluto.
Ci servirono il tè in tazze di porcellana finissima, decorate con ghirigori eleganti, e dei biscotti friabili multi-gusto dalle forme slanciate in piattini della stessa porcellana.
Ma tutto quel lusso, per me, era esagerato: un'accozzaglia di materiali pregiati e diversi che aveva perso il senso di semplicità che, a volte, dona la vera raffinatezza; tutto era forzato, quasi pacchiano, falso, come la persona che avevo difronte.
Mentre il cameriere apparecchiava per noi, Cathie mi guardava con il viso inclinato e i gomiti poggiati al tavolino. Quel giorno indossava un tailleur-gonna bordeaux e una camicetta bianca che lasciava intravedere una biancheria di pizzo nera, il tutto sorretto da tacchi vertiginosi.
Appena il cameriere se ne fu andato, Cathie si sporse verso di me, sorrise e assunse quel suo tono seducente da pantera "Lo sapevo che, la tua, era solo una tattica: mi vuoi con te liberamente, senza che io sia tua diretta dipendente, per non correre rischi..." Allungò una mano sotto il tavolo e mi toccò la gamba.
Afferrai delicatamente il suo polso e le scostai la mano con discrezione, riportandola alla luce "No, è completamente fuori strada"
Si accigliò "Allora perché mi ha portata qui?"
"Voglio parlarle di alcune cose"
Si drizzò sulla sedia, le mani giunte sul bordo del tavolo "L'ascolto"
"Vorrei anche delle risposte perché... perché davvero non capisco"
Si mise subito sulla difensiva "Non sono tenuta a darle delle risposte, se non voglio. Di cosa si tratta?"
"Ho scoperto tutto, di Russel Liod e del virus. Cathie, perché l'ha fatto? Ha un buon stipendio, se aveva bisogno di un aumento poteva parlarne tranquillamente a Mr Honney"
I suoi occhi si oscurarono per qualche attimo, ma subito si riprese, negando tutto.
"Non c'è bisogno di negare, ho controllato la data e l'ora in cui il virus è stato installato: era in uno dei giorni in cui lei è stata in ufficio senza Julia ed io ero nella fabbrica di un cliente e poi..."
Mi interruppe e negò ancora fermamente, come una fanciulla innocente, all'improvviso assunse un'aria sorpresa e si portò la testa tra le mani come chi cercasse di ricordare qualcosa "Mr Neri, sa benissimo che nel suo ufficio entra tanta gente. Mi sembra di ricordare che, quel giorno... venne un fattorino, sarà stato sicuramente lui! Come ho fatto a fidarmi? Gli si erano straccati dei fogli, ero andata a cercare un raccoglitore da dargli... in quel momento certamente ha messo il virus! Non sa quanto sono mortificata! Ma sono sicura che possiamo rintracciarlo..."
"Smetta di inventarsi storie, non è necessario... Il virus è in un server che viene pagato dalla sua carta di credito"
Cathie si appoggiò allo schienale della sedia, improvvisamente incapace di trovare altre scuse.
"Mr Honney sa tutto e sta facendo preparare i documenti per il suo licenziamento, credo anche che la denuncerà. Anche io avrei tutto il diritto di farlo, ma volevo prima ascoltarla"
Mi guardò, improvvisamente la sua maschera di compostezza cadde nel silenzio della sconfitta, per la prima volta da quando la conoscevo vedevo crollare la sua aria di sicurezza. Trascorsero lunghi attimi di silenzio e poi, improvvisamente, confessò tutto "Lei non sa cosa significa amare senza essere ricambiati! Lei non sa cosa significa cercare giorno e notte un modo per farsi notare da chi cambia donna con la stessa facilità con la quale cambia cravatta!".
In tutta la sala i clienti ammutolirono, Cathie aveva alzato la voce di un'ottava e attirato l'attenzione.
Mi sentivo strano, non mi aspettavo questa sua apertura, questo suo crollo improvviso. Le parole che pronunciava mi sembravano surreali. Non sapevo cosa dire e come reagire. Provai solamente un'immenso moto di pietà per lei.
"Russel... Lo amo. Ero la stupida segretaria di un suo collega, mi ha portata a letto per qualche mese, mi sono innamorata di lui, mi trattava come una regina, ma poi mi ha lasciata, si era stancato di me... Capisce quanto mi sia sentita umiliata? Dovevo trovare un modo per fargli rendere conto che posso essere speciale per lui e c'ero riuscita! Lei non può capire quanto, in questi mesi, mi sia sentita importante! Di nuovo la sua regina! E ora? Arriva lei e distrugge tutti i miei sforzi! Sono sicura che, se ha scoperto tutto, è solo grazie alla sua Julia, la ragazzotta obesa e imbranata che però è un genio del computer, perciò dovevo rimanere io a lavorare con lei!"
"Cathie, si rende conto di ciò che sta dicendo? Non è così che si conquista l'amore di una persona e non mi sembrano i termini opportuni per descrivere una sua collega" Chiamai il cameriere e pagai il conto, mi sentivo offeso per come aveva trattato me e per come aveva definito Julia. Uscimmo di lì, avevamo dato fin troppo spettacolo.
Tra le foglie sparse sul marciapiede la guardai con dolcezza "Cathie, mi spiace dirle che, probabilmente, nemmeno così Russel l'ama. Ora è interessato a lei solo perché le fornisce delle informazioni preziose, che servono a fargli brillare la carriera. Ma ora che abbiamo scoperto tutto, l'abbandonerà nuovamente"
Le lacrime stavano per affacciarsi ai suoi occhi di regina ferita, con uno slancio di orgoglio e dignità le ricacciò indietro e mi fissò gelida "Ma lei cosa ne sa di me e di Russel?". Mi voltò le spalle, fermò un taxi con decisione e andò via.
Ero arrabbiato, vittima di un imbroglio, incredulo per tutta quella storia. Cathie mi aveva trattato come uno che avesse torto, come se il suo atto fosse estremamente giustificato da quella motivazione assurda per la quale aveva agito. Ero incredulo anche della motivazione. Era una folle o una disperata?
Rimasi fermo sul marciapiede per alcuni secondi riflettendo su Cathie e mi resi conto di quanto fosse una donna sola. Ero triste per lei: per quanto bella, intelligente e dal carattere forte, aveva perso la lucidità a causa di un uomo subdolo, che non aveva avuto scrupoli a sfruttarla e lei lo difendeva ancora.
Era lei la donna che mia sorella aveva visto al bar vintage con Russel. Me li immaginai entrambi seduti ad un tavolo, mano nella mano, una Eva in adorazione del suo Diabolik: lei, in vera estasi, innamorata; lui, perfetto attore di sentimenti che non provava, con il pensiero rivolto al denaro e al successo.
Il mese successivo, non badai a spese e organizzai una cena nel ristorante più costoso e rinomato di New York, di solito non facevo queste cose da megalomane ma mi dissi che per quella volta avevo tutto il diritto di viziarmi, dopo tutti i grattacapi che avevo avuto, meritavo una coccola da sprecone. A brindare con me c'erano Francesca, Mary e Billy, Julia e Carl, Mr Honney e la sua consorte.
Brindavamo alla ripresa della mia brillante carriera, alla laurea che Francesca aveva preso la settimana prima, all'aumento di Carl e Julia e alle future nozze di Mary e Billy.
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Il Fiore Sbocciato
RomanceAlessandro e Francesca sono "fratello" e "sorella" coinvolti in una storia di amicizia e amore impossibile. Le loro vite si intrecciano e separano per seguire le loro ambizioni, speranze e "convenzioni".