24. Nessuno

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Il direttore guardò fuori dalla finestra, giunse le mani, sospirò e mi fissò per pochi attimi, poi si rivolse ai miei genitori "L'associazione che era qui prima non era registrata come orfanotrofio, quindi non poteva ricevere i bambini e darli in adozione. E' stata una truffa durata tantissimi anni, di cui siamo venuti a capo recentemente: i soldi che i genitori versavano, per tutte le pratiche di adozione, venivano divisi tra i gestori di questo falso orfanotrofio e l'impiegato del falso ufficio di registrazione"

Il direttore fece una pausa, osservò la nostra immobilità trasformarsi in visi corrucciati, come se fossimo grandi punti interrogativi, inspirò ancora e riprese "Quando avete adottato Alessandro, nonostante abbiate potuto dargli il vostro cognome e lui abbia potuto usalo regolarmente, nonostante l'abbiate cresciuto, gli abbiate dato una vita dignitosa, un'istruzione e un futuro... non è mai stato registrato come vostro figlio né come persona... E' come se lui non esistesse..."

Mia madre sbiancò di colpo, mio padre la prese per mano. Era una notizia strana. Immaginai la mente di mia madre vagare verso un'ipotesi che il destino aveva voluto che, per fortuna, non si verificasse: se quella truffa fosse saltata fuori quando ancora ero piccolo, mi avrebbero strappato via dalla sue braccia. Ma scoprire che legalmente non facevo parte della loro famiglia, fu comunque un colpo per tutti.

Io mi sentivo come in un limbo, dove tutto attorno a me era ovattato... Non esistevo... Mi crollò il mondo addosso, capii che tutti i miei documenti erano un falso, come ne "Il fu Mattia Pascal" ero un fantasma in carne e ossa, senza nome, senza patria, senza vita...

Anche mio padre anche aveva colto il pensiero della moglie e il mio, ma era l'unico ancora capace di parlare "Cosa accadrà ora?"

"Signore, non accadrà nulla, Alessandro è ormai maggiorenne e si è costruito una vita" 

Tutti ci riprendemmo un po', allora c'era un modo per esistere! Mio padre, pratico, espose ancora i suoi dubbi "E tutti i suoi documenti?"

"Dovrà mettere una firma su alcune certificazioni e sarà tutto a posto, potrà anche decidere di cambiare cognome oppure entrare a tutti gli effetti nella vostra famiglia, per questioni legate all'eredità"

Sorrisi "Il cognome voglio tenerlo, ma non mi interessa l'eredità"

Andammo via dopo la promessa del direttore di farmi firmare entro pochi giorni tutta la documentazione necessaria.

Quando, alle nostre spalle, il portone dell'orfanotrofio si chiuse, abbracciai i miei genitori. Mio padre strinse me e mia madre, mentre lei mi ricopriva il viso di baci.

Ma giunti a casa, la tensione salì alle stelle, discutemmo, ma ne uscii vincitore e la calma ritornò a regnare sovrana.

La decisione di rinunciare ad essere legalmente parte della famiglia Neri, diede ai miei genitori un certo nervosismo: non volevano che un domani avessi problemi per l'eredità (anzi, mancanza di eredità), ma sapevano benissimo che i soldi per me non significavano niente nei legami affettivi.

Nonostante tutto, mi conoscevano e si aspettavano una scelta del genere, rientrare nell'eredità della famiglia Neri grazie ad una firma mi sembrava una cosa sporca e con interessi. Quindi, non volevo, punto e basta, dovevano farsene una ragione.

Ai miei brillarono gli occhi quando esposi le mie ragioni, erano comunque orgogliosi del mio totale disinteressamento patrimoniale, ma insistettero volendo proteggere i miei discendenti. Difesi la mia posizione dicendo che avrei avuto sempre le spalle forti per loro e, se mai il destino ci avesse riservato brutte sorprese, l'amore che ci legava (al di là di una firma sulle carte), ci avrebbe reso sempre una famiglia unita e  pronta ad aiutarsi reciprocamente.

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