An hero can be wrong sometimes

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Warning: questa qui è... strana

°Peter ha 11 anni, è figlio biologico di Tony ed ha appena ricevuto i suoi poteri°

Tony non ne poteva ufficialmente più. Il lancio dell'ultimo Starkphone era imminente, e ciò voleva dire centinaia di incontri "fondamentali" con uomini d'affari noiosissimi e centinaia di interviste con giornalisti invadenti. Normalmente il suo laboratorio sarebbe stato il suo santuario, ma lì c'era Peter, che continuava a proporre idee insensate per la sua tuta, e stava lentamente perdendo la pazienza. Prima di urlargli contro decise di adottare un piccolo stratagemma per liberarsi del figlio per un pochino. "Pete!" Chiamò, ed il bambino andò da lui correndo. "Cosa c'è papà?" Chiese Peter, e Tony fece la sua migliore espressione preoccupata. "Ho un incarico importantissimo per te." Disse l'uomo, e il viso del bambino s'illuminava " devi andare sul tetto e guardare attentamente l'antenna del palazzo lontano con le finestre sempre tutte accese. Un supercattivo potrebbe attaccare lì stasera." Peter sorrise, emozionato: aveva sempre voluto essere un supereroe come il suo papà, e quando aveva ricevuto quei poteri il suo sogno era diventato improvvisamente più vicino e possibile. Ed adesso suo padre gli aveva appena dato il suo primo incarico da supereroe, e lui non lo avrebbe deluso. Così alle 5 di pomeriggio salì sul tetto, salì sull'antenna con i suoi nuovi superpoteri.

Le ore gli parvero infinite, mentre occupava tutte le sue forze nel non mollare la presa; aveva fame, sonno per la noia, gli facevano male le braccia e gambe per lo sforzo e la posizione e gli dolevano gli occhi perché aveva cercato di tenerli sempre aperti malgrado il sole.

Lentamente arrivarono le 11 di sera, e Peter non ce la fece più, mollò la presa e cade nella notte rumorosa di New York.

Tony intanto aveva finalmente ritrovato la pace e, nel laboratorio finalmente silenzioso lavorò tranquillamente, pensando che il figlio si fosse stancato già da un pezzo e che fosse andato a giocare. Purtroppo non era così. "Signore." Disse Friday alle 11 di sera. "Peter è appena svenuto e sta cadendo dal tetto." Tony mollò ciò che stava facendo come se stesse andando a fuoco, chiamò l'armatura e con essa ruppe la finestra più vicina. Vide qualcosa che cadeva e disse a Friday di aprire il visore che gli permetteva di vedere le forme di calore. Riuscì ad impedire che Peter si schiantasse per un soffio. Il senso di colpa lo travolse come un'onda; doveva prevedere che Peter non si sarebbe arreso e non avrebbe abbandonato la posizione, ed era stato un idiota a convincersi del contrario. Con il cuore in gola volò fino all'infermeria, dove lasciò il ragazzino nelle mani dei migliori dottori, a cui aveva già fatto firmare dei documenti che li obbligavano a tenere segreti i poteri di Peter. Passarono un paio d'ore, e furono le ore peggiori della vita di Tony, che le passò nella più profonda angoscia e in un completo senso di colpa.

Finalmente dalla stanza del figlio uscì un dottore che si diresse da Tony, che si alzò di scatto, ed iniziò a fare domande a raffica sulla salute del figlio. Il dottore lo fermò e gli disse che Peter era in una situazione stabile, ma non si sarebbe svegliato per un bel po' di tempo. Tony annuì ed entrò nella stanza del figlio, prese una sedia e si sedette accanto al piccolo. Passò un giorno, poi due e tre, una settimana, poi due; durante questo periodo Tony semplicemente smise di vivere: mangiava e beveva a malapena, e passava ogni attimo possibile al fianco di Peter, fermamente deciso ad essere con lui quando si sarebbe svegliato. Due settimane e tre giorni dopo l'evento, ed ovviamente Tony era al suo fianco, la mano del figlio tra le sue, la mentre persa tra migliaia di pensieri, occhi che guardavano senza vedere, Quando Peter aprì gli occhi fu abbagliato dalle luci e dal bianco dell'infermeria, ed emise un verso di malessere, che fece scattare in avanti la testa di Tony. Questi era completamente perso nelle sue emozioni; era felice che il bambino si fosse svegliato, era divorato dai sensi di colpo perché il motivo per cui suo figlio era in quel letto bianco d'ospedale era lui, arrabbiato con Peter per non essersene andato, arrabbiato con sé stesso per aver pensato che lo avrebbe fatto. Tutte quelle emozioni mescolate in un caos nella sua mente fecero sì che una sola, unica lacrima si facesse strada sulla sua guancia, ma mentre lui non ci fece caso Peter lo notò, e con tutte le sue forze alzò la mano ed asciugò la lacrima dal viso del padre. Tony fu preso alla sprovvista da quel gesto, ma sorrise, ovviamente quella sarebbe stata la prima preoccupazione del figlio. "Papà... felice... ora?" chiese debolmente Peter, ancora intontito dai potenti sedativi che gli erano stati dati, e Tony sorrise di nuovo. "Sì Pete, papà è felice adesso... riposa pure... parleremo dopo." Peter riuscì ad evocare sul suo viso un minuscolo sorriso. "Puoi riposare adesso..."

I'll always be with youDove le storie prendono vita. Scoprilo ora