Bugia?

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Peter si svegliò sentendosi uno straccio. La gola gli bruciava moltissimo, nella testa gli sembrava di avere un martello pneumatico che non si spegneva mai, e aveva una fortissima nausea. Provò ad alzarsi in piedi, ma fu colto da un violentissimo capogiro, e ricadde pesantemente sul letto, annaspando. "Peter! Alzati! E' tardi!" Urlò suo padre, Tony, dalla cucina. "Dannazione, quel ragazzo è sempre in ritardo; è un disastro." Esclamò Steve, uno dei suoi numerosi zii, anche se non per sangue. Peter sapeva che Steve non voleva che lui lo sentisse, ma i suoi sensi erano più acuti del solito. Si alzò a fatica, si lavò e si vestì lentamente, e scese le scale con passo pesante. "Ah, eccolo qui il bello addormentato nel bosco. Forza, mangia. Veloce." Peter si portò il cucchiaio alla bocca con una lentezza allucinante, il solo pensiero di mettere qualcosa in bocca gli faceva venire voglia di vomitare. "Peter? Forza, muoviti, sei già in ritardo!" Peter sospirò e si alzò lentamente, preso dalle vertigini, grato del fatto che non lo avessero costretto a mangiare. Sapeva che non sarebbe riuscito a sopportare un intero giorno di scuola, contando la presenza di Flash e di un test molto importante di Inglese, materia più ostica delle altre per lui, e per questo prese l'ardua decisione di dirlo a suo padre, Tony, che lo aveva adottato dopo la morte di zia May, anche a costo di sembrare debole. "Papà, non mi sento molto bene ..." mormorò con voce debole, ma Tony scosse la testa. "Bel tentativo Pete, ci avrei creduto se non sapessi che tu non puoi ammalarti. Non puoi saltare scuola, già lo fai spesso quando vieni ferito come Spiderman, e non puoi farlo solo perché non vuoi fare niente." Disse Tony mentre lo conduceva gentilmente ma fermamente verso l'ascensore. Peter non riusciva a crederci, non aveva mai detto che non poteva ammalarsi, semplicemente non succedeva più così spesso, ma quando succedeva era come se fosse forte il doppio. Avrebbe cercato di convincere il padre, ma Tony premette il pulsante dell'ascensore e lo salutò con la mano mentre le porte si chiudevano. Peter sospirò e si rassegnò al fatto che avrebbe dovuto affrontare una dura giornata di scuola. Happy notò che Peter non era esattamente in sé quella mattina, ma pensò che semplicemente era stato in pattugliamento fino a tardi la sera prima e che fosse solo stanco, e per questo non era loquace come al solito. Arrivato a scuola il suo mal di testa aumentò esponenzialmente a causa del caos fatto da centinaia di studenti, e proprio quando pensava che non potesse andare peggio arrivò Flash, che come al solito lo prese in giro con nomignoli degni di uno studente delle elementari e lo picchiò con la stessa violenza che avrebbe avuto un bambino di due anni, senza dunque portare altri danni se non peggiorare la condizione di salute di Peter. Poi arrivò il test d'inglese, su cui Peter cercò davvero di concentrarsi, ma alla fine quando consegnò il compito ebbe la netta sensazione di aver fatto tutto sbagliato.

Quando tornò a casa si buttò sul letto tenendosi la testa tra le mani, gli faceva tanto male che gli sembrava stare per scoppiare.

Decise di non andare in pattugliamento, dal momento che ogni volta che si muoveva anche solo minimamente veniva assalito da vertigini e conati di vomito, e per questo non ebbe neanche la forza di andare in camera sua, e dunque si stese sul divano. Quando Bucky lo vide steso lì pensò che fosse semplicemente pigro e per questo lo spaventò, anche se questo di solito non funzionava con il giovane supereroe dato il suo sesto senso di ragno, ma in quel momento il Peter prurito stava lavorando senza posa, e perciò lo scherzo di Bucky riuscì; il supersoldato si fece una grassa risata, senza pensare effettivamente al perché il suo scherzo avesse funzionato, ma questo scherzo dette il via a un completo e inesorabile sovraccarico sensoriale, che rese impossibile per Peter rimanere cosciente, e per questo il ragazzo svenne, mentre la sua temperatura continuava a salire. Rimase fuorigioco per ore, durante le quali alcuni Avengers provarono a svegliarlo, ma pensando che fosse semplicemente addormentato a causa di una lunga notte in pattugliamento. Peter riuscì a recuperare conoscenza per l'ora di cena e a trascinarsi al tavolo con gli altri, e poi successivamente, senza aver mangiato nulla, nella sua stanza, dove svenne si nuovo. Questa situazione andò avanti per una settimana, durante la quale Peter continuò a svenire per brevi periodi di tempo, ma questa situazione presto divenne per lui insopportabile e il suo corpo mollò.

La criticità della situazione di Peter venne alla luce quando Natasha tornò finalmente da una missione in Asia che l'aveva tenuta impegnata per quasi un mese; la spia fu molto confusa quando, una volta che Friday ebbe annunciato il suo ritorno, Peter non venne da lei ad abbracciarla. La donna aggrottò la fronte ed andò nella sala comune. "Hei Nat!" La salutò Clint, e lei gli rivolse un cenno di saluto mentre con gli occhi esaminava la stanza alla ricerca del suo piccolo ragno; pensò che poteva essere nel laboratorio, ma Tony era lì e quasi mai Peter stava da solo nel laboratorio, perciò chiese "Dov'è Peter?" "Credo in camera sua, è da una settimana circa che è molto stanco." Rispose Steve, e questo rese Natasha ancora più sospettosa, di solito Peter passava quanto più tempo poteva con la squadra, anche se era stanco, anche a costo di addormentarsi con loro. Dunque decise di andare a controllare di persona cosa succedesse.

La stanza era buia quando Natasha entrò, e quando accese la luce vide il corpo inerme del giovane supereroe steso sul letto, apparentemente addormentato. Cercò di svegliarlo chiamandolo, ma invano, e dunque provò a scuoterlo, ma senza successo. Allora si preoccupò, e quando accidentalmente posò la mano sulla sua fronte, e dovette subito toglierla perché la fronte di Peter bruciava. "Friday?" Chiese lei agitata "Sì, donna spaventosa?" Rispose cortese l'AI. "Qual è la temperatura corporea di Peter?" "L'attuale temperatura del signor Parker è di 42°C. E' raccomandata assistenza medica." Disse Friday. Natasha chiamò aiuto e informò della situazione critica il resto degli Avengers, che furono presi dal rimorso dal momento che nessuno di loro lo aveva notato, e Tony più di tutti, perché lui per primo aveva svalutato la malattia del ragazzo che sentiva come un figlio.

Lo portarono subito in infermeria e passata una settimana in cui Peter rimase sostanzialmente incosciente, finché finalmente si svegliò. Tutti iniziarono a prendersi cura di Peter come se fosse un bambino, tranne Tony, che invece  cercò di evitarlo come la peste. Peter se ne accorse e per questo un giorno riuscì a metterlo alle strette per capire il perché. "Tony." Lo chiamò il ragazzo e l'uomo si irrigidì, cercando una via di fuga che per sua sfortuna non esisteva. "Ti prego, dimmi cosa ho fatto di male. Perché mi eviti?" disse Peter con aria supplice e il cuore di Tony si ruppe nel vedere quanto distrutto sembrava il ragazzo dalla sua lontananza. "Perché non sono un buon esempio per te, non mi sono neanche preso cura di te quando stavi male." Disse Tony deluso da sé stesso, ma l'ultima cosa che Peter voleva era perdere un'altra figura genitoriale. "Non ... non importa, ma ... ti prego, non lasciarmi. Ti prego." Lo implorò Peter e Tony lo abbracciò, portandolo a sedersi con sé sul divano.

Quando gli altri arrivarono nel salotto comune qualche ora dopo li videro entrambi addormentati con dei sorrisi sereni sul viso. Tutti sorrisero e scattarono delle foto, poi lasciarono il duo padre e figlio da soli. 

I'll always be with youDove le storie prendono vita. Scoprilo ora