Secrets can haunt, secrets can hound, dance you right into the ground

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Secrets can haunt, Secrets can hound, dance you right into the ground

Peter Stark non avrebbe mai dimenticato la sua gita alla Oscrop, durante la quale un ragno aveva cambiato drasticamente la sua vita. Inossava i panni di Spiderman da quasi un anno, e né suo padre né i suoi innumerevoli zii, tranne Natasha, avevano mai scoperto nulla. All'inizio Peter voleva dirglielo, ma aveva velocemente cambiato idea quando aveva scoperto l'opinione molto negativa che tutti loro, in particolare Tony, avevano del suo alter-ego. Tutti parlavano molto apertamente di come tutto ciò che Spiderman faceva sarebbe essere stato fatto meglio o più velocemente se non fosse stato per la sua incompetenza. Tutte queste critiche ferivano Peter ogni volta di più, perché lui faceva del suo meglio pattugliando la città ogni giorno mentre loro stavano seduti tranquillamente a divertirsi tutto il giorno. Ma cercava con tutte le sue forze di non provare rancore, dopotutto erano la sua famiglia e non sapevano che la persona che stavano prendendo in giro era lui. Ma nonostante ciò non riusciva ad evitare di essere ferito dal comportamento degli altri eroi ogni volta che essi facevano un commento sul supereroe.

Un giorno però tutto ciò precipitò.

Peter stava combattendo per la seconda volta contro l'Avvoltoio; ma era diversa dalla prima volta: l'Avvoltoio aveva circondato il perimetro dell'area in cui stavano combattendo di bombe che sarebbero esplose appena uno dei due avrebbero cercato di uscire o qualcuno sarebbe cercato di entrare. In più Adrian Toomes adesso conosceva la sua identità, e questo gli avrebbero dato un discreto vantaggio; poteva solo sperare che gli Avengers non fossero chiamati. Ovviamente non fu coì. Peter quasi alzò gli occhi al cielo quando sentì il suono dei repulsori del padre, Appena i supereroi furono abbastanza vicini da sentirlo Peter gridò: "Fermi! Ci sono delle bombe su perimetro, se cercate di introdurvi esploderà tutto!" "Ascoltate il ragazzo." Disse l'Avvoltoio con un sorriso crudele. "Karen, manda a Friday la mappa delle bombe." Disse piano Peter mentre schivava l'ennesimo colpo. Tony sobbalzò quando Friday aprì una mappa con le bombe segnate con tanto di nomi. "Da Spiderman." Aggiunse solo Friday. Gli Avengers dunque guardarono solo mentre Spiderman combatteva, e si ritrovarono a dover ammettere che il giovane supereroe non combatteva affatto male; ma Peter era stanco ormai, e stava iniziando o perdere colpi. L'Avvoltoio prese Peter per il collo lo portò sempre più in alto, fino a raggiungere i 20 metri di altezza, quando lo lasciò cadere; ma se la prima volta che l'aveva affrontato c'era stato un lago sotto id lui, quale giorno quando cadde la sua schiena si schiantò contro nu vetro si conficcarono nella schiena del giovane del giovane, che però si rialzò a tornò a combattere. Peter sapeva che non poteva sconfiggere l'Avvoltoio, ma poteva distrarlo finché Karen non avrebbe finito di disattivare le bombe, poi se ne sarebbero occupati gli Avengers. Perciò si rialzò nonostante l'immenso dolore fisico che ciò comportava, e si forzò a combattere. Dopo un tempo che sembrò infinito Karen disse a Peter ed agli Avengers, dal momento che hackerando era riuscito ad entrare nella rete di auricolari degli eroi.

"Bombe disattivate."

Peter quasi gridò dalla gioia alla notizia, e si voltò verso gli Avenger, ma li vide immobili. "Karen" Disse Peter mentre l'Avvoltoio affondava i suoi artigli nella sua spalla. "Connettimi agli Avenger." Gli eroi furono colti alla sprovvista quando una voce giovane e stranamente familiare esclamò nelle loro orecchie. "Cosa aspettate? Le bombe sono state disattivate. Il mio AI ve lo ha detto, no?" Disse Peter mentre continuava a schivare i colpi di Toomes. "Tu hai un AI?" Chiese Tony scettico e stupito, e Peter sospirò "Sì, l'ho creato io." "Sì, come no." Ribatté Tony con tono supponente. Peter sospirò di nuovo e si riparò dietro un comignolo. Rimase in quella posizione per un tempo che aa lui parve infinito finché non si voltò di nuovo verso la battaglia, e vide Toomes entrare in nu magazzino inutilizzato come attirato da qualcosa, e poi osservò con orrore questo magazzino crollare con un'esplosione e gli eroi festeggiare il fatto come una vittoria, quando un uomo, malvagio che fosse, stava morendo. Allora rilegò il folle dolore che provava nella parte più profonda di sé e si costrinse a correre verso il magazzino, venendo però fermato da Steve. "Cosa stai facendo?" Chiese Steve severa mentre Peter cercava invano di liberarsi dalla sua stretta ferrea. "C'è un uomo che sta per morire lì dentro." Disse con voce quasi disperata Peter. "Ma è cattivo." Disse Steve colto alla sprovvista dalla risposta del giovane. "Può stare in prigione, ma non merita di morire. Nessuno lo merita." Disse Peter con forza, e Steve lo lasciò andare per la sorpresa che quella risposta aveva portato. Peter si precipitò nel palazzo in fiamme, mentre Steve chiamava la polizia e diceva agli altri di lasciare a fare al ragazzo. Qualche minuto dopo Peter uscì sorreggendo Toomes, che senza ali ed armatura sembrava solo un uomo indifeso. Mentre la polizia lo portava via Toomes sorrise ed esclamò. "Sei un bravo ragazzo Peter. Mi dispiace di averti rovinato la serata." La realizzazione colpì Tony in pieno petto. "No.." mormorò mentre guardava Spiderman accasciarsi al suolo. "No.." ripeté correndo verso il giovane supereroe, inginocchiandosi al suo fianco e togliendogli la maschera. "No... Peter!" Esclamò attirando l'attenzione degli altri Avenges, che dopo aver realizzato con orrore chi era Spiderman si precipitarono al suo fianco. Tony prese tra le sue braccia il figlio e senza aspettare un attimo volò verso la Torre, dove si precipitò direttamente all'infermeria.

Passò qualche giorno prima che Peter si svegliasse, ma lui ci mise pochissimo a ricordare cosa era successo e a portare le mani al viso nella futile speranza di aver ancora addosso la maschera, ma realizzò molto presto che non era così. Si fece prendere dal panico pensando alla reazione di Tony, e si vide già cacciato fuori di casa, sulle strade di New York. Tony stava guardando e studiando la tuta di Peter quando Friday lo avvisò che non solo Peter si era svegliato, ma che era anche andato in panico; Tony allora mollò tutto e corse all'infermeria, dove vide il figlio seduto sul letto, con gli occhi sbarrati e il respiro corto. Senza pensarci due volte lo abbracciò, stringendolo forte a sé finché il ragazzo non si calmò. Tony aspettò pazientemente che Peter gli dicesse perché era andato in panico, come faceva sempre. "Tu... tu mi odi." Singhiozzò Peter, e Tony lo strinse per la sorpresa. "Cosa? No! Perché mai dovresti pensare una cosa del genere?" Chiese Tony sbalordito. Peter seppellì il viso nella spalla del padre e mugugnò "Tu odi Spiderman... e io sono Spiderman... quindi tu mi odi!" Peter riprese a singhiozzare, e Tony rimase lì, immobile, rivivendo ogni momento in cui aveva insultato Spiderman davanti a Peter, e realizzò che era sempre stato geloso di Spiderman, perché aveva una tuta che Tony non riusciva a capire, e perché era, a suo parere, un eroe al pari se non maggiore di lui senza apparentemente tutti i lati negativi. "Peter! Peter! Ascolta! Ero invidioso, Spiderman è un vero eroe ed io... io non mi sentivo all'altezza." Disse Tony sospirando, "Ma papà!" lo richiamò Peter che si era calmato grazie alle parole di Tony. "Tu sei un eroe. Se... se io lo sono è grazie a te, che mi hai mostrato come si fa. Perché tu sei il mio eroe." Tony lo abbracciò stretto, e non lo lasciò andare per molto tempo, perché entrambi erano finalmente in pace. 

I'll always be with youDove le storie prendono vita. Scoprilo ora