Capitolo quinto

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Han's POV
Sentii il sangue gelarmi nelle vene ed iniziai a sudare freddo: Minho aveva lasciato l'edificio minuti prima... che fosse Changbin?

-Binnie, sei tu?- chiesi cercando di mantenere la voce ferma e non far notare la paura che in realtà si stava diffondendo nel mio corpo con la velocità con cui si diffonde il veleno di un serpente.

Nessuna risposta. Se fosse stato lui mi avrebbe risposto.

Mi feci coraggio e mi guardai attorno in cerca di qualcosa da usare in caso di attacco nemico ma, ovviamente, non trovai nulla che non fossero quadri.
Insomma Jisung cosa ti aspetti? Che esca una spada laser dal nulla in un museo? Di notte per di più?

Mi avvicinai al salone principale, dove si trovava l'entrata più grande e da dove avevo sentito pochi secondi prima il rumore, camminando di soppiatto lungo le pareti.
Perché cazzo erano spente le luci lì? Suppongo le avesse spente Minho andando via, poteva farsi i cazzi suoi detto sinceramente.

Raggiunsi un punto preciso della stanza ed iniziai a tirare manate decisamente poco delicate al muro, cercando l'interruttore che, secondo i miei calcoli non così precisi, doveva trovarsi lì attorno.
Dopo alcuni secondi lo trovai ed azionai con la velocità della luce la levetta, facendo luce sulla figura che vagava nel buio totale.

-ANCORA TU!?- urlai in un misto tra lo spavento e il sollievo che si trattasse di lui e non di un criminale -perché sei qui e perché cazzo stai in silenzio? Mi hai fatto prendere un colpo, dio!-

Il più alto, colto alla sprovvista, mi guardò con sguardo omicida e mi corse incontro spegnendo la luce di cattiveria.
Ma che è scemo?

-Primo, non ti ho detto di darmi del tu. Secondo, non posso uscire da qui. Terzo, non ti ho risposto perché la tua espressione è stata esilarante- rispose da qualche parte poco lontano da me scoppiando a ridere subito dopo.
Gli va bene che non riesco a vederlo.

-Mi dici di non darti del tu ma poi tu dai del tu a me, non possiamo smetterla con questa cosa?- sbuffai cercando il telefono nella tasca e accendendo la torcia -e poi esigo una spiegazione- aggiunsi cercando di ignorare il suo costante prendermi in giro.

-Non si ottiene la mia confidenza così facilmente, io sono più grande quindi decido io, devi portarmi rispetto perché non inizi a chiamarmi hyung?- mi stuzzicò vedendo le occhiatacce che gli stavo mandando. -Ad ogni modo, alcuni paparazzi hanno visto la macchina nel parcheggio e sono qui fuori ad aspettarmi hanno intasato sia questa uscita che quella nel retro. Non posso uscire o scoprirebbero che io e LK siamo la stessa persona- aggiunse guardandomi seriamente.

-Ed esattamente cosa dovrei fare io?- gli chiesi incrociando le braccia -senti... o meglio: senta. Quello che ho detto prima è vero, la stimo molto come artista e forse ho esagerato, ma al di fuori del lavoro lei per me non è nulla. O meglio, LK e Lee Minho sono due persone diverse per me: finito di parlare di lavoro per me lei torna un riccone arrogante a cui importa solo di se stesso- spiegai tranquillamente. La mia non voleva essere un'offesa ma un semplice illustrare la realtà dei fatti.

Minho's POV
Rimasi fermo ad elaborare qualche secondo, cercando qualcosa da dire a quel ragazzino che si stava rivelando più maturo di me.
Lui non aveva nulla a che fare con me al di fuori del lavoro, perché avrebbe dovuto aiutarmi?

-Perché te lo chiedo per favore ed è una cosa che non faccio spesso- fu l'unica cosa che riuscii a dire. Aggiunsi in seguito un altro dettaglio -e perché se verrò scoperto LK potrebbe smettere di esistere, se ami davvero la mia arte devi aiutarmi-

Lo vidi bloccarsi qualche istante, quasi combattuto sul da farsi, poi parlò.
-Non ho idea di come aiutarla-

-Stai con me qui e avvisa il tipo, si quello la fuori insomma, di prendere la mia macchina e spacciarla per sua domani mattina quando finisce il turno. I giornalisti solo allora se ne andranno e potremo uscire- spiegai il mio, a mio parere geniale, piano al ragazzo che mi guardava sempre più scettico.

-Uno. Crede che i giornalisti non si accorgano che la targa è la stessa? Due. Perché non ci sta lei da solo qui? Changbin la controlla dalle telecamere quindi posso lasciarle le chiavi del museo e andarmene a casa, le ricordo che io oggi ho avuto scuola: sono stanco- mi rispose e, a dire il vero, aveva tutte le ragioni del mondo.

-Nei miei anni di celebrità ho capito una cosa: anche se non sembra i giornalisti sono stupidi, non se ne accorgeranno. Ed inoltre cambio la targa frequentemente, non è la prima volta che capita- ammise incorciando le braccia. Poi continuò.-Ma se esci ora ti assaliranno. Non ho visto altre macchine o moto in giro: come pensi di tornare a casa a piedi con una folla di fotografi che ti rincorre? Sospettano che io sia qui quindi chissà cosa potrebbero scrivere su un ragazzino che esce dallo stesso luogo in cui si trovava Lee Minho, la famosa pornostar- mi allontanai da lui sedendomi per terra, decisamente un'azione che Han non si aspettava, data la sua espressione.

-Ha ragione...- proferì poco dopo -avviserò Changbin della situazione ma sappia che scoprirà anche lui la sua identità, anche se credo che la sappia già visto che prima è stato senza mascherina sotto le telecamere di sorveglianza- disse iniziando a scrivere un messaggio, suppongo alla guardia.

Cazzo non ci avevo pensato, come fa ad essere più sveglio di me un ragazzino?

-Senti... c'è qualcosa di comodo per dormire? Non ho intenzione di stare sveglio tutta la notte- chiesi guardandomi attorno in cerca di qualcosa. Ricevetti in risposta uno schiocco probabilmente provocato dalla lingua del ragazzino.

-Oh si signor Lee, come no. In un museo abbiamo sacchi a pelo, cuscini, una televisione e pure una cucina se vuole- era palesemente ironico e mi stava pure prendendo per il culo. Insolente. -esattamente cosa crede di trovare in un museo? E poi anche ci fosse qualcosa sa non passo le notti qui dentro di solito, anzi di solito nemmeno metto piede qui dentro dopo le sette di sera.- aggiunse mettendo via il telefono.

-Hai avvisato mammina e papino che non torni per dormire? Non so magari pensano persino che ti sei trovato una ragazza con cui passare una notte- lo presi in giro mentre con la coda dell'occhio lo vedevo sedersi poco lontano da me.

-Non ce n'è bisogno, non vivo con i miei da un pò. Loro stanno a Incheon- rispose solamente con semplicità, come se fosse una cosa normale.

-Oh... avete litigato o...- chiesi in modo spontaneo e genuino, è uno dei miei più grandi difetti: anche se sembro chiuso e misterioso parlo troppo.

-No, non abbiamo litigato. Frequento l'accademia di danza a Seoul quindi mi sono trasferito qui per gli studi, ogni tanto vado a trovarli- spiegò ed io semplicemente annuii senza sapere cosa dire per continuare anche se, pochi minuti dopo, ripresi a parlare -quindi sei già maggiorenne e pure un ballerino, devi essere bravo l'accademia di Seoul è molto rinomata, so che è difficile entrarci.-

Han's POV
-Dio santo quanto parli, ma che ti importa di cosa faccio nella vita? E per la cronaca ho diciannove anni, smettila di trattarmi come se ne avessi quindici.- appoggiai la testa al muro in silenzio cercando di dormire nonostante il pavimento gelido e duro che mi anestetizzava il culo e il freddo di quella notte di Ottobre. Ma nulla, eccolo che ripartiva.

-Sembri più piccolo- ammise solamente e riuscii a sentirlo sbadigliare, beato lui che riusciva a dormire con quel freddo.

-Lo s-... aspetta, ti ho dato del tu e non mi hai detto nulla- sorrisi, tanto lui non poteva vedermi quindi perché trattenersi? Era pur sempre una vittoria.

Questa volta il maggiore non rispose, ero pure riuscito a trovare un modo per farlo stare zitto.

-Non dici più nulla eh? Beh allora buonanotte Minho- sorrisi pronunciando il suo nome, era così strano da sentire, sembrava quasi una parola proibita.

-Adesso non esagerare, nemmeno so come ti chiami e tu non solo mi dai del tu ma mi chiami per nome?- la sua voce era un sussurro roco, forse stava per addormentarsi o forse era solo molto stanco.

-Jisung, mi chiamo Jisung- pronunciai solamente in risposta.

-Buonanotte Jisung- riuscii a sentire dopo minuti interi di silenzio e non riuscivo a fare altro se non sorridere mentre cercavo di prendere sonno ascoltando il rumore ovattato e distante dei paparazzi che litigavano tra di loro fuori dal cancello.
Rumore percepibile solo ora, nel silenzio rumoroso della notte.

Koi no yokan || MinsungDove le storie prendono vita. Scoprilo ora