Capitolo quindicesimo

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Han's POV
Così arrivai a lavoro e dopo una mezz'oretta Minho fece capolino sotto gli occhi stupiti del signor Jung. Non perché l'avesse riconosciuto ma perché quest'ultimo chiese di me presentandosi come "un mio amico".

-Jisung c'è un ragazzo che dice di conoscerti- urlò senza farsi problemi, la biblioteca era vuota ed io ero dal lato opposto dell'enorme sala.

La mia testa spuntò da dietro una degli ultimi scaffalli enormi in legno massello ed oscillai la mano in direzione di Minho.

-Stia tranquillo è tutto a posto. Minho vieni pure- lo chiamai facendogli segno di venire.

Passammo il pomeriggio insieme. Mi aiutò tenendomi la scala o passandomi i libri mentre chiacchieravamo e scherzavamo come amici di vecchia data.

-È davvero bello questo posto, come mai entra così poca gente?- chiese ad un tratto, notando il poco flusso di persone che era entrato in quelle ore.

-Beh ormai nessuno prende più libri in prestito, o li comprano o li scaricano online. E poi è giovedì, nessuno viene in settimana- risposi dalla cima della scala, intento a riporre dei volumi in ordine alfabetico.

-È un vero peccato, sembra di stare in una di quelle biblioteche dei re o descritte nelle favole- commentò ed io sorrisi. Era vero.

-Beh se ti piace tanto puoi venirci più spesso- la buttai lì sul ridere in una richiesta subliminale di passare più tempo assieme.
Mi stavo affezionando, o meglio, innamorando.
Da un lato era una sensazione bellissima, dall'altro avevo la consapevolezza che stava succedendo tutto troppo velocemente ma non mi importava.

-Verrò anche tutti i giorni se mi vorrai- disse con tranquillità. Mi girai e lo guardai dall'alto mentre lui guardava me in silenzio.
Cosa avrei dovuto rispondergli? Urlargli addosso che per me poteva benissimo venire e stare ogni secondo al mio fianco perché con lui mi sentivo bene e a mio agio? No, decisamente no.

Dopo tutto ero solo un ragazzino introverso e con l'ansia sociale che si attaccava in modo troppo appiccicoso a quelle poche persone che mi facevano stare bene. Lui era il perfetto opposto, bello e popolare, maturo, per modo di dire, e pieno di soldi che stava sempre al centro dell'attenzione in un modo o nell'altro e a cui non piaceva avere rapporti particolari con gli altri.

Lui sembrò accorgersi dei miei pensieri e mi pizzicò un polpaccio. Abbassai la testa dalla cima della scala e lo guardai interrogativo.

-cos'è? Cerchi un modo gentile per dirmi che non mi vuoi intorno mentre lavori?- disse buttandola sul ridere anche se sentivo una nota di delusione nel suo tono.

-Tutt'altro, cerco un modo non troppo ambiguo per dirti che puoi stare con me quanto vuoi perché apprezzo la tua compagnia più di quanto immaginassi- ammisi semplicemente in un momento di sicurezza temporaneo.

Minho's POV
Rimasi stupito da quell'affermazione. Forse era solo un modo spontaneo per dirmi che gli ero simpatico, forse gli piacevo o forse, più probabilmente, la mia mente aveva preso a fantasticare come fa una cazzo di ragazzina alle prime armi.

Seguì il silenzio per qualche istante durante il quale Jisung scese dalla scala e prese altri libri.

-Jisung tu credi nel destino?- chiesi con voce tranquilla e bassa, quasi in un sussurro.

-Direi di si, perché?- rispose tranquillamente, sembrava turbato forse dalle sue stesse parole.

Sorrisi solamente, emettendo un suono quasi impercettibile dal naso, mi avvicinai a lui scrutando il suo viso da vicino.

-Cosa? Sono sporco?- chiese confuso e non gli risposi.

Volevo baciarlo ma non potevo farlo. Dovevo rispettare i suoi spazi e tempi.
Non è certo imponendo le mie necessità che dovevo conquistarlo.
Eppure qualcosa dovevo fare. Lui era troppo timido per fare qualsiasi cosa e io dovevo capire in qualche modo se ero senza speranze o qualcosa, sotto sotto, provava anche lui.

Koi no yokan || MinsungDove le storie prendono vita. Scoprilo ora