Han's POV
Jeongin mi trascinò fino a quel bar, una volta carino ed adatto ai ragazzi. Ora era diventato un pub che puzzava di alcool ed erba.Alle dieci di mattina.
-Non credo sia il caso di fermarci qui sai? Perché non facciamo un giro?- proposi, lui rifiutò.
-Forza non fare l'innocente, bevevi e fumavi più di me ai tempi- rise trascinandomi dentro.
-Hai detto bene, ai tempi. Ora sono un ballerino, non posso permettermi di danneggiare il mio corpo in questo modo- dissi guardandomi attorno.
Il posto era sempre uguale. Le pareti in legno, il grande bancone, i tavoli, i quadri. Era sempre stato un posto poco illuminato dal sole, l'unica fonte di luce era data dai lampadari.
Sembrava notte pure di giorno, soprattutto nelle giornate invernali.Mi guardai attorno. L'odore di erba era davvero davvero forte e le persone sedute ai tavoli non sembravno gente raccomandabile.
Stavo iniziando ad agitarmi.-Jisungie ci sono io, di che ti preoccupi? Forza, sediamoci e ordiniamo qualcosa-
Ero tentato di girare i tacchi e tornare a casa ma sarebbe stato scortese, era mia amico dopo tutto. Mi sedetti con lui in un tavolino appartato.
-Due Irish coffee, per favore- ordinò lui ma fermai il cameriere.
-Solo uno, per me un caffè e basta-Vidi Jeongin roteare gli occhi e posare i gomiti sul tavolo. -Allora, come te la cavi a Seoul?- mi chiese.
-Benone, l'accademia è impegnativa da gestire con i lavori ma ce la sto facendo, tu invece?- spiegai, felice di parlare di cose normali.
-Ho presto il posto di mio padre in officina, un pò lavoro e un pò sto in giro per locali a... contrattare, sai com'è- lasciò la frase in sospeso, facendomi comunque capire.
Chissà come si era ridotto così, era sempre stato un bravo ragazzo dai tratti delicati e la voce dolce. Sembrava ancora un angioletto alla vista, ma le sue azioni lo tradivano.
-Capisco...- picchiettai il dito sul tavolo -ti senti ancora con qualcuno della classe?- chiesi curioso.
-Sono tutti ridotti come me o a Seoul come te- tagliò corto tirando fuori dalla tasca quella che sembrava una sigaretta, ma capii ben presto che non lo era.
-Vuoi?- me la porse ma scossi la testa.
-Non posso, grazie lo stesso- cercai di sorridere gentilmente, mi sentivo leggermente a disagio.
-Ti starai chiedendo perché ti ho contattato suppongo- iniziò poco dopo lui.
No, veramente no. Ero convinto che volesse solo vedermi.
-Si, te lo stavo per chiedere- mentii.
-Sai... quando andavamo a scuola sapevo della tua cotta per me- iniziò.
Oh no.
-Eri piuttosto preso da me, no?- mi sorrise mentre cominciavo ad agitarmi.
-Si beh... cotte adolescenziali, sai com'è- la buttai sul ridere -è acqua passata ora, sta tranquillo-
-No, non credo lo sia. Non saresti venuto altrimenti-
Eh?
-Nono ti sbagli, volevo solo rivedere un amico. Tutto qui.- cercai di farglielo capire.
Il cameriere interruppe la nostra conversazione portandoci gli ordini. Speravo finisse lì, invece...
-Sai Jisung, sei sempre stato il mio tipo- se ne uscì mentre bevevo e quasi sputai il caffè.
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Koi no yokan || Minsung
ספרות חובביםKoi no yokan: dal giapponese "incontrare la persona per cui si è destinati" Un contrattempo, un caso, il destino o forse tutti e tre faranno incontrare in una fredda giornata di Ottobre due anime opposte ma complementari. Uno di quegli incontri più...