Capitolo trentunesimo

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Han's POV
Era ora di pranzo quando ricevetti un messaggio da mia madre.
"chiamami".
Il messaggio non diceva nulla di più, consapevole di ciò che era accaduto ore prima, mi precipitai in bagno. La chiamai all'istante, come avevo ormai intuito cattive notizie.

-Tuo padre ed io siamo stati licenziati- mi disse, ma purtroppo non era tutto.

Arrivati a casa avevano scoperto che il proprietario non era più intenzionato a farli restare lì, nonostante avessero sempre pagato l'affitto e ci vivessero ormai da quasi 30 anni.
Come se non bastasse i miei avevano da sempre dei debiti che stavano pian piano ripagando a fatica. Questo era uno dei motivi per cui me ne ero andato ed avevo iniziato a lavorare per i fatti miei, senza essere obbligato a chiedere soldi a loro. A quanto pare, però, i creditori avevano aumentato in modo esponenziale gli interessi e ridotto il tempo a disponibilità per versare i soldi.

-Non ti preoccupare tesoro, noi ce la caveremo... abbiamo ancora qualche spicciolo da parte che ci basterà per allontanarci e cercare di risolvere il problema- disse la voce tranquilla di mia madre mentre io cercavo di trattenere i singhiozzi.

-Sta tranquillo figliuolo, noi l'avevamo già messo in conto. Non sentirti in colpa, non sarà sicuramente questo a buttarci giù, anzi! Andremo a trovare il fratello di tua madre in America, sarà un'ottima occasione per visitarla dopo tutto, non credi?- sentii la voce di mio padre. La sua positività non poteva far altro se non farmi sentire ancora peggio. Un egoista.

Come potevo fare una cosa del genere ai miei dopo che loro avevano passato la loro intera vita ad amarmi e supportarmi in tutto?

-Jisung ora ascoltaci- iniziò mia madre -non buttarti giù per questo. Troveremo il modo di superarla e torneremo lì. Tu sii forte e non arrenderti mai, per quanto le cose potranno farsi difficili ok?-

Non sapevo cosa dire. Volevo scomparire, mi sentivo davvero una merda.

-Minho è un bravo ragazzo, sono sicuro che starà sempre dalla tua parte. Ricordati ciò che ti ho insegnato, non farti mai schiacciare da nessuno e non permettere agli altri di decidere per te. Scegli tu cosa farne della tua vita, chiaro?- mi incitò mio padre.

-Chiaro... vi voglio bene e... grazie- riuscii solamente a sussurrare.

-Te ne vogliamo anche noi, non dimenticarlo-

Tornai presto a casa e quasi mi stupii di vederla intatta. Certo, i Lee giocano sporco. Troppo facile prendersela con Han Jisung, togliendomi la casa sapevano che sarei andato a vivere da Minho. Anche attaccarmi economicamente sarebbe stato vano, sapevano che loro figlio non si sarebbe fatto problemi a mantenere entrambi.

Avevano intenzione di far del male alle persone che amavo, ovvero i miei genitori, non a me. Volevano distruggermi psicologicamente.
Io però, volevo mostrarmi più forte di loro per questo non dissi nulla a Minho e lasciai scorrere le giornate, convinto che dopo questo colpo basso ai miei si sarebbero fermati.

Mi sbagliavo.

Erano trascorsi poco più di due giorni quando ricevetti una chiamata dal signor Jung.
La biblioteca era stata chiusa, comprata. Probabilmente si sarebbe trasformata in un ristorante di lusso. Il signor Jung era rimasto ormai senza lavoro, i suoi libri erano stati confiscati e si ritrovava ormai solo, chiuso in casa, senza possibilità di guadagnarsi da vivere. Ormai aveva costruito una carriera sui libri, chi avrebbe mai assunto un vecchio?

-Eh ragazzo mio, non mi resta che morire ormai. Vivevo per quello... mi spiace solo per te che sei tanto bravo e giovane, non avrai più un posto dove lavorare ora- pronunciò ironicamente in una risata l'anziano. Sentii lo stomaco stringersi ed incassai il colpo.
Avevo appena rovinato la vecchiaia di un uomo innocente per puro egoismo, non poteva essere un caso... era sicuramente colpa mia.

Koi no yokan || MinsungDove le storie prendono vita. Scoprilo ora