Capitolo diciassettesimo

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Minho's POV
Il giorno seguente mi svegliai per primo ad un orario indefinito, sembrava, tuttavia, essere mattina presto.

La prima cosa che notai fu il volto rilassato di Jisung che giaceva addormentato sul mio petto ed il suo corpo contorto in una posizione strana vicino al mio.

Sbadigliai e con una mano andai ad accarezzargli i capelli morbidi e arruffati.

Lui sembrò accorgersene ed aprì gli occhi, sbattendoli un paio di volte per abituarsi alla luce.
Strano, di solito aveva il sonno pesante.

-Buongiorno fungo- sussurrai con la voce ancora impastata dal sonno.

-Buongiorno Minho- mi rispose in un mugulio mentre era intento a stiracchiarsi.

-Hai dormito bene?- chiesi coprendolo con il sacco a pelo per non fargli prendere freddo, in risposta lui si girò e mi abbracciò annuendo.

-Sei comodo, potrei quasi abituarmici- sussurrò ancora mezzo addormentato ed io risi leggermente.

-Quindi ho il permesso di dormire con te ora?- chiesi accarezzandogli la guancia che non era schiacciata contro il mio corpo.
Lui annuì soltanto in risposta.

-Forza, alzati che ti porto a fare colazione- proposi posandogli un bacio sulla fronte, lo vidi sorridere a quel gesto.

Poco dopo eravamo in piedi, avevamo piegato il sacco a pelo e l'avevamo rimesso a posto. Mi corpii come al solito ed uscimmo senza dare troppo nell'occhio.
Changbin era andato a casa lasciando il posto ad un uomo sulla quarantina che guardò me e poi Jisung con sospetto.

Quest'ultimo lo liquidò con un "abbiamo lavorato tutta la notte, abbiamo il permesso della signora Kim". Lui lasciò passare, probabilmente non aveva nemmeno capito che fossi LK né tantomeno Lee Minho.

Riuscimmo a trovare un semplice bar e a fare colazione in un posto appartato, lontano dagli sguardi della gente.
Subito dopo dovetti salutare Jisung con la promessa che l'avrei portato a cena in un bel ristorante la sera stessa.

-Prenota tardi, lavoro fino alle 19.00 al museo, dammi il tempo di farmi una doccia e poi puoi passare a prendermi- fu l'ultima cosa che mi disse prima di dirigersi verso casa.

Come ormai da routine Ryujin era lì, davanti alla porta di casa mia, ad aspettarmi con il suo solito sguardo glaciale. Roteai gli occhi e la sorpassai entrando nel mio appartamento.

-Dov'era sta volta?- chiese in modo robotico e inespressivo.

-Ancora? Da Hyunjin, sono sempre da Hyunjin cazzo!- gli risposi flustrato da quelle solite domande che invadevano la mia privacy.

-Bugiardo- disse in tono serio. Io mi girai fulminandola con gli occhi.

-Come osi darmi del bugiardo? Chi cazzo ti credi di essere?- la guardai e mi avvicinai in modo minaccioso. Lei, come al solito, non accennava un minimo di timore e mi guardò dritto negli occhi.

-Io non sono nessuno ma lei è un bugiardo- aprì l'ipad che era solita portare sotto al braccio a mò di borsetta ed aprì varie immagini prese dai giornali.

Per un attimo temetti il peggio, poi guardai meglio e capii.

-Hyunjin è stato paparazzato con una persona misteriosa ieri sera in giro per locali e sta mattina mentre usciva da un hotel con la stessa persona. Non mi sembra lei nella foto, lei è più alto e più muscoloso- sentenziò alternando lo sguardo da me alle foto.

-La mia vita non ti riguarda.- cercai di chiudere il discorso ma Ryujin non ne aveva intenzione.

-Mi occupo della sua sicurezza, è mio compito sapere dove va e con chi è. Mi dica, ha una fidanzata per caso? Di me si può fidare- cercò di estrapolare delle informazioni ma no, non avrei sputato il rospo su Jisung.

Koi no yokan || MinsungDove le storie prendono vita. Scoprilo ora