Capitolo terzo

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Han's POV
Arrivai a casa in poco tempo e mi diressi verso la doccia con la stessa velocità con cui le formiche si precipitano su un pezzetto di pane appena caduto.

Stavo per incontrare LK e non ero pronto psicologicamente. Io, come tanti altri, adoravo i suoi quadri, mi trasmettevano davvero molto e il fatto di non conoscere il volto dell'autore rendeva il tutto più elettrizzante.
Sarei stato il primo fan a scoprirlo.

Mi insaponai velocemente con il mio bagnoschiuma al cocco e talco, anche se non capivo realmente che odore potesse avere il talco, mentre la mia mente vagava in cerca di un ipotetico volto per il famoso LK.

Date le sue opere profonde, che spesso criticavano in modo subliminale la società odierna e le ideologie retrograde di chi si trova al governo, mi immaginavo un quarantenne mal vestito e un pò trascurato. Uno di quelli con i capelli lunghi, vestiti enormi e la sigaretta sempre in bocca che vive in un camper nel bosco, nonostante la valangata di soldi che è riusito a fare con i suoi quadri.

Uscii dalla doccia trovando conforto al freddo che mi aveva invaso nell'accappatoio che mi aspettava appeso all'attaccapanni lì davanti.
Mi asciugai velocemente mentre la mia mente era già su un altro pianeta che pensava a cosa sarebbe stato più consono indossare per il "grande evento". Quasi mi bruciai con il phon, si con il phon, perché non riuscivo a pensare a quello che facevo, sembravo una dodicenne al primo appuntamento.

Una volta pronto optai per una semplice t-shirt bianca e un paio di jeans strappati: LK sicuramente non era uno che dava importanza a cose come vestiti di marca o pregiati, pensavo.
Non mi truccai nemmeno per coprire quei pochi brufoletti che mi erano usciti, probabilmente per la quantità spropositata di cioccolata mangiata la sera prima, e le occhiaie costantemente presenti.

Decisi di raggiungere il museo a piedi, era solo a mezz'oretta da casa mia ed ero in perfetto orario, usare la bici mi avrebbe fatto sudare e la macchina non me la potevo permettere.
Mi portai dietro giusto le chiavi e il telefono e mi incamminai per le strade deserte di Seoul, illuminate solo dalla luce flebile dei lampioni presenti nelle vie e dai neon dei pochi negozi aperti a quell'ora, continuando a viaggiare con l'immaginazione.

Erano le 22.45 quando arrivai, un quarto d'ora in anticipo. Salutai Changbin, un mio amico e collega che faceva sempre i turni di notte al museo. Era un genio dell'informatica e aveva il controllo dell'ingresso e di tutte le telecamere di quel luogo.

-Hey Changbin!- sventolai la mano per farmi notare davanti al vetro della cabina di controllo dov'era solito stare mentre sorseggiava gassosa.

-Ciao Jisung, agitato?- mi canzonò avvicinandosi al vetro per guardarmi e storse un pò il naso nel vedermi, come se qualcosa non andasse.

-Beh direi di si, sto per incontrare uno degli artisti migliori di tutta la Corea, tu piuttosto? Perché quella faccia?- domandai curioso

-Sei...- fece una breve pausa, forse cercando le parole adatte -...sicuro di volerti presentare a LK in queste condizioni? Io non so nulla di lui, ci siamo rivolti la parola poche volte e non l'ho nemmeno mai visto in viso ma...- distolse lo sguardo grattandosi la nuca come se volesse dirmi qualcosa ma avesse paura di farlo.

-ma?- lo incitai a continuare sentendo l'ansia iniziare a crescere: che mi fossi creato false aspettative?

-ma lo vedrai tu stesso, non voglio metterti ansia ma a primo impatto non sembra come normalmente lo si immagina- finì sviando il discorso.

Certo Changbin: "non voglio metterti ansia" disse mettendomi ansia; un vero amico, davvero.

Annuii in silenzio e presi le chiavi della porta principale, mi diressi velocemente verso l'entrata per stare un pò più al caldo mentre aspettavo, ora con paura e ansia, l'arrivo del famoso artista.

Koi no yokan || MinsungDove le storie prendono vita. Scoprilo ora