Capitolo tredicesimo

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Minho's POV
Il mattino seguente mi svegliai con il sole che mi tagliava a metà la faccia. Ci misi un pò a realizzare che fossi a casa di Jisung, più precisamente nel suo letto. Aveva il suo odore.
Ero riuscito a dormire bene, cosa strana visto che solitamente se non è il mio letto non riesco a prendere sonno.

Mi presi qualche minuto per accendere il cervello e connettere i sensi poi, dopo una breve sosta al bagno, raggiunsi il soggiorno.
Jisung era lì, stravaccato in una posizione quasi disumana, che dormiva a bocca aperta sul divano.

Mi trattenni dal non ridere e passai oltre, intenzionato a preparare la colazione per entrambi. Volevo sdebitarmi per la cena e per avermi ceduto il letto soprattutto.

Svegliai il più piccolo solo quando mi resi conto che erano ormai le dieci e avrebbe fatto tardi a scuola se non si fosse iniziato a preparare.

-Jisung...? Forza svegliati o farai tardi- sussurrai per non essere troppo brusco. Lui storse il naso e prese a fare espressioni contorte, aprendo gli occhi poco dopo.

-Sembri mia madre- fu la prima cosa che disse quando aprì bocca. Risi e scossi la testa allontanandomi da lui.

-Buongiorno anche a te, la colazione è sul tavolo- indicai quest'ultima con un cenno del capo. Vidi i suoi occhi brillare ed alternare lo sguardo da me al cibo.

-Hai cucinato per me?- chiese incredulo con un sorriso che gli attraversava il volto, io annuii soltanto.

Nemmeno mi ringraziò, talmente era preso nell'ingozzarsi, commentò solamente -è buono, cucini bene-. Sorrisi tra me e me, non ci vuole poi così tanto a fare dei pancake.

Dopo una mezz'ora Jisung era pronto ed io pure.
Era vestito comodamente e portava un borsone a tracolla, io avevo ancora i suoi vestiti addosso e l'immancabile trio occhiali-cappellino-mascherina.
Ora che arrivava la parte più difficile, salutarsi.

-Beh, grazie per avermi fatto compagnia. È davvero bello parlare con te- mi sorrise prendendo le ultime cose.

-Grazie a te per avermi invitato. La prossima volta ti invito a cena da me allora- proposi buttandola lì, lo vidi sorridere.

-Volentieri hyung- mi guardò e mi sorrise. Rimase fermo qualche secondo e lo stesso feci io, interdetto sul da farsi. Poi aprì la porta.

Bloccai i suoi movimenti prendendolo per il polso in modo istintivo, nemmeno credevo di poter essere così veloce. Lui si girò verso di me e mi guardò interrogativo fermandosi.

-Qualcosa non va?- si fermò dedicandomi la sua completa attenzione.

Bella domanda. Non c'era nulla che non andasse eppure sentivo il bisogno di stare ancora con lui. Per qualche motivo realizzai in pochi secondi, vedendolo lì sullo stipite della porta, che di lui non mi sarei mai stancato.
Potevo starci ore, giorni, settimane, mesi, anni o anche tutta la vita insieme, ma non mi sarei mai stancato della sua presenza accanto a me.

-mh? allora? Puoi allentare la presa? Mi fermi la circolazione- mi riportò alla realtà ed io mollai subito la presa che avevo stretto troppo assorto dai miei pensieri.

-No, va tutto bene... volevo chiederti solo il tuo numero di telefono, così sarà più semplice comunicare- era vero, Ryujin controllava i suoi social ma non i messaggi. Era il modo più sicuro per parlare con lui.

Capì subito e sbloccò il suo telefono, dandomelo con il keypad già aperto. Composi il mio numero e lui l'aggiunse ai contatti.

-Ti scrivo appena arrivo all'accademia mh? Ora dovrei andare per non fare tardi- io annuii sorridendo, cercando di nascondere quel senso di tristezza dovuto alla nostra separazione.
Uscii di casa anche io e chiuse la porta dietro di noi.

Koi no yokan || MinsungDove le storie prendono vita. Scoprilo ora