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lo buttano in gabbia, pensando che il ragazzo cambia

- Amine -

Milano, San Siro, Lombardia - 2019

La guardo bloccato in quella posizione per due minuti circa, non mi capacitai di quella notizia, «hai provato a fare il test?» Domandai agitato, «sinceramente? No, non l'ho fatto e non so nemmeno se voglio tenerlo, sono ancora troppo giovane per diventare madre» una lacrima scese sulla sua guancia, appoggiai una mano sulla sua spalla fino a farla avvicinare a me, «non sono nessuno per dirti di tenerlo o meno, non posso decidere per te, non voglio essere di parte perché sono responsabilità, pensaci, ok? Ora non sei lucida, riposa» lentamente ci incamminammo verso il letto, le aprii le coperte e la feci sdraiare, le lasciai un bacio sulla fronte e mi accinsi a lasciare la stanza, mi bloccai quando la sua voce giunse alle mie orecchie, «rimani» girai su me stesso e percorsi il tratto al contrario di qualche secondo prima. Mi sfilai le scarpe e il piumino, aprii le lenzuola e mi coprii di conseguenza, «vieni qui» continuò e mi fece appoggiare sul suo petto, sarei rimasto in quella posizione mentre mi accarezzava i capelli, mi sarei addormentato di li a poco, forse così fu dato che dopo quella scena non ricordavo più niente.  

Mi stavo rilassando fin troppo e non ero abituato a tutte quelle attenzioni, mi sentivo strano e non a mio agio. Così dopo quella che mi parve mezz'ora mi svegliai tra le sue braccia, sarebbe stato azzardato da dire così presto, ma ci sarei rimasto per ore, mi sentivo a casa, protetto dal mondo esterno. Alzai gli occhi verso il suo viso, appoggiato sul cuscino con delicatezza, le labbra socchiuse e le ciglia voluminose la facevano sembrare una dea, la mano ancora incastrata tra i miei capelli e il respiro leggero riecheggiava nella stanza, sembrava di essere in una dimensione parallela dove tutto andava per il verso giusto e dei problemi non c'era neanche l'ombra. 

Poi le sue labbra si tirarono su in un sorriso, «tu es mignon quand tu me regardes*» esordii, schiuse gli occhi rivelando le iridi color speranza, rimasi ammaliato ad ascoltarla, era capace di zittire ogni mio pensiero ed eliminare ogni tipo di frase con un senso concreto, mi mandava in tilt e non sapevo come fare per eliminare questo incantesimo

Irruppe nuovamente nel silenzio sconvolgendo ulteriormente i miei pensieri, «lo terrò, voglio dare l'affetto che non ho ricevuto io e poi mi è stato detto di avere l'istinto materno» posai la mia mano sul suo fianco facendola avvicinare di più a me, ero felice della sua scelta, «dato che non posso uscire, tantomeno tu, avevo intenzione di mandarci Sacky a prendere il test» annuii ascoltandola, «onestamente sono un po' spaventata da questa cosa, spero solo vada tutto per il meglio» esponendo i suoi pensieri, stava mettendo in risalto un suo lato più intimo, la ammiravo, io non ci riuscivo e non mi vergognavo a dirlo, non mi sarei fidato neanche se conoscessi una persona da anni, ho paura di essere ferito e che se rivelassi il miei punti deboli poi potrebbero essere usati contro di me in modo tale da ferirmi.

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Un'ora dopo Sacky rientrò e si diresse in camera di Arifa, «Sacky, potresti farmi un favore?» Chiese dolce e persuasiva, «potresti andare in farmacia e prendermi un test di gravidanza? Io non posso uscire» la guardò stranito e poi guardò me, «lui non centra, dopo ti spiego» proseguì accarezzandomi nuovamente i capelli, il ragazzo annuì e poi usci dalla stanza, «se fosse positivo mi allargherei tantissimo e ho paura, paura di non piacermi più e non riuscire a tornare come prima, a quel punto preferirei ammazzarmi», avevo paura potesse farlo davvero, così mi venne in mente un'idea  brillante. 

«Alzati» dissi mentre facevo lo stesso, la portai davanti allo specchio. «Ti fidi di me?» Le chiesi di conseguenza, annuì seppur titubante, non potevo darle torto, «levati la felpa e il pantalone» mi guardò stranita, lo sguardo terrorizzato si impossessò dei suoi occhi, «non ti devo minimamente sfiorare, se ti fidi lo fai, altrimenti non preoccuparti», posizionò le mani alla base della felpa e iniziò a sfilarsela, camminai verso la porta e la chiusi a chiave, si girò di scatto, «l'ho fatto così che non entri nessuno, ma se vuoi la riapro, senza problemi, devi dirmi tu come ti senti a tuo agio» si voltò nuovamente e si sfilò il pantaloni della tuta, «okay, ora?» Chiese impaurita, mi avvicinai lentamente, «avvicinati allo specchio» dissi alle sue spalle mentre ammiravo la pelle ambrata, «dimmi quello che non ti piace di te in questo momento e io ti dirò ciò che piace a me» ero incerto, tutta la sicurezza era svanita in pochi attimi, avevo paura che un mio commento potesse offenderla o potesse metterla a disagio, non sapevo rapportarmi, per questo prediligevo il silenzio. 

«Parti da dove vuoi» continuai, «il naso: non mi piace, non capisco se sia troppo grande o troppo piccolo, sembra essere sproporzionato; poi il fisico, ho faticato tanto in questi anni ad accettarmi, non ho un fisico perfetto, sono in carne e va bene così, forse, ma pensare che probabilmente tra nove mesi sarò il doppio di ora mi crea disagio, ho paura di non piacere più a nessuno, non che mi interessi ma non starei bene con me stessa» era palesemente a disagio e cercava in ogni modo di coprirsi, così puntai il mio sguardo sui suoi occhi, mi avvicinai ulteriormente a lei, fino ad essere lontano un palmo dal suo corpo, portai una mano davanti ai suoi occhi, in modo tale da non trovarla impreparata o importunarla, lentamente la feci scorrere verso il suo viso, «il naso è perfetto così com'è, sei stupenda, gli occhi verde smeraldo ti donano un'aria luminosa, sei degna di avere quel colore, le lentiggini inquadrano perfettamente il tuo viso, il tuo fisico è ben calibrato, sei perfetta in ogni punto e permettimi, devi fregartene altamente dei commenti altrui, solo così potrai vivere bene con te stessa e con chi ti circonda» posai la stessa mano sul suo fianco e avvicinai il mio corpo al suo, in seguito le lasciai un bacio sulla guancia, «è tornato Sacky», si spostò dallo specchio e si rivestì velocemente, ordinò i capelli in una treccia strutturata con poca curanza e girò la chiave in modo da aprire la porta. 

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Poco dopo bussarono, Arifa si alzò dal letto e procedette verso il suono. «Tieni» le porse la scatolina Sacky, «grazie, sei un amore» rispose, poi mi lanciò un'occhiata, «dopo potresti controllare tu il risultato?» Mi chiese, ero pronto a scoprire la verità? Assolutamente no, ma dovevo farle da supporto. 

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Cinque minuti dopo Arifa uscì dal bagno con in test in mano e me lo porge, «dobbiamo aspettare circa cinque minuti» asserì, poi con calma si siede sul letto e iniziò a torturarsi le dita, la feci avvicinare a me, facendole appoggiare la testa sulla mia spalla.
«Ieri notte stavo pensando ad una cosa: non voglio che Rondo sia il padre, sempre se ci dovesse essere un feto, dopo quello che mi ha fatto, sono spaventata da come potrebbe comportarsi e se abusasse anche di lei o lui? Non voglio correre questo rischio, non me lo vedo come padre, ho questa sensazione come se poi dopo un ipotetico parto possa cambiare e pretendere la paternità ma io non mi fido, in queste ore non c'è stato nulla che mi abbia fatto capire di essere pentito, se vorrà esserci potrà farlo ma con uno di voi in presenza, ho imparato a fidarmi più di voi. Penso invece che tu saresti un ottimo padre, guardati: ti sei preso cura di me sin dal primo giorno, pur non conoscendomi, sono riuscita a parlarti del mio passato, pur non avendoti detto tutto, sei riuscito a comprendermi, mi hai sempre messo a mio agio e hai iniziato a farmi apprezzare, non mi meraviglierei di vederti trattare come figli i bambini del quartiere, ma con questo discorso non voglio accollarti la mia prole, è una mia responsabilità e la mia era solo una considerazione» alla fine del discorso mi guardò negli occhi, erano lucidi, i cinque minuti erano passati, afferrai tra le mani il test, lessi il dispositivo, in seguito alzai lo sguardo verso Arifa...

* sei carino quando mi guardi

; spazio autrice
oggi capitolo più lungo del solito, avevo bisogno di far dialogare di più i due personaggi principali. in realtà ogni ragazzo di Zamagna li vedo come futuri padri, la dolcezza che dimostrano a quei bambini, come li trattano e come li guardano, sono qualcosa di bellissimo, in più vi svelo una cosa che in pochi sanno: faccio O.S.S (operatore socio sanitario) e nel mio settore si prediligono i bambini, io ad esempio non li sopporto, o meglio, non sopporto quando piangono. 

come vi ho già detto si inizia ad andare verso la fine della storia, per questo i capitoli inizieranno ad avere più parole in modo da approfondire più concetti, dopo questa storia ci sarà una sorpresa, la trama è stata scritta il giorno 25 ottobre 2021

ogni capitolo avrà come finale del paragrafo una quantità d'ansia indefinita anche perché mi diverto a far attendere le persone e ora dopo circa 1578 parole vi posso salutare, a domani. 


ೄྀ࿐ ˊˎ- opera protetta da copyright
pubblicato il: 15 novembre 2021

𝖢𝖺𝗌𝖺 ; 𝗡𝗲𝗶𝗺𝗮 𝗘𝘇𝘇𝗮Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora