⌏quante ne ho passate senza ricevere amore⌌
❝Narratore esterno❞
Milano, Lombardia 2018
Avviso: questo capitolo sarà collegato al primo di "casa ; neima ezza"
(2/3)
Il giorno seguente Mattia scese di corsa le scale del suo palazzo, aveva la mente occupata da mille pensieri non del tutto positivi. Il giro in cui si era immischiato non era il massimo della legalità, ma lui stesso non amava seguire la legge e le regole, non gli andava a genio il fatto che qualcuno potesse comandare sulla sua vita, nemmeno sua madre.
Aveva molte consegne quel giorno da portare a termine, il capo non faceva altro che assegnagli compiti complessi ini modo tale che potesse levarselo di torno, Mattia non gli andava a genio, proprio perché era furbo.
Percorse tutto il quartiere fino ad arrivare allo stadio di San Siro, la strada era lunga ma a lui non importava, doveva dimostrare a tutti quanto fosse capace e soprattutto voleva avere il risetto di tutta Milano. Voleva che persino i suoi vecchi compagni di scuola dovessero strisciare ai suoi piedi, sapeva benissimo che il lavoro fosse azzardato come anche le idee folli che puntellavano i suoi sogni, ma lui era fatto così e non abbandonava le sue idee per niente al mondo, potesse anche crollare il mondo.
*
Mentre Amine, suo amico da una vita, stava preparando lo zaino con una lentezza assurda, anche quel giorno non aveva né voglia né tempo per andare a scuola. La madre urlava dall'altro angolo dell'appartamento, «sbrigati o farai tardi» gli disse ormai disperata, «arrivo» mise lo zaino in spalla e stremato dalla situazione raggiunse la donna, le lasciò un bacio sulla fronte, le augurò una buona giornata e uscì anche lui dal palazzo, il freddo pungente avvolgeva Milano.
Il ragazzo si strinse nel piumino che indossava e affrontò con decisione il vento, salutò i suoi amici che nonostante l'ora erano appostati sulle loro sedie, coperti da testa a piedi, per quello che facevano non c'erano giorni di ferie, dovevano vendere tutto in una determinata fascia giornaliera, più soldi riuscivano a recuperare più avevano la possibilità di scampare da quel giro ed evitare di uscire in orizzontale.
Amine percorse il tratto di strada che lo distanziava dalla scuola con la mente altrove, sapeva che avrebbe trovato Agnese e per l'ennesima volta non l'aveva calcolata, non si sentiva più protetto al suo fianco, lei rappresentava il suo problema principale, l'ansia era aumentata così come i tagli sui suoi polsi e gli attacchi d'ansia, non sapeva più come gestire quella situazione, si stava distruggendo stando ancora con lei.
Entrò nell'edificio a sguardo basso, non voleva incontrare nessuno né tantomeno parlarci, quel giorno si era svegliato con la luna storta e se qualcuno gli avesse rivolto la parola avrebbe risposto in modo sgarbato e dunque, conoscendo i suoi limiti cercò la sua pace interiore respirando un paio di volte. Si calmò e a passo lento entrò in classe, appoggiò con poca delicatezza lo zaino sul banco, si sedette in modo scomposto, afferrò un pezzo di carta e una penna, poi iniziò ad annotare qualche frase:
"essere ricchi ma quanto costa, un coccodrillo dal lago alla costa"
"urlo e strillo senza fare sosta, sei una baby squillo, zero risposta"
Nel primo caso il pensiero di avere qualche soldo in più per vivere una vita leggermente migliore lo tormentava da un po', voleva portare via la sua famiglia da quel buco di appartamento, mentre, l'idea di intraprendere la strada dello spaccio spingeva gli altri pensieri, voleva prevalere ed era propenso ad accontentarlo.
Nel secondo caso sapeva anche lui che quella frase l'avrebbe condannato se la sua ragazza ne fosse stata a conoscenza sarebbe arrivata la sua fine, i suoi sedici anni sarebbero svaniti in un batter d'occhio.
Agnese era una ragazza irascibile, rissosa e manesca. Non cerano alternative per parlare se non con gli insulti o le botte, si rivolgeva male a tutti senza distinzioni. Mesi dopo u ragazzo non era arrivato ad una conclusione per la sua domanda: cosa lo aveva fatto innamorare di lei?
Amine è un ragazzo che ti da tutto o niente: gli davi il tuo cuore e ne faceva di esso un tesoro, in nessun modo l'avrebbe ferito, avrebbe preferito fare più male a se stesso che alla persona che amava o a cui voleva bene.
Avrebbe continuato a lungo ad ignorarla, in un modo o nell'altro l'avrebbe lasciata avrebbe affrontato tutte le responsabilità a testa alta.
Arrivarono dei messaggi sul suo telefono proprio dalla ragazza in questione.
"sei una merda"
"ti odio"
"dovresti stare sempre con me, non con quei tuoi amici drogati"
Dopo l'ultimo messaggio ricevuto non ci vide più, avrebbero potuto criticare lui ma i suoi amici non li doveva toccare nessuno, erano la sua seconda famiglia.
"incontriamoci al solito posto"
Le scrisse scazzato, con la rabbia a fior di pelle ripiegò il foglietto e lo inserì nel giubbotto, scaraventò la sedia contro il muro e uscì dall'aula, ripercorse il corridoio e camminò a passo svelto verso il ripostiglio della scuola, entrò senza farsi vedere da nessuno e accese la piccola lampadina sopra la sua testa, cominciò a camminare lungo il poco sazio disponibile, non riusciva a calmarsi, si torturava le mani stringendole e tirandole, strideva i denti dalla rabbia e in viso era rosso.
Alcuni minuti dopo la porta si aprì rivelando Agnese in tutta la sua bellezza, i capelli scuri e lunghi ricadevano sulle sue spalle strette, il torace era avvolto da un maglioncino bianco in lana, le cosce erano strette in un paio di jeans neri, era divina e lei stessa lo sapeva, aveva gli occhi di tutti addosso e se ne compiaceva, amava essere osservata ed essere al centro dell'attenzione, la forma di narcisismo da cui era affetta aveva un livello elevato.
Spesso in giro sentiva delle voci la quale commentavano il suo fisico scolpito o il suo seno prorompente, la ragazza non si sforzava minimamente di coprirlo, un po' perché erano sforzi invano un po' perché non ne aveva voglia.
Altre volte Agnese sentiva commenti sulla sua relazione, sapeva anche lei di non amare Amine, lo sfruttava per protezione, per la compagnia da cui era circondato costantemente nonostante molti dei suoi amici avevano abbandonato gli studi mesi addietro, ciò non gli dispiaceva dato che cercava la sua indipendenza, comunque ci sarebbero stati gli uni per gli altri.
«Cosa vuoi?» Le chiese la ragazza, incrociò le braccia sotto al seno con l'intenzione di distrarre il suo ragazzo, «ah, pretendi di essere tu quella arrabbiata?» Amine non cadde nella sua trappola, rimase con lo sguardo fisso sugli occhi di Agnese.
Gli rivolse uno sguardo si sufficienza scuotendo le spalle, il suo compagno mosse un passo avventato verso di lei incastrandola tra la porta e il suo corpo, «puoi toccarmi tutto tranne mia madre e i miei amici» posò le mani hai lati della testa, la sua figura si rimpicciolì, iniziò ad avere timore di Amine, «sono stato chiaro?» Le chiese a pochi centimetri dalle sue labbra, lei rispose con un "si" timido pronunciato a mezza voce, i suoi occhi si velarono di lacrime ma non cedette, doveva essere più forte, voleva e doveva ferirlo per farlo sentire inferiore, una nullità.
Ma lui sapeva come fermarla, con il passare dei mesi e dei giorni aveva pianificato e raffinato ogni tecnica, passava notti intere sveglio a ragionare per trovare una soluzione contro quella ragazzina viziata. Si allontanò dal corpo esile della ragazza, «dopo oggi non cercarmi più, non parlarmi più, non voglio spere più niente di te, mi hai solo rovinato e io non merito questo trattamento, sono umano anche io e come tale ho dei sentimenti» Agnese, ancora tremante si spostò verso il muro più vicino in modo tale da farlo passare, una volta uscito ella si accasciò lungo il muro dando sfogo alle sue lacrime, non sopportava più quella situazione, sapeva anche lei di essersi comportata male, aveva compreso quanto dolce e fragile fosse quel ragazzo, ma presa dalla sua perfidia e dal suo forte egoismo accantonò con forza quelle vocine che le ripetevano di lascarlo perdere in modo tale che non potesse distruggerlo psicologicamente.
; spazio autrice
- penso di essermi immedesimata troppo in Amine e la mia parte irascibile è uscita fuori, chiedo perdono ma me la prendo io stessa in primis con i personaggi che creo. notiamo anche che è uscito un leggero lato tossico di Amine, ma comunque Agnese testa la pazienza di tutti.
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𝖢𝖺𝗌𝖺 ; 𝗡𝗲𝗶𝗺𝗮 𝗘𝘇𝘇𝗮
Hayran Kurgu• 𝘓𝘢 𝘷𝘪𝘵𝘢 𝘥𝘪 𝘱𝘳𝘪𝘮𝘢, 𝘪 𝘱𝘳𝘰𝘣𝘭𝘦𝘮𝘪 𝘥𝘪 𝘱𝘳𝘪𝘮𝘢, 𝘴𝘰𝘯𝘰 𝘢𝘯𝘤𝘰𝘳𝘢 𝘲𝘶𝘢, 𝘥𝘪𝘮𝘮𝘪 𝘴𝘦 𝘱𝘦𝘯𝘴𝘪 𝘰𝘱𝘱𝘶𝘳𝘦 𝘯𝘰, 𝘴𝘦 𝘷𝘦𝘥𝘪 𝘢𝘯𝘤𝘰𝘳𝘢 𝘪 𝘨𝘶𝘢𝘪, 𝘲𝘶𝘪 𝘴𝘰𝘯𝘰 𝘢𝘯𝘤𝘰𝘳𝘢 𝘱𝘰𝘷𝘦𝘳𝘰 𝘦 𝘯𝘰𝘯 𝘣𝘢𝘴𝘵𝘢�...