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lo buttano in gabbia, pensando che il ragazzo cambia

- Arifa -

Milano, San Siro, Lombardia - 2019

Avviso: saranno descritte scene forti, le evidenzierò con "¨"

Passai metà pomeriggio immersa nelle lacrime, fin quando non sentii bussare alla porta e la voce di Sacky che seguitava a quel gesto. 

«Arifa, dobbiamo andare» a quel punto mi alzai dal letto, mi sistemai i capelli in una coda di cavallo alta e infilai le scarpe, aprii la porta e incontrai il suo sguardo premuroso. Chiusi la porta alle mie spalle e ci inoltrammo nel corridoio, posizionò una mano sulla mia schiena per invogliarmi ad abbandonare l'abitazione. 

Scendemmo in quartiere e una miriade di bambini giocavano a palla in piazza, nella mia zona non accadeva da tempo, le restrizioni imposte lo impedivano, impedivano il divertimento e la crescita, bisognava essere monotoni per sopravvivere. 

«Come stai?» Chiese d'un tratto il ragazzo al mio fianco, sospirai «come vuoi che stia? La notte sogno ancora quello che mi ha fatto quel mostro e ho visto poco fa il tuo amico essere arrestato, di certo non posso stare bene» continuai la frase con un pizzico di acidità nella voce, «chi hai visto?» Il suo tono era preoccupato, non potevo biasimarlo, «Neima» si irrigidì subito, «non doveva mandarlo lì, sicuramente ora si sentirà in colpa e nessuno riuscirà a farlo ragionare, avrà paranoie assurde e stanotte non dormirà».

Percorremmo la strada che feci il giorno prima. Rimanevo estasiata ogni volta che vedevo Milano, era un qualcosa di assurdo. Le luci e le sue forme, i palazzi e i giardini, le strade e la sua storia, ogni sua cosa mi mandava in tilt tutte le volte che mettevo piede fuori casa. Arrivammo in Galleria dopo un paio di minuti, non mi stancavo mai di camminare. «Vai dove vuoi, tanto sono costretto a seguirti», ero incerta su cosa scegliere, non amavo fare shopping, era un mondo troppo distante dalla mia concezione di divertimento.  

Entrai nel primo negozio, trovai un vestito bianco che rispettava le caratteristiche dettate da Rondo, cercai la mia taglia e mi diressi in camerino, chiedendo a Sacky di aspettarmi, in seguito mi avrebbe dato un suo parere. 

La scollatura era troppo profonda per i miei gusti, arrivava fino a metà stomaco, copriva a stento il seno, con non si sa quale grazia, stretto in vita e subito dopo c'era uno spacco abbastanza profondo, non faceva per me un indumento tale, ma dovevo averlo in dosso, solo l'idea di avere tutti gli occhi su di me, mi metteva in soggezione. Timidamente scostai la tenda e lo sguardo del ragazzo passò dal telefono al mio corpo.
«Che ne pensi?» Chiesi con un pizzico di vergogna, «sei semplicemente stupenda, se qualcuno ci fosse stato in questo momento ti avrebbe nascosto da qualche parte per evitare certi sguardi, ma questo era l'esatto abito che aveva richiesto Rondo» annuii incerta e rientrai nel camerino, mi rivestii e ci dirigemmo alla cassa, avrei pagato molto volentieri ma Sosa mi aveva tolto qualsiasi contante e carta che avevo con me, guardai dispiaciuta Sacky, non volevo sfruttarlo.

Dopo il pagamento uscimmo dal negozio e ci dirigemmo in un altro, avevo bisogno delle scarpe. Optai per dei sandali Saint Laurent Opyum in vernice nera. 

-
Tornammo in Zamagna con numerose buste, dopo che la porta fu aperta mi diressi nella mia stanza per sistemare gli acquisti, poi mi giunse una notizia, «per le venti devi essere pronta» annuii semplicemente. Mi stesi sul letto fissando il soffitto e immaginando cosa stesse facendo Neima in quel momento, piano piano mi addormentai tra mille pensieri.

Se il vestito non gli fosse piaciuto?

Se non fossi stata all'altezza della serata?

Il sonno fu travagliato, mi girai e rigirai nel letto, tanto che mi svegliai con la fronte imperlata di sudore, da quando ero arrivata in quell'appartamento non ero riuscita a dormire decentemente, non facevo altro che svegliarmi, non sapevo più che volesse dire dormire bene. 

¨
Mi svegliai che ormai erano le 19, avevo un'ora a disposizione, presi l'occorrente e mi chiusi a chiave in bagno. Aprii il getto dell'acqua dal lato caldo e la feci scorrere un po', nel frattempo mi spogliai e mi osservai allo specchio, non mi piacevo proprio ero orrenda, non trovavo nulla di buono in me. Sciolsi i capelli e sfilai dalla tasca della tuta la lama del tempera-matita, entrai in doccia e iniziai a piangere in silenzio nel mentre che la mano destra incideva dei tagli verticali sul polso sinistro, la pressione aumentava ad ogni segno. Le goccioline di sangue scivolavano via insieme all'acqua, si riunivano in una sola scia, tutti i liquidi scendevano copiosi trasportati sa una strana sensazione di tranquillità. Poi passai alle cosce, più soffrivo meglio stavo, le mie insicurezze svanivano ad ogni sibilo di dolore. La situazione era molto contrastante, dal dolore riuscivo a trarne forza, forse era vero che il dolore era forza e avrei dovuto abbattermi così facilmente. Avrei smesso dopo quel giorno, avrei dovuto trovare un altro metodo per sfogare il mio dolore, avrei potuto scrivere un libro o utilizzare il metodo più facile: il pianto. Forse avrei risolto tutto o niente, ma quello ancora non potevo saperlo, dovevo provarci.
¨

Mi insaponai i capelli e poi sciacquai il tutto, mi avvolsi nell'asciugamano e uscii, infilai l'intimo e iniziai ad asciugarmi i capelli facendo una piega liscia. Indossai il vestito e poi passai al trucco: applicai un ombretto color porpora, tracciai una spessa linea di eyeliner e passai al mascara, sulle labbra stesi una tinta matte color melanzana, un po' di illuminante sugli zigomi e sulla punta del naso, indossai gli occhiali e uscii dal bagno.

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Una voce preoccupata mi fece dirigere in soggiorno, in casa non c'era nessuno se non io e Sacky. Era in chiamata con qualcuno, quando vidi il suo viso sconvolto gli chiesi chi fosse, ma lui negò non volendo rispondermi. Dopo un paio di tentativi mi disse che fosse il ragazzo che aveva fatto di me un cumulo di emozioni. «Amico ma che stai dicendo, ne uscirai senza problemi, pensa positivo altrimenti non avremo risolto nulla» capii subito e imposi di passarmelo.

Gli parlai con il cuore aperto, sapevo che sarebbe uscito presto, lo speravo. Volevo che sapesse di non essere solo e se già lo sapeva volevo ricordarglielo, lo salutai, i suoi respiri mi calmavano, stavo bene con me stessa. 

-
La porta venne nuovamente aperta e rivelò la figura di Rondo, era vestito con una tuta blu, non male, ma nulla di che. Con passo felino si avvicinò a me, tirò qualcosa fuori dalla tasca, «voltati» pronunciò solo, eseguii gli ordini, il mio corpo fremeva solo all'idea che potesse sfiorarmi, il mio stomaco faceva delle capriole assurde, la nausea mi faceva da padrona, circondò il mio collo con una catenina che conoscevo a memoria, in ogni suo minimo particolare. 

Mi sfiorò il collo e poi passò la mani lungo le mie braccia, mi irrigidii, «sei meravigliosa» disse sussurrando accanto al mio orecchio ero paralizzata in quella posizione, non sapevo come reagire, ogni mossa era letale. 

; spazio autrice
come avrete notato sto cercando di rimandare il più possibile il finale, non sono pronta a ciò. per questo approfondisco delle situazioni che in altri capitoli ho trattato superficialmente, spero che questo non vi dia fastidio.

 per questo approfondisco delle situazioni che in altri capitoli ho trattato superficialmente, spero che questo non vi dia fastidio

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17 novembre 2021

𝖢𝖺𝗌𝖺 ; 𝗡𝗲𝗶𝗺𝗮 𝗘𝘇𝘇𝗮Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora