⌏quante ne ho passate senza ricevere amore⌌
❝Mattia❞Milano, Lombardia 2018
Avviso: saranno presenti molti salti temporali e frequenti cambi di punti di vista nel corso dei capitoli, alcuni avranno un narratore esterno. saranno ripresi dei capitoli della storia precedente, per questo vi chiedo di leggere prima "casa ; neima ezza" e poi questa; saranno integrati nuovi personaggi e chiariti quelli vecchi e con loro le loro storie e il loro vissuto. la storia verrà divisa in due parti, il prequel (questi primi capitoli che servono solo per spiegare il vissuto di Mattia e il perché di alcune sue azioni), riceverete un avviso o in bacheca o a fine capitolo quando inizierà il sequel, ovviamente verranno scritti accanto al numero del capitolo di cosa si stratta, così come è successo con questo primo capitolo, detto ciò vi auguro buona lettura e che questo prequel/sequel possa piacervi.
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Se avessi dovuto descrivermi avrei usato pochi aggettivi ma buoni: ambizioso e audace.
Ero un tipo particolare in quegli anni, i soldi scarseggiavano, tutto andava a rotoli: la mia vita sociale, il lavoro era uno schifo, non sapevo più dove sbattere la testa.
Vedere mamma piangere tutti i giorni mi straziava, quando lo faceva si nascondeva da me, voleva essere forte per entrambi e non che io fossi insensibile, ma il vero peso sulle spalle lo portavo io, soffrivo in silenzio.
Scesi in piazza per incontrarmi con i miei soliti amici, «ben svegliato» disse ironico Sami, quel giorno non ero per niente in vena di scherzi e risate e non era da me, amavo divertirmi, il mio stesso umore però non valeva per gli altri dato che stavano ridendo per la battuta del mio amico, «che succede?» Fu Amine a parlarmi, era l'unico che non stava ridendo, lui sapeva tutto, gli confidavo ogni minimo problema, era il mio diario segreto.
Un altro aggettivo che mi avrebbe descritto alla perfezione sarebbe stato: insicuro.
Lo ero tanto, forse troppo e non sapevo come gestire la situazione, lui mi aiutava senza che glielo chiedessi, capiva tutto con uno sguardo, era silenzioso e calcolatore, ma non in modo negativo, era semplicemente una persona acuta, non si lasciava sfuggire niente, non avevo mai trovato un'altra persona come lui, nonostante non sapessi le sorti del mio futuro, non avrei mai trovato un sostituto.
«Le solite cose Ezza» parlai con voce bassa, «sai che tutto si risolverà, devi solo volerlo, devi far si che accada», un'altra cosa fondamentale che ci distingueva era la capacità di dialogo, sapeva sempre cosa dire e soprattutto non si tratteneva mai, forse gliela invidiavo come caratteristica. «Lo so, anche se faccio gli extra quello non me li retribuisce, continua a trattarmi male, non ce la faccio più». Rollai una canna e la accesi, subito dopo voltai lo sguardo verso il mio amico, «hai provato a parlargliene?» Si intromise Valerio, sbuffai, «pure se parlo è come se non ci fossi, non mi ascolta mai, rimanda sempre. Ora però mi sono stancato, a breve mi licenzio, troverò altro da fare», tutti mi guardarono sbalorditi, non li biasimavo, ma dopo un po' la pazienza scadeva e di certo non ero il tipo da farsi mettere i piedi in testa, com'era quel detto? Buono si ma fesso no e in quel momento non sapevo chi stesse trattenendo la mia pazienza, visto che i fili di essa erano sempre meno tesi ed ero sempre più propenso a menare qualcuno e farmi trent'anni, piuttosto che essere ragionevole.
Dopo tutti i drammi di quel giornoavevo un forte bisogno di bere fino a svenire, mi rivolsi ai miei amici mentre ero sdraiato sul muretto, l'aria fredda e umida di Milano iniziava a farsi sentire, alzai maggiormente la zip della giacca, buttai il filtro della canna e alzai lo ski-mask sul naso. «Io non sono da meno» concordò Vale, «bene così, alle 22:00 in piazza» enunciai, «io non ci sono, ho i compiti da fare» rispose Neima, «è sempre così studioso il ragazzo» proruppe Sami nel dialogo, un leggero sorriso si stampò sul mio viso, «in realtà non mi va più di tanto, devo scrivere un testo e parlare di come immagino la mia vita tra un paio d'anni» roteò gli occhi, non gli era mai piaciuto parlare del futuro, era uno che viveva molto il presente, «sicuramente ricco sfondato» lo stuzzicò Anas, Amine gli riservò un'occhiata di fuoco, «e qualche esercizio di matematica» continuò informandoci, respirò lentamente, «ci vediamo domani» poi si diresse verso il suo palazzo, stessa cosa feci io. Nonostante non mi andasse di uscire volevo semplicemente accantonare i miei problemi, ne avevo un fottuto bisogno e stare con i miei amici avrebbe allentato almeno un po' della tensione che racciudeva il mio corpo, se qualcuno dall'esterno mi avesse analizzato in quel periodo della mia vita avrebbe detto che fossi costituito da ossa, pelle e nervosismo, rispondevo male lettreralmente a tutti.
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𝖢𝖺𝗌𝖺 ; 𝗡𝗲𝗶𝗺𝗮 𝗘𝘇𝘇𝗮
Fanfiction• 𝘓𝘢 𝘷𝘪𝘵𝘢 𝘥𝘪 𝘱𝘳𝘪𝘮𝘢, 𝘪 𝘱𝘳𝘰𝘣𝘭𝘦𝘮𝘪 𝘥𝘪 𝘱𝘳𝘪𝘮𝘢, 𝘴𝘰𝘯𝘰 𝘢𝘯𝘤𝘰𝘳𝘢 𝘲𝘶𝘢, 𝘥𝘪𝘮𝘮𝘪 𝘴𝘦 𝘱𝘦𝘯𝘴𝘪 𝘰𝘱𝘱𝘶𝘳𝘦 𝘯𝘰, 𝘴𝘦 𝘷𝘦𝘥𝘪 𝘢𝘯𝘤𝘰𝘳𝘢 𝘪 𝘨𝘶𝘢𝘪, 𝘲𝘶𝘪 𝘴𝘰𝘯𝘰 𝘢𝘯𝘤𝘰𝘳𝘢 𝘱𝘰𝘷𝘦𝘳𝘰 𝘦 𝘯𝘰𝘯 𝘣𝘢𝘴𝘵𝘢�...