⁝ lo buttano in gabbia, pensando che il ragazzo cambia ⁝
- Amine -
Milano, San Siro, Lombardia - 2019
Avviso: verranno trattati vari argomenti pesanti, non vi anticipo nulla, ma vi chiedo di fare attenzione, sono temi delicati e se li affrontate nelle vostre storie fatele bene, qualcuno potrebbe stare male per ciò. quello che sarà narrato non ha fonti certe, né tantomeno sono informata se sia accaduto realmente, io mi baso sulle canzoni e dall'impressione che mi danno.
Eravamo sotto le coperte del mio letto, l'uno abbracciato all'altra, quando ero con lei avevo un'immensa voglia di parlare, di scoprire nuovi posti della mente umana, inoltrarmi in un viaggio mentale a dir poco favoloso. Conoscere le idee degli altri, di chi ti circonderà per poco e di chi lo farà per molto.
«A cosa pensi?» Mi chiese, ma come potevo dirle che i miei mostri mi stavano divorando? Che soffrivo di uno dei peggiori disturbi che potessero esistere? «Non voglio andare al Beccaria, sono stato costretto a spacciare, io non volevo nemmeno andarci. Mamma è delusa, è già successo in passato che finissi in tribunale per le stesse motivazioni, le dissi che non doveva preoccuparsi, che non l'avrei più fatto, gliel'ho promesso, capisci? Sapere che ho deluso mia madre e la mia famiglia è peggio di una pugnalata alla schiena» iniziai a piangere, non me ne vergognavo, anzi, piangere mi dava forza, non lo facevo quasi mai, avevo paura del giudizio altrui.
Mi abbracciò più forte a se, stavo davvero bene in quel momento, avevo capito cosa significasse il termine casa, non era un luogo fisico, era uno spirituale o in alternativa poteva essere una persona, così come nel mio caso. Avevo compreso in quelle ore che lei potesse essere la mia casa in ogni stagione, in inverno quando faceva freddo, solo un vero sentimento poteva scaldarti il cuore, un sentimento di qualsiasi tipo, non per forza amore. In estate quando il caldo era afoso e tutto intorno a te iniziava a seccarsi, in autunno e in primavera quando eri su un filo diretto tra le scelte buone e quelle che ti avrebbero portato alla rovina, in ogni viaggio lei sarebbe stata presente, avevo dedotto che fosse la porta verso la libertà, mi avrebbe liberato, con il mio aiuto, da tutte le cose negative che mi circondavano, me l'aveva promesso dal primo giorno; avrebbe compreso i miei silenzi, i sospiri e le poche volte in cui ero arrabbiato, ma soprattutto la stanchezza che mi contrassegnava.
«Sei la mia casa» pronunciai nel silenzio soffocante di quella stanza, «e se non è con te e se non era un posto raggiungibile, allora io mi fermo e smetto di cercare, se non sei tu la casa io non so più abitare» il silenzio calò, mi alzai dal suo petto e mi misi in ginocchio sul materasso, mi guardò stranita, non potevo biasimarla, non avevo coraggio in quel momento, ma l'adrenalina mi faceva da padrone, la feci alzare e l'avvicinai a me, poggiai le mani sui suoi fianchi e con lo sguardo le chiesi il consenso e scattò ciò che non mi sarei immaginato mai, poggiai le labbra sulle sue, rimase interdetta per un attimo, ma poi seguì, posizionò le mani dietro al mio collo e mi avvicinò a se. Lento e passionale, era tutto strano per me, sembravamo esistere solo noi, il mondo attorno a noi si era annientato, nessun rumore scalfiva la nostra pace, ci staccammo ormai a corto di fiato e la abbracciai, stata riuscendo a curare le mie ferite.
Ci sdraiammo nuovamente nel letto, abbracciati, accarezzava i miei capelli e nel frattempo continuavamo a lanciarci degli sguardi indagatori, «prima hai detto che hai paura e non stai bene, ti va di parlarne?» Propose delicatamente, annuii sospirando «ecco, non so come dirtelo» mi guardai i polsi, il suo sguardo si diresse dov'era puntato il mio, «tesoro mio, ti aiuterò ad uscirne, saremo in due a combattere per questa cosa, va bene» con una mano accese l'abat-jour che era posizionato sul piccolo mobiletto accanto al suo letto, poi alzò la manica della felpa al braccio sinistro e vidi dei segni verticali, avvicinò il suo polso al mio, rimasi interdetto.
«Quando li hai fatti?» Non volevo risultare inopportuno, ma avevo bisogno di saperlo, era importante per me, volevo sapere se fosse per colpa mia o per colpa dei ragazzi. «La sera prima che tu tornassi» la guardai di scatto, poi continuò a parlare, «non ti ho detto che Rondo organizzò una festa, non so per cosa. Mi disse che sarei uscita nel pomeriggio con Sacky per prendere un vestito aderente e scollato, era davvero bello, per carità ma troppo scollato e corto per i miei gusti. Lo prendemmo e tornammo a casa, poi mi iniziai a preparare, nel pantalone della tuta avevo messo la lametta del temperamatite, entrai in doccia e iniziai a piangere, non so il perché o forse si, stavo ripensando a quello che era successo, più i vecchi ricordi, la mia vita non è mai stata facile, ho subito vari traumi da piccola, i miei genitori mi hanno mandato via di casa quattro anni fa, i soldi non bastavano e non avevano testa per mantenermi, ho vagato un po' per le strade, finché non sono finita a Rozzano» la sua voce cala di tono verso le ultime parole, la strinsi a me facendo attenzione al polso, alcune lacrime abbandonarono i suoi occhi, mi dispiaceva vederla in quelle condizioni, mi si spezzava il cuore. «Ora ci sono io per te, fin quando vivrò sarai sotto la mia protezione», ci addormentammo poco dopo, con troppi pensieri in testa, un passato che era peggio di un gomitolo di lana e i respiri leggeri. Il giorno dopo avrei dovuto iniziare a prepararmi mentalmente per la condanna in tribunale assegnata dal Gip e sapere che nessuno mi sarebbe venuto a trovare era ancora più straziante, erano tutti dei soci, ci lavoravo soltanto. Non mi piaceva mischiare le amicizie e il lavoro, tutto a tempo debito. Avrei risolto e saldato tutti i miei debiti, fosse l'ultima cosa che avrei fatto in vita.
; spazio autrice
finalmente si avvicina il tanto atteso giorno in tribunale, chissà cosa gli assegnerà il GIP, detenere sostanze stupefacenti e soldi liquidi superiori a tremila euro comportano tante responsabilità e una pena abbastanza pesante, tutto può accadere.-, opera protetta da copyright
20 novembre 2021
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𝖢𝖺𝗌𝖺 ; 𝗡𝗲𝗶𝗺𝗮 𝗘𝘇𝘇𝗮
Fanfiction• 𝘓𝘢 𝘷𝘪𝘵𝘢 𝘥𝘪 𝘱𝘳𝘪𝘮𝘢, 𝘪 𝘱𝘳𝘰𝘣𝘭𝘦𝘮𝘪 𝘥𝘪 𝘱𝘳𝘪𝘮𝘢, 𝘴𝘰𝘯𝘰 𝘢𝘯𝘤𝘰𝘳𝘢 𝘲𝘶𝘢, 𝘥𝘪𝘮𝘮𝘪 𝘴𝘦 𝘱𝘦𝘯𝘴𝘪 𝘰𝘱𝘱𝘶𝘳𝘦 𝘯𝘰, 𝘴𝘦 𝘷𝘦𝘥𝘪 𝘢𝘯𝘤𝘰𝘳𝘢 𝘪 𝘨𝘶𝘢𝘪, 𝘲𝘶𝘪 𝘴𝘰𝘯𝘰 𝘢𝘯𝘤𝘰𝘳𝘢 𝘱𝘰𝘷𝘦𝘳𝘰 𝘦 𝘯𝘰𝘯 𝘣𝘢𝘴𝘵𝘢�...