Vivian sgranò gli occhi, rimase immobile perchè era certa di aver sentito male, non poteva essere Lorenzo, fece un breve calcolo mentale, la sessione non era ancora finita e allontanarsi dall'istituto era una faticaccia assurda. Perchè era lí?
Avrebbe dovuto essere contenta invece fu divorata da un'ansia logorante, non le piacevano le sorprese, non le piaceva che le cose andassero diversamente da come aveva già previsto lei. Seppur diversa da loro, aveva ereditato le manie di controllo degli Archibald, solo che invece di controllare gli altri si limitava a se stessa, alla propria vita.
Si avvicinò alla porta e piegò la maniglia, quando l'aprí scorse lentamente il volto sorridente di Lorenzo. Gli occhi blu e limpidi la stavano squadrando perplessi, era ricoperta di sudicio a causa della lotta che si era svolta fino a qualche minuto prima. I capelli erano in disordine, lo sguardo stanco anche se soddisfatto, seppur sconvolto.
Aveva una ventiquattrore in pelle stretta tra le dita della mancina, forse era lí per lavoro. « Lo so che odi le sorprese, ma questa visita non era programmata, sono venuto a trovare i miei genitori, sono qui in vacanza e — ma che hai fatto? » Si riferiva chiaramente all'aspetto trasandato. Lui invece era imbellettato come al solito, sfoggiava un bellissimo completo di sartoria, si vedeva che fosse fatto su misura. Doveva essere lana quella della giacca, mentre il cappotto era il marchio della classe sociale a cui apprteneva, un Loro Piana che costava almeno quanto due anni d'affitto dell'appartamento in cui Vivian si era rifugiata.
Le sembrò un acquisto inutile, solo ora che conosceva il valore dei soldi capiva quanto fosse diverso il modo in cui vivevano le persone come Michael, come Martina.
« Vivi? »
« Ah, si, è che non ti aspettavo, in casa c'è un casino. Stavo provando ad intagliare delle zucche, cioè, ci stavamo provando... » Si allontanò per farlo accomodare, lui si guardò intorno e fece una smorfia poco soddisfatta, probabilmente non lo trovava un luogo adatto alla sua adorata Vivian, ma tacque. Se lei era felice cosí, allora andava bene anche a lui.Michael rimase zitto per tutto il tempo, stava squadrando Lorenzo da quando aveva potuto posare i suoi occhi su di lui: non gli piaceva affatto, sembrava che mettesse la giovane in difficoltà e poi riconobbe subito a che tipo di gente appartenesse, le scarpe erano tirate a lucido, i capelli perfetti e la barba tagliata. La cravatta costava quanto un suo anno di lavoro, provò un senso di repulsione immediato che a malapena riuscí a fargli fare un cenno con la mano, per salutarlo. « Lui è Michael, vive qui con me, stavamo tagliando le zucche. » Ma questo l'aveva già detto.
Stava diventando ripetitiva, le succedeva quando s'innervosiva ma ormai pensava di essersi liberata di quel vizio poco elegante. « E perchè mai? Non è più facile comprarle già tagliate? » Lo disse come fosse la cosa più ovvia del mondo, Vivian roteò lo sguardo. Probabilmente anche lei avrebbe dato quella risposta se non si fosse disintossicata da casa sua.Era assurdo, si era sempre trovata benissimo con Lorenzo e adesso parevano due universi paralleli. « È divertente. »
Michael rimase ancora in silenzio, dopo tutto quello che le aveva raccontato su sua madre Vivian odiò il suo vecchio compagno di studi per aver sminuito quell'attività a lui tanto cara.« Se lo dici tu mi fido. » Anche lui, come l'americana, non aveva mai conosciuto la felicità di festeggiare un Halloween come quelli del suo coinquilino. Non c'era da meravigliarsene, le vite di chiunque frequentasse la sua vecchia università erano tutte uguali. « Comunque piacere, Lorenzo. » Con tutta la cordialità del mondo e la spontaneità che lo caratterizzava, allungò la mano verso Michael e fece per presentarsi, l'altro la strinse quasi innervosito da tutta quella spavalderia, gli sapeva di falso.
« Michael. » Serrò poi le labbra e rivolse un'occhiata a Vivian come se pretendesse delle spiegazioni che non gli doveva.Lei lo ignorò e sorrise a Lorenzo. « Sei capitato davvero al momento sbagliato, se vuoi puoi darci una mano a pulire. »
Ci fu un attimo di silenzio in cui lui cercò di capire se davvero gli avesse proposto di pulire quel posto, l'italiano non aveva idea neanche di come si prendesse in mano una scopa. « Si, dai. » Per Vivian questo ed altro, no?
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Life could be a Dream
ChickLitQuello di Vivian Archibald è un nome decisamente noto a New York e sicuramente a Manhattan, dove la sua famiglia regna tra feste, eventi di beneficenza e criminalità organizzata. Chi la conosce la descrive come la peggiore delle arpie, dannatamente...