Vivian aveva ricordi piuttosto sconnessi, era certa di aver già sentito quel cognome ma non rimembrava dove, gli sembrava quasi un sogno. Non era la prima volta che le succedeva, era solita non ricordare la maggior parte dei dettagli incontrati in serate spiacevoli, in cui non era troppo sobria e neppure lucida.
Garcìa...
Assottigliò lo sguardo, mostrò un'espressione troppo concentrata per passare inosservata al cugino che ormai la conosceva bene. « Davide, aspettami al locale, io porto lei e ti raggiungo. » Voleva liberarsi di lei, quindi. Vivian arricciò le labbra e improvvisamente divenne meno interessante scoprire l'origine del cognome di quel giovane. Sembrava piuttosto piccolo, almeno tre o quattro anni di differenza da Thomas, forse era anche più piccolo di lei. Voleva saperne di più e questo il cugino l'aveva compreso.« Dove andate di bello? » cantilenò lei, dispettosa.
Aveva già individuato i punti deboli di quel poveretto, quelli su cui far leva per ottenere tutto ciò che volesse. Probabilmente conosceva anche tutti i segreti di Thomas, si prospettava una serata divertente. Lui le sorrise, ignorando i suoi intenti perfidi.
« Mio padre ha un locale non troppo lontano da qui, è l'unico posto dove siamo tranquilli. » Doveva essere davvero innocente, per rivelarle subito tutte quelle cose.La verità era che aveva un bisogno disperato di essere accettato, soprattutto da Thomas, dai suoi familiari. Quindi non gli sembrava vero che la sua cuginetta, la tanto rinomata e pazza Vivian Archibald lo stesse degnando di considerazione. « Un locale? Che figo! »
Thomas inclinò il capo, sapendo già dove volesse andare a parare quell'arpia dal sorriso tanto lindo e perfetto.
« Non verrai con noi. »
« Dai, mi sono lasciata da poco e ho bisogno di divertirmi, magari mi presentate qualcuno! »
« Ma se avevi detto di non essere neanche fidanzata. »
Sospirò in maniera teatrale, lasciando che una nuvoletta di condensa si mostrasse nell'aria. « Che c'entra, non mi piacciono le etichette. » Si portò una mano su un fianco e cercò approvazione nello sguardo di Davide, a lui pareva cosí assurdo che quella piccoletta esile e innocente fosse la Vivian tremenda e velenosa di cui il suo amato gli aveva raccontato.Perchè voleva bene alla cugina, ma era velenosa come uno scorpione e pungeva come una rosa spinata, era meglio prepararsi e sapersi difendere.
Devide osò mettersi in mezzo, solo per rivolgere uno sguardo d'intesa alla giovane. « Dai, cosa potrebbe mai succedere? »
« Esatto! »
Vivian stava recitando la parte della stupida cuginetta ingenua, forse quel Davide aveva anche una sorella perchè sembrava compatirla, Vivian queste cose le riconosceva bene. Adorava spiare le sfaccettature dell'animo umano, la faceva sentire al sicuro, come se avesse il controllo di tutto. In realtà stava soffrendo, solo che non lo sentiva, aveva chiuso in un baule tutte le cose negative, le aveva soffocate in modo che non potessero venire fuori se non graffiandole l'anima, il petto e stritolandole il cuore pur di risalire fino alla sua testa.Come al solito, sarebbe stata una guerra contro se stessa.
« Io vado in macchina con Thomas. » Nono gli diede neppure il tempo di rispondere che già si era infilata al caldo nel sedile della sua Lamborghini, al posto del passeggero.« Che cazzo hai in mente Vivian? »
« Io? Tu mi hai nascosto che sei gay per— quanto? »
« Un paio d'anni. »
« Il minimo che tu possa fare e farmi conoscere Davide! »
Tirò giù lo specchietto e cercò nella pochette il rossetto, accese le luci dell'auto per guardarsi meglio mentre lo ripassava sulle labbra.
Il cugino strinse le mani attorno al volante, lo sguardo perso verso il buio davanti nel vialetto. « Vivian, io ci tengo davvero a lui. Non fare cazzate, non stasera. »
« Tranquillo, niente alcol e niente pasticche. »
« E niente coca. » Lei roteò lo sguardo, l'aveva omesso volutamente, ma con Thomas quei giochetti non funzionavano bene.
« Sei diventato davvero un santarellino, complimenti Archibald. » Vedendo il suo viso volle rassicurarlo, dopotutto non era cosí strega. « Dai, almeno non potrà più dirti che non hai detto niente alla tua famiglia. »
Alzò le spalle, richiuse il rossetto e lo rimise nella sua borsetta firmata. Accavallò le gambe e dallo specchietto osservò Davide mettere in moto la sua auto.
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Life could be a Dream
ChickLitQuello di Vivian Archibald è un nome decisamente noto a New York e sicuramente a Manhattan, dove la sua famiglia regna tra feste, eventi di beneficenza e criminalità organizzata. Chi la conosce la descrive come la peggiore delle arpie, dannatamente...