La sera in cui Vittoria le aveva dato della sgualdrina Vivian si era fatta giurare che non avrebbe mai più ripetuto quella parola e che se ne sarebbe scordata. Le venne in mente che forse la moglie di Simon sapesse qualcosa, anche perchè di uomini soposati lei non me aveva mai frequentati. O forse semplicemente non lo sapeva, si era spesso ritrovata con partner più grandi e non li aveva mai conosciuti abbastanza bene da sapere se avessero una famiglia.
Comunque non le sembrava una cosa troppo grave, non le importava al punto da sentirsi in colpa e neanche da dover informare suo fratello.
Le passó addirittura dalla mente, se ne ricordó solamente qualche settimana dopo, era la vigilia di Natale e si trovava a casa sua, aggrovigliata tra le coperte del letto dove quando non era via dormiva sua moglie.
Non si chiese perchè non fosse presente quel giorno, anche lei se avesse potuto avrebbe evitato di passare quella giornata in famiglia, era una cosa così normale che a volte si scordava di quanto fosse sbagliato tutto il suo modo di approcciarsi alle cose.Simon teneva un braccio sotto di lei e le accarezzava lentamente la schiena, il petto nudo rivolto verso l'alto. Aveva delle cicatrici che Vivian non aveva mai osservato bene, ogni tanto si perdeva a guardarle ma solamente adesso, da quando avevano imparato a trovare dei momenti in cui potessero concedersi di non andare troppo di fretta. Una gli squarciava il petto e aveva la forma di un proiettile esploso contro la sua pelle chiara, l'altra gli graffiava un fianco e si allungava fin dietro la schiena.
Immaginó fosse una di quelle cose di cui era vietato parlare.In verità dopo tutto quel tempo si era creata tra loro una strana intimità, si conoscevano bene perchè erano due sbagliati, uguali. Sapevano cosa non domandarsi, e tra i vari argomenti che lui non voleva mai sfiorare v'era proprio la storia travagliata della sua famiglia.
Comunque la bionda trovó l'episodio con la nipote divertente da descrivere, quindi si mise su un fianco e richiamó la sua attenzione accarezzandogli delicatamente la mascella spigolosa. Gli occhi cristallini di Simon, ancora più freddi dei suoi, si posarono sul collo esile e caldo della giovane, avidi come se non ne avessero avuto abbastanza. « Sai cosa mi ha raccontato un po' di tempo fa Vittoria? »
Lui alzó un sopracciglio, non si aspettava che le labbra di Vivian dicessero qualcosa, solitamente non parlava tanto e si raccontava ancora meno. L'attiró verso di lui, facendola scivolare sul suo corpo forte ma attese, non si avventó su di lei, era curioso. « Dice che la mamma di una sua compagna di scuola pensa che io rovini le famiglie. »Il sorrisetto sottile di lui s'incrinó e divenne beffardo, alzó lo sguardo e Vivian lo avvolse mettendosi seduta contro il suo bacino. Quel contatto così intimo le fece perdere il respiro, Simon le afferró i fianchi e volle ammirarla prima di confessarle quello che aveva per la testa. « La bambina si chiama Dafne? » Il tono di voce era calmissimo, una delle cose che piú le era piaciuta di lui era il modo lento in cui si insinuava nelle cose, nella sua testa.
« Si, come lo sai? » Distolse per un attimo l'attenzione dal corpo di Vivian, risalì dal ventre fino agli zigomi magri e poi agli occhi tondi.« Ho deciso di lasciare mia moglie. » Le dita ruvide strinsero i glutei sodi della giovane, le braccia magroline di Vivian si posarono sulle sue spalle larghe. In che senso?
Ebbe la tentazione di baciarlo, ma era più forte la voglia di sapere cosa fosse successo nella sua vita. « E perchè? »
E io cosa c'entro?« Perchè non l'amavo. »
Afferró con due dita il mento sottile di Vivian, lei ancora non riusciva a capire, da quando l'amore era così importante? « E allora? »Simon a quel punto non ce la fece più e la bació, chiuse il suo labbro inferiore tra i denti e lo morse debolmente.
« Non ho bisogno di una moglie da portarmi accanto, ho il mio lavoro e le mie cose. » E i tuoi figli?
Non lo domandó, si limitó a rimanere in silenzio e a ricambiare le sue attenzioni. « Le tue cose? » Mormoró mentre gli rubava il respiro, si mosse lentamente su di lui e lo sentì infiammarsi sotto il suo tocco. Sorrise compiaciuta. « Si, le mie cose. » Strinse di più la presa su di lei, come a voler farle capire che in realtà stesse parlando proprio di lei, ma non aveva il fegato e la voglia di spiegarle troppo. La loro maledizione era, dopotutto, quella di non essere capaci a dimostrare niente, le parole gli morivano in bocca appena le pensava.« E io cosa c'entro? » In modo fintamente ingenuo, si staccó solo per rivolgergli un falso sguardo smarrito. In realtá aveva l'impressione lui pensasse di averla fatta finalmente sua. Semmai è il contrario, Garcìa.
Lui fissó le iridi fredde nelle sue e per un momento a lei parve volesse rubarle l'anima. « Pensa che io mi sia innamorato di te. » Quelle parole scivolarono dolcemente sulla pelle tesa di Vivian, solleticando il suo ego già impazzito.
Strinse le labbra sottili, si fece indietro con la schiena e subito divenne velenosa. « Come biasimarla. » Un brivido le attraversó la schiena inarcata facendola scivolare contro di lui.Simon adorava quando lei si comportava in quel modo spregevole, l'avvicinó accarezzandole la pelle nel solco dove scorreva la spina dorsale in modo da poter riavere le sue labbra calde e umide. Non disse altro, voleva solo smettere di parlare e farla sua. Le aveva già dato troppe spiegazioni; solitamente si limitava a concedere le parti di se stesso che voleva lui, ma con quella strega era diverso.
Si domandó quale stolto avesse deciso di abbandonarla, quale pazzo fosse riuscito ad allontanarsi dal suo corpo magro e dallo sguardo furbo, velenoso. Ogni volta che la sentiva ansimare su di lui, ogni volta che stavano insieme gli pareva d'esser rinato. Non poteva farne a meno, non sapeva se quello fosse amore e neppure se lo domandava, finchè poteva averla quando gli pareva.Era quello, l'effetto che faceva la bionda, attirava la gente a sè e per qualche motivo inspiegabile finiva sempre per distruggerla. Comunque non le importava, Simon non era Michael, i sensi di colpa se l'avesse perso sarebbero stati decisamente minimi.
Sei davvero una rovina famiglie, a quanto pare.
Se la rise in silenzio, prima di tornare a sfogare i suoi vuoti sul corpo impaziente di Simon. Era affascinante e invitante come nessun uomo sapeva essere, il suo tocco era caldo e la voce suadente ma il cuore della bionda apparteneva ad un'altra persona.Le dita di lui erano già impegnate ad intrecciarsi tra i capelli dorati di Vivian, che chinó il capo all'indietro in estasi. « Ho prenotato un viaggio di quattro giorni a Parigi. » Le morse il collo, sapeva quanto le piacesse essere stuzzicata in quel modo. « Vieni con me. »
La giovane gli avrebbe detto di no, stava per farlo ma lui si ripiegó sul suo collo e dovette chiudere gli occhi quando le parole le morirono in gola. Stava approfittando delle sue debolezze per farsi rispondere di sì.
« Perchè dovrei? » Si morse il labbro inferiore, gli stava chiaramente chiedendo di continuare, Simon capì subito e infatti con la mano libera scese sotto le coperte e prese ad accarezzarle una coscia, piano. Vivian sospiró profondamente, sapeva quello che l'attendeva.
« Dammi tre giorni per conquistarti. » Non era una domanda, suonava più come un'affermazione.Non ce la farai.
Rimase zitta, voleva che l'accarezzasse ancora, che spostasse le dita gentili dove sapeva lei desiderasse.
Invece lui non fece niente, continuó a torturarla senza mai dargliela vinta. Le morse il collo, poi scese sulla spalla ossuta. Sfioró le zone umide di saliva con le labbra, raffreddandole con il proprio respiro ogni volta che le avvicinava. « Che ne pensi? »
Rise beffardo, la giovane sapeva essere un'ottima manipolatrice ma non era mai stata capace di resistere alle tentazioni, impaziente e impulsiva solitamente otteneva subito qualsiasi cosa volesse.Vivian strinse i denti, odiava dover calmare il proprio orgoglio, provó a rispondergli a tono come solo lei sapeva ma Simon l'avvicinó ancora a lui, adesso i loro petti erano l'uno contro l'altro, sentiva il suo cuore battere, i respiri lenti.
Si arrese. « Va bene, parto con te. » parló velocemente, avrebbe detto qualsiasi cosa pur di far cessare quel tormento. Infatti lui subito ghignó contro la sua pelle bollente e si mise sopra di lei, illuso di poterla possedere davvero, che sarebbe bastato un viaggio romantico per far breccia nel suo cuore. Aveva vinto.
Rimasero aggrovigliati tra le coperte fin quando non fu troppo tardi, fin qando non divennero troppo stanchi per continuare a fingere di avere tra le braccia altre persone, di star provando altri sentimenti.
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Life could be a Dream
ChickLitQuello di Vivian Archibald è un nome decisamente noto a New York e sicuramente a Manhattan, dove la sua famiglia regna tra feste, eventi di beneficenza e criminalità organizzata. Chi la conosce la descrive come la peggiore delle arpie, dannatamente...