Passarono mesi, tutti tornarono alle loro vecchie abitudini, tutti tranne Michael e Vivian.
Lui aveva provato a non pensarci fino a farsi male, a considerarla uno sbaglio da dimenticare, ad odiarla. Ma ogni volta che la sua mente si concentrava su di lei riusciva a ricordare solo quanto fosse bello farci l'amore, e allora correva nel suo studio e cercava il quadro che le aveva fatto l'ultima notte passata a Firenze insieme, per distruggerlo: ma non ci riusciva mai. Quando si avvicinava con il coltello al volto disegnato di Vivian il suo sguardo lo bloccava: una forza invisibile gli teneva fermi i muscoli e il braccio, a stento riusciva a detestarla e ancora di più ad odiare se stesso per essere stato uno stupido.In realtá gli mancava, gli mancava sempre di più ogni giorno che passava: quando si svegliava la mattina e mentre preparava la colazione non la vedeva sbucare da dietro la porta della cucina assonnata, per chiedergli se stesse preparando il caffè. O quando sbirciava mentre dipingeva, gli rubava le sigarette o gli chiedeva di insegnarle a cucinare, gli mancavano i suoi occhi freddi ed enigmatici, il modo strano che aveva di guardare le cose, come se si aspettasse sempre che qualcuno dovesse soffrire, che qualcosa di brutto stesse per accadere.
Gli mancava sentire i suoi passettini leggeri sul pavimento in giro per la casa, provocarla ogni volta che ne aveva la possibilità e le sigarette insieme, le lunghe occhiate che si riservavano tutte le volte che non avevano il coraggio di dirsi qualcosa.
Ti sei proprio rammollito Rinaldi.
Allora inizió a fare le cose che facevano tutti quando dovevano dimenticarsi di qualcuno, provó ad aggiustarsi il cuore, a riempire il vuoto lasciatogli nel petto da Vivian con una serie di uscite fallite e appuntamenti inutili.
Si sforzó di tornare quello di prima, ma non era possibile, non si torna indietro nel tempo a piacimento: quindi pensó di impegnarsi seriamente con qualcuna. Perchè no?
Odiava la visione di se stesso con una donna che non fosse la sua, mai stata sua davvero, americana. Eppure con le altre sembrava così facile: usciva, si divertiva, faceva sesso e poi? Cosa rimaneva? Nessuna gli lasciava niente.La verità era che lui non cercava di dimenticare Vivian, di andare avanti, era costantemente attento per individuare lei negli occhi delle altre, nei loro gesti, e ogni volta che non la trovava rimaneva deluso.
Martina, che ormai detestava la sua vecchia amica, gli presentó un mucchio di ragazze, le sue colleghe impazzivano per Michael e l'aria tormentata lo rendeva ancora più affascinante.
Ma cosa poteva farci? Il suo cuore non era più suo: se lo fosse stato di certo non l'avrebbe dato in mano a quella strega di Vivian, ma ora non gli apparteneva più e pareva potesse solo rassegnarsi.Passarono settimane e tutto rimase uguale fin quando una sera non la vide: una donna che aveva il suo stesso sguardo, seduta vicino a lui al bancone del vecchio locale dove lavorava Vivian, ovviamente non aveva smesso di andarci: come se sperasse che da un momento all'altro potesse spuntare da dietro la cucina e chiedergli cosa volesse da bere.
Che idiota.Non le parló, la guardó sedersi sullo sgabello accanto al suo, i capelli erano biondi e folti come la criniera di una leonessa, gli occhi blu sembravano spenti mentre le labbra erano increspate in un sorriso tirato. Era triste, per quanto sorridesse il velo di malinconia che aveva davanti alle iridi azzurre la tradiva ogni secondo, Michael queste cose le notava fin troppo bene.
L'analizzó per qualche momento, era curioso di sapere che cosa la tormentasse, perchè si sentisse in quello stato: aveva bisogno di qualcuno che gli dicesse "ti capisco".
La solitudine, sua fidata amica, negli ultimi tempi era diventata insopportabile.
Ordinó un calice di vino rosso, doveva essere appena uscita da lavoro o qualcosa del genere perchè sembrava molto elegante, o forse lo era già di suo: delicata nelle movenze e anche mentee beveva. Doveva avere qualche anni in più di lui, si accorse del suo sguardo addosso e si voltó per capire da dove arrivasse, quando lo vide rimase incantata per qualche istante.
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Life could be a Dream
Literatura FemininaQuello di Vivian Archibald è un nome decisamente noto a New York e sicuramente a Manhattan, dove la sua famiglia regna tra feste, eventi di beneficenza e criminalità organizzata. Chi la conosce la descrive come la peggiore delle arpie, dannatamente...