Capitolo 59

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Avevano provato più volte a convincerla a tornare ai suoi studi, in Feancia. Pensava di aver rinunciato alla laurea ma scoprí presto che in realtà di nascosto i suoi avevano fatto in modo che la rinuncia agli studi fosse strappata subito dopo averla depositata. Continuarono a pagarle la retta e speravano decidesse di concludere quel percorso, almeno. Tra le mille cose inconcluse della sua vita quella sarebbe srata tolta dall'elenco, ma lei non aveva voglia; le sembrava di essere davvero ritornata ai vecchi tempi: ci mancava solo una sfuriata inaccettabile e un'altra fuga.
Si rese conto di quanto fosse sempre stata patetica la sua vita, la normalità.

Il vento soffiava forte contro le vetrate della sua stanza a casa di John, lei era seduta al caldo tra le coperte dietro alla scrivania e si chiese se avrebbe nevicato, le sarebbe piaciuto vedere i fiocchi bianchi cadere giù dal cielo e depositarsi poi in giardino, sul prato secco.
Inclinò il capo, quella sera non aveva voglia di uscire, divertirsi, le andava solo di stare al caldo e bersi una cioccolata calda. Sentí bussare alla porta, era la domestica. « Signorina Archibald, la sua cioccolata calda è pronta. »
Scivolò giù dalla sediolina in velluto rosino e infilò i piedi negli ugg marroncini che usava per stare in casa d'inverno.

Aprí la porta e ringraziò Dorotha, si chiese se non avesse freddo con quella divisa scomoda. « Ti va di berla con me? » Era da un po' che le cose parevano essersi tranquillizzate, non c'erano troppe faide, pericoli, forse era l'aria del Natale o forse semplicemente Vivian si era rassegnata. Comunque non le piaceva troppo la solitudine in quel periodo, e anche se era stata lei a crearsi il vuoto attorno, ogni tanto non lo sopportava più.
Dorotha annuí e le sorrise dolcemente, come se per un attimo avesse rivisto la Vivi che da piccola le chiedeva di sistemarle le treccine, farle il suo dolce preferito per merenda.

Bevvero la loro cioccolata sedute al bancone in marmo chiaro della cucina. Il salotto era troppo grande, e vuoto.
« Vittoria sta ancora dormendo? »
« Si, quando non c'è scuola il pomeriggio dorme sempre fino a tardi, la madre non vorrebbe ma a me fa troppa tenerezza per svegliarla. »
Vivian rise, immaginava Giulia e le sue regole rigide, le aveva conosciute anche lei anche se non come Vittoria. Appena si era insinuata in quella casa John aveva preso a trattarla come una figlia oltre che da sorella, aveva bisogno di regole e di una famiglia che non giocasse a passarsela da un anno all'altro. Quindi la prima cosa che fecero fu darle dei limiti, seppur soffocanti e a volte eccessivi erano carichi d'affetto, ogni divieto nascondeva dietro l'intento di metterle in ordine la testa e la vita, farle capire che non fosse sola.

Vivian prese la tazza in ceramica e se la portó alle labbra per sentire il profumo dolce della cioccolata. Deliziosa.
Seguí con lo sguardo il contorno delle decorazioni dorate sul manico, Dorotha aveva scelto di proposito di usare il servizio piú natalizio, da brava perfezionista e amante delle feste. « Secondo te dovrei tornare all'università? »

La donna si mise dritta sulla sedia, come se per rispondere a quella domanda servisse un atteggiamento piú serio, Vivian sapeva a lei stesse a cuore la sua felicitá e anche che non avesse la stessa idea di vita perfetta della sua famiglia, quindi sarebbe stata onesta e molto piú giusta, disinteressata.
« Lei non vorrebbe tornarci? »
« Non lo so, sicuramente casa non mi mancherebbe... ma non mi piaceva molto. »
« Beh, se il suo sogno è quello di diventare completamente indipendente non c'è scelta migliore che finire gli studi, suppongo. » Dorotha aveva la faccia di una che avrebbe detto le stesse cose alla propria figlia, in effetti era vero, se non avesse terminato l'università per vivere si sarebbe sempre in qualche modo dovuta appoggiare alla sua famiglia, avrebbe potuto continuare l'attività degli Archibald ma senza potersene appropriare davvero.

« Allora forse dovrei tornare in Francia. »
Finire quella maledetta università e rimangiarsi tutte le cose dette l'anno prima. Era pronta? « La verità è che dopo non saprei proprio cosa fare. »
« Puó iniziare da quello che le piace. »
« Tipo? »
« Non saprei, quando era piccola le piaceva ballare e fare degli spettacolini a cui dovevamo applaudire per forza. »
Vivian assottiglió lo sguardo, non aveva ben chiari quei momenti, eppure dovevano essere stati divertenti. « Davvero? »
« Si, non ricorda? »
Scosse il capo lentamente. « No, non tanto. »
« Una volta si era messa in testa di dover ricreare lo schiaccianoci, costrinse suo cugino ad esibirsi con lei! »
Si portó una mano davanti alla bocca per coprire una risatina elegante, Vivian invece increspó le labbra, doveva chiedere a Thomas se almeno lui ricordasse qualcosa.

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