Michael rimase immobile qualche altro momento, quando capí di poterlo fare senza rischiare la morte, quando realizzò di non essere più in pericolo scattò verso Vivian. Si chiese perchè quella donna non si fosse premurata come stava facendo lui, come si potesse rimanere distaccati in quel modo davanti ad una ragazza chiaramente sofferente?
Faceva tutto parte del modo in cui quella famiglia formava i suoi guerrieri più abili, quella storia per cui il dolore rendeva più forti.
La compassione era inutile, nutriva le debolezze.Si sedette vicino a lei e le avvolse il corpo esile con le braccia, stava provando a proteggerla anche se sapeva quanto in realtà fosse lui ad avere bisogno di lei. Vivian si lasciò coccolare, poggiò addirittura la testa sul suo petto, fu la sensazione migliore del mondo, ancora più bella di sapere di non rischiare più la morte. Socchiuse gli occhi e si beò di quelle attenzioni senza proferire parola.
Michael le baciò la testa sotto lo sguardo indagatore di Giulia che non capiva chi diavolo fosse e perchè riservasse tutte quelle premure alla giovane che aveva sempre considerato una sorta di sorella minore, se non proprio una figlia. Da quando aveva deciso di stare con John aveva imparato ad amarla, sebbene gli screzi e le loro difficoltà a dimostrare affetto, aveva sempre provato a proteggerla. Se l'era vista crescere e cambiare in casa, e l'aveva vista anche perdersi nella solitudine, nelle droghe, nell'alcol, nella voglia di trovare cose che non sapeva, intanto che rinunciava a se stessa.« Vi lascio un po' di privacy. » Se ne andò, sospettosa ma contenta; era la prima volta che la vedeva in quel modo, stranamente felice. Distrutta dalle botte e dalla stanchezza, minacciata dai peggiori criminali di New York, ma felice. Prima di scomparire si bloccò davanti alla porta principale e li guardò l'ultima volta. « Avete dieci minuti di tempo, poi faccio entrare quelli dell'ambulanza e vi rivedete dopo i controlli. »
Era tipico di lei, trattare Vivian come un'adolescente ogni volta che doveva essere minimamente empatica con lei.
Per la prima volta la giovane trovò quel comportamento dolce, piuttosto che opprimente.Quando furono soli si strinsero ancora di più, avevano cosí bisogno l'uno dell'altra che non sentirono più i dolori, la stanchezza, i lividi.
Si guardarono per un momento interminabile, e la felicità dell'americana si tramutò presto nei peggiori sensi di colpa mai provati. « Scusa, scusami. »
« Mi hai salvato la vita. »
« No, se non fosse stato per me qui non ci saresti finito. »
Guardarlo mentre gli confessava quelle cose era doloroso, difficile, ma se lo meritava, di sentirsele dire in quel modo.
« Ho deciso io di restare, Vivian. Mi hanno trovato perchè non sono andato via. » Si bloccò un momento, ricordando cosa avesse fatto prima di decidere di rimanere. « Avevo anche scritto una lettera di addio, l'ho buttata. Io voglio stare con te. » Lo sguardo era sincero, si avvicinò per baciarla ma la pelle lacerata prese a bruciargli non appena si scontrò con quella di Vivian, le effusioni che si scambiarono sapevano di sangue. Sorrisero divertiti da quella situazione, anche se v'era in realtà ben poco da ridere.Quei dolori riportarono presto la mente di Vivian alla realtà. « Michael se rimani con me ti useranno sempre per queste cose, le vendette, i giochi di potere. Oggi ci siamo salvati per un pelo. » Con una mano andò ad accerezzargli la giacca scura, sporca della terra che gli si era attaccata addosso quando lo avevano picchiato.
Non era giusto.Scosse il capo. « Ho deciso, ho fatto la mia scelta. » Le accarezzò un braccio, e sistemò meglio il cappotto che le era scivolato dalle spalle.
« Io tengo troppo a te per vederti soffrire a causa mia. » È la cosa più brutta che tu possa farmi, è peggio di morire, peggio di saperti lontano.
« Sei testarda da morire. » Era una delle tante cose che adorava di lei.
« Meriti qualcuno che ti faccia stare bene. »
Lei lo faceva stare bene. Ogni volta che lo guardava, ogni volta che sentiva la sua voce melodiosa e tutte le volte in cui gli concedeva di guardarla, rubarle un bacio e assaporare il suo corpo caldo.
Tutto il resto gli sembrava una punizione, se non era contemplata Vivian, e pensare di lasciarla ad un altro gli faceva ribollire il sangue nelle vene.
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Life could be a Dream
ChickLitQuello di Vivian Archibald è un nome decisamente noto a New York e sicuramente a Manhattan, dove la sua famiglia regna tra feste, eventi di beneficenza e criminalità organizzata. Chi la conosce la descrive come la peggiore delle arpie, dannatamente...