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A Luke Hemmings importava di me solo se si trattava si tatuare uno dei suoi pugni su di me, io era una tavola dove lui aveva deciso di dipingere la sua cattiveria, rabbia.
Sicuramente non mi aveva accompagnata per evitarmi qualche stupro, quindi la domanda era lecita: perché era stato così gentile all'improvviso?
Le stesse domande giravano intorno alla mia testa da circa un'ora, o più precisamente, da quando Luke mi aveva lasciata a casa.
In realtà, avevo deciso di farmi lasciare un quartiere prima rispetto al mio, così per precauzione. Non avrei avuto risposta alle domande che mi ponevo, perché infondo chi avrebbe potuto realmente rispondere?
Perciò mi limitai a stare stesa nel mio comodo letto a guardare The vampire diaries.

Ma che potevo fare io di sabato sera? Da sola oltretutto. Non avevo nessun amico, non avevo qualcuno con cui potermi sfogare, che potesse proteggermi in qualche modo, per il semplice motivo che mi stavano tutti alla larga, la paura che quei ragazzi potessero prendersela anche con loro era tanta. In qualche modo li comprendevo, anche se io non avrei assistito a quello che loro facevano a me, non l'ho fatto.

«Mamma ha detto che devi uscire da questa stanza, perciò vieni con me.»

Mia sorella Hannah era,invece, il mio esatto opposto, la figlia riuscita se vogliamo dirla tutta. La vita per lei al liceo non era mai stata un problema, al dire il vero, credo fosse un po' il suo habitat. Nonostante il college, continuava ad andare alle feste, non ne saltava nessuna.
Per quanto riguarda il suo andamento scolastico, al liceo non era una cima, quando, però, entrò al college si capovolse decisamente la situazione.

La squadrai da capo a piedi, e quando sul mio volto si dipinse un'espressione ricca disgusto, quasi non cercò di tirarmi qualcosa addosso per decapitarmi.
«Preferisco stare a casa.»
Mi osservò per vari secondi, andando su e giù perla mia stanza. Quando Hannah faceva così, cerca di studiarmi un po', capire cosa pensassi o magari, se fossimo figlie della stessa madre.

«Sai, cambiare un po' d'aria non ti farebbe male, stai sempre a casa, non fai niente!»

Sollevai il pc da sopra le mie gambe e lo posai sopra il letto, forse aveva ragione, forse avrei dovuto cambiare aria, almeno per una sera.
Mia sorella era solita ottenere ciò che voleva, perciò capí immediatamente che l'aveva avuta vinta. Si avventò sul mio armadio cercando probabilmente qualcosa di decente per una festa. Sorrisi, sapendo che non avrebbe trovato niente se non quantità industriale di jeans o felpe; non che non avessi gonne o o vestitini, ma a quanto pare non erano all'altezza di una festa.

«Dio, ma come fai, non hai nemmeno un vestitino!» Corrugai la fronte, quasi offesa.

«Perché non mi presti qualcosa di tuo? Hai vestiti migliori dei miei.» cercai di prenderla un po' in giro, non avrei mai messo la sua roba, mi avrebbero scambiato per una escort.
Quel piccolo sorriso furbo che si era creato sul mio volto, ad un tratto sparì; mi ricordai di avere lividi su tutto il corpo, in particolare sulle gambe, non avrei mai potuto mettere un vestito in quelle condizioni.

«Devo indossare un vestitino?» la voce mi uscì spezzata, avevo seriamente paura, provai vergogna per il mio corpo. Hannah si girò accigliata verso di me, sapevo che la mia era una domanda stupida, soprattutto se fatta a lei.

«Beh, direi. Se non vuoi far vedere le gambe come ti fai notare?» Per mia sorella l'aspetto estatico era essenziale, anche per un ragazzo.

«Ho cambiato idea, non so ballare e mi annoierò, diremo a mamma che sto poco bene se è questo il problema.» era tipico mio, scappare dai problemi o dalle occasioni. Non mi sentivo mai all'altezza di quelle feste, avevo sempre paura che qualcuno potesse buttarmi giù, si fisicamente che moralmente.

My bully  ↠ lrhDove le storie prendono vita. Scoprilo ora