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Il mio corpo era accovacciato vicino la figura di Luke -anch'essa della stessa posizione-, che imprecava qualcosa di poco carino su di me.
Sbuffai per l'ennesima volta, pregandogli di farmi vedere l'occhio che avevo preso accidentalmente con quella specie di cuscinata.

«Luke, per l'amor del cielo, fammi vedere questo cazzo occhio!» quasi urlai.
Imprecò altre cose poco carine sul mio conto, al che gli diedi uno schiaffo sulla pancia.
Gli spostai bruscamente le mani dal viso, e cominciai a individuare quale dei due occhi avevo preso.

«È quello destro.» lui mi precedette, così spostai lo sguardo verso quell'occhio, che era abbastanza arrossato.

«È solo un po' arrossato.»
Cercai di far sembrare quella specie di ''ferita'', come la chiamava lui, niente, anche perché effettivamente lo era. Mi alzai, andai verso il letto e mi accomodai, aspettando che lui andasse via e mi lasciasse vestire in pace.
Una cosa strana l'avevo notata, oggi non mi aveva trattata male come faceva di solito, solamente deriso per qualcosa che al momento non ricordo, e sempre stranamente, non mi importava se lo faceva o meno.

«Steeve, sei un'idiota.»

«Oh, grazie. Potresti farmi vestire adesso?»
Gli supplicai, questa era la seconda volta ed ero abbastanza seccata. Non potevo cambiarmi in altri posti, poiché Amy era chiusa in bagno da più di un'ora e Ashton, ormai disperato, cercava di farla uscire.

«Emily, ti ripeto. È la mia stanza, non hai nessun diritto.»

«Vuoi un'altro colpo?»

«Dovrei spaventarmi di te?Andiamo, non ti sei fatta difesa da me e da altri per almeno tre anni, hai sempre avuto paura di noi, ma sopratutto di me. Vorresti minacciarmi adesso?Non credo tu riesca a farmi del male. E se anche ci proveresti, sai cosa succede Steve.»

Avevo parlato troppo presto.
Quelle parole erano così egoiste, e mi ferirono in un modo assurdo, perché era semplicemente la verità. Avevo paura del suo gruppo, ma sopratutto di lui, e avrei fatto qualunque cosa pur di stare lontana dai guai e da lui, anche se al momento ero intrappolata in casa sua.

Aveva ragione, cosa avrei dovuto fare io contro di lui o uno simile?
Niente, semplicemente niente. Non potevo far nulla contro di lui, per il semplice motivo che lui avrebbe ricambiato molto più bruscamente.
Gli occhi cominciarono a pizzicarmi, e pian piano la vista s'impannava così da farmi vedere poco e niente, solo immagini sfocate.
Qualche goccia cominciò a scorrere, così da tracciare lunghe righe intorno alle mie guance e rigarmele completamente.

Abbassai la testa, così da non dargli notare che stessi piangendo; odiavo piangere davanti a lui, era come soddisfarlo del male appena fatto.

* *
Amy mi avrebbe odiata a morte per questo, ma non potevo rimanere ancora per molto lì.
E sicuramente non sarei rimasta tutto il pomeriggio lì.
Finalmente riuscì ad individuare la mia casa tra tutte quelle del quartiere, le luci erano spente e di questo non mi meravigliai, ciò significava che mia madre non c'era o era andata a letto presto, più probabilmente era la prima opzione.

Il silenzio era, come sempre, presente in quella casa, mia madre lavorava e usciva spesso con le sue migliori amiche, e mio padre, be', lui abita con un'altra donna, non ho bel rapporto con lui, non sapevo neanche in che città vivesse.
Non mi curai neanche di accendere la luce, camminai nel buio, come facevo di solito.
Era un mi vizio farlo, non amavo la luce, sopportavo solo quella del sole.

Giunta sulla punta delle scale, una luce che sbucava dalla mia stanza mi fece rimanere bloccata in quel punto.
Che diavolo? Mia madre era in casa?
Mi avviai verso la porta, non curandomi di chi vi si trovasse là dentro, e a dirla tutta un quel momento non mi importava.

Stavo ancora pensando a Luke e alle sue parole
Ma in fondo era la verità, ero una debole, e ogni piccolo sforzo che avevo fatto per combattere ogni santissimo giorno della mia vita era stato completamente inutile, io lo ero, inutile. Quando aprì la porta, l'unica cosa che desideravo davvero in quel momento era sparire dalla faccia della terra.

«Perché sei scappata?» ebbe il coraggio di chiedermelo, e in quel momento l'unica cosa che mi andava di fare era prenderlo a testate sui denti.

«Lasciami in pace, Luke.»

«No.»
Ero completamente stanca, e in più ci si metteva anche lui.

«Cavolo Luke. Non hai la minima idea del perché io me ne sia andata? Mi hai dato il tormento per anni, picchiandomi e un perché?
Un perché valido non c'è mai stato. L'unico perché era che io ero il vostro giocattolo da sfogo, vi serviva un giocattolo con cui divertirvi, come i bambini.» urlai.

Urlai perché ormai era l'unica cosa di cui avevo bisogno, urlare forse mi avrebbe calmata.
Dovevo sfogarmi in qualche modo e avrei pianto, lo avrei fatto anche davanti a lui, perché piangere faceva male, ma le lacrime che ormai trattenevo da anni facevano ancora più male.

La stanza intorno a me non fece altro che girare, e il mio respiro si fece sempre più affannoso, e dopo caddi nel vuoto.

My bully  ↠ lrhDove le storie prendono vita. Scoprilo ora