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La casa era illuminata solo dai pali del quartiere, dalle finestre si potevano intravedere le stanze avvolte dal buio, il vuoto.
Era tardi, ma sospettavo che a casa ci fosse qualcuno. Mia sorella doveva essere per forza ancora in quella casa a godersi la festa, mentre mia madre doveva essere andata a casa di Anne per festeggiare il suo ritorno con le altre amiche della vecchia comitiva, o almeno Hannah mi aveva riferito così.

Sospirai, non volevo restare da sola, o almeno non un'altra notte, in quel momento avevo solo bisogno della compagnia di qualcuno che sapeva ascoltare.
Volevo anche solo il sentir russare di mia madre dalla stanza accanto, mi divertiva molto.

«Sei sicura di voler restare da sola?» Luke scese dalla macchina affiancandomi.
Certo che non volevo restare da sola, io avevo bisogno di qualcuno.

«Come fai a sapere che sto sola?» mi portai avanti, aprendo il cancello e dirigendomi verso il portone di casa, per poi uscire le chiavi di casa e inserirle nella serratura.

«L'ho capito, conosco quello sguardo, conosco te.» rispose freddo, chiudendosi il portone di casa alle spalle, guardandomi fisso negli occhi, come se stesse cercando qualcosa di preciso, ma cosa? E in un certo notare i suoi occhi fissarmi in quel modo mi metteva ansia, stavo cominciando a sudare freddo.

«Tu non mi conosci affatto.» sputai fredda;

«Vuoi che ti tenga compagnia Emily.» mi ignorò completamente, e nel suo tono di voce c'era un filo di dolcezza. Avanzò verso la mia direzione in modo lento e seducente.

E la posizione in cui ci trovammo era più che familiare, anzi la solita, io con la schiena schiacciata al muro, mentre lui con le mani posizionate sopra quest'ultimo, mentre rimane difronte la mia figura scrutandomi da capo a piedi, ed era decisamente una situazione alquanto imbarazzante, volevo solo sparire.
Le mie labbra tremavano e un misero e flebile "Luke" fu l'unica che seppi dire, e non dissi altro quando notai che stavo sudando.
Schiusi nuovamente le labbra respirando affannosamente, e il caldo stava vincendo su me stessa.

«Dimmi di fermarmi se non vuoi che ti baci.»
Volevo che si fermasse, più o meno era quello che diceva e voleva la mia testa.
E per fortuna trovai il coraggio di farlo, di fermarlo. Non volevo cascarci, non un'altra volta.

«Forse è meglio che tu vada.» anche se non volevo rimanere sola, non volevo che chi mi facesse compagnia fosse lui.

«Non voglio lasciarti da sola.» si allontanò da me posizionandosi a qualche metro di distanza, non molta però era la distanza che ci divideva.

«Mi odi, perché tenermi compagnia?»

«Credi sul serio che io ti odi?» era stranito, come se fosse ovvio il fatto che non mi odiasse, anche se era perfettamente il contrario, e lui lo sapeva benissimo.

«Mi pare più che ovvio.»
Restammo in silenzio e guardarci fissi negli occhi, come se entrambi stessimo cercando qualcosa l'uno d'altra.

«Vado a dormire» scostai la schiena dal muro da dov'ero poggiata per iniziare a salire le scale, ma il suo braccio bloccò ogni movimento che stavo per fare.

«Vado allora, se hai bisogno di compagnia sai pure dove trovarmi.» fece un sorriso, e fu strano. In quello momento potevo sentire un qualcosa di strano formarsi dentro il mio stomaco, come se tanti capelli so stessero arruffando disordinatamente, formando tanti scarabocchi. Aveva un bel sorriso.

My bully  ↠ lrhDove le storie prendono vita. Scoprilo ora